Clinton: non vedo l'ora di testimoniare di Franco Pantarelli

Clinton: non vedo l'ora di testimoniare Giallo sul vestito macchiato di Monica, per il L. A. Times non esiste. E la Jones fa appello Clinton: non vedo l'ora di testimoniare «Dirò tutto sinceramente» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Non ci speravano molto, i giornalisti in servizio alla Casa Bianca, che Bill Clinton fosse disposto a dire qualcosa sulla storia di Monica Lewinsky. Ma quando lui ieri è apparso nel Rose Garden, lasciando cadere una dichiarazione sullo stato dell'economia e accingendosi a partire (con Hillary) per East Hampton la spiaggia di Long Island dove passerà un weekend a banchettare e a raccogliere soldi per il partito democratico circondato da divi di Hollywood - tutti si sono sentiti lo stesso in dovere di urlargli qualche domanda. In un attimo l'evento si è trasformato in una specie di canile e lui, magnanimo, ha ammansito tutti con un «Calma, calma. Lo so, in questi giorni ognuno di voi ha molte domande da fare. Lasciatemi dare una risposta che vale per tutte». E la risposta è stata: «Non vedo l'ora di testimoniare. Lo farò in modo completo e sincero perché nessuno più di me vuole mettere questa storia alle nostre spalle. Sono proprio ansioso di farlo. Spero però che capiate che nel frattempo non posso fare ulteriori commenti». Così Clinton ha rotto il suo silenzio, ma non è che abbia detto gran che. Quel «completa e sincera» riferito alla deposizone che intende fare di fronte al procuratore Kenneth Starr il 17 agosto può significare che intende «confessare tutto» fidando nel perdono del pubblico peraltro tutt'altro che improbabile, visto che il «popolo dei sondaggi» dice di credere che la sua relazione con Monica Lewinsky ci sia stata ma dice anche che non vuole vederlo «pagare»; ma potrebbe anche significare che invece ha deciso di andare a dire a Starr quello che ha sempre det to, e cioè 'che la relazione con Monica non c'è mai stata. E le macchie sul vestito di Monica che il laboratorio scien tifico dell'Fbi avrebbe già co minciato ad analizzare? Non costituiscono un potente «incenti' vo» a cambiare versione per evi tare di essere sbugiardato dal Dna? Qui va detto che ciò che l'altro ieri sembrava certo, ieri appariva meno «forte». Su que sta storia, come si sa, di ufficiale non c'è praticamente nulla. Le informazioni che si conoscono sono quelle che varie «fonti ano nime» forniscono e che i giornali americani definiscono di solito «estremamente attendibili». Secondo quelle dela rete tele visiva Fox, ad esempio, la mac chia c'è, ed è ben visibile. Le fonti del «Washington Post» riferiscono che il lavoro dell'Fbi sul vestito è già cominciato, che per accertare se le macchie (vec chie di oltre un anno) sono anco ra utilizzabili ci vorrà poco, non più di 48 ore, e che il lavoro per confrontare il Dna in esse contenuto con quello del Presidente invece, richiederà un tempo si diramente più lungo di quello che ci separa dal 17 agosto, giorno della deposizione presiden ziale. Sembrava un resoconto estremamente dettagliato, ma contro di esso c'erano altre «fonti», quelle del «Los Angeles Times» (quindi si sta parlando di due giornali estremamente seri), secondo le quali non è per niente detto che quel vestito fornisca le prove che ci si aspetta, anzi non è neanche sicuro che esista dav¬ vero. Dopotutto, nessuno ha mai detto formalmente che quel vestito è stato «acquisito agli atti». Questo non significa che la cosa finisca qui, ma certo un partito di chi pensa che ancora una volta Clinton finisca per farla franca, dando una nuova prova delle sue doti di anguilla imprendibile, una certa strada se la sta facendo. Ricordiamoci, dicono i suoi esponenti, il caso di Paula Jones. Sembrava avere chissà quali assi nella manica, addirittura l'indicazione di una «particolarità» che diceva di avere notato nella zona genitale di Clinton, con la quale sosteneva di poter provare che lui si era davvero calato i calzoni quel giorno che l'aveva convocata a Little Rock, e poi è finita come è finita (anche se non del tutto, visto che proprio ieri la Jones, forse ritenendo che il clima è di nuovo propizio, ha presentato ricorso contro l'archiviazione del suo caso). Franco Pantarelli ramente» A destra il presidente americano Bill Clinton A sinistra Robert Redford l'attore ha detto che non farebbe mai un film sul Sexygate

Luoghi citati: Hollywood, Little Rock, New York