Carraro «rompe» con Cacciari di R. I.

Carraro «rompe» con Cacciari Il sindaco di Venezia ribatte: ma le sue dimissioni sono senza senso Carraro «rompe» con Cacciari «Per me, nel movimento del Nordest, non c'è più spazio» ROMA. Si sono punzecchiati per settimane poi Mario Carraro ha chiamato i giornalisti e ha fatto sapere a Massimo Cacciari che il partito catalano del sindaco di Venezia è un discorso chiuso. «Per me, nel movimento del Nord-Est, non c'è più spazio», attacca saltando i preamboli. E precisa: «Il mio interesse per il Nord-Est e per il Veneto non è morto anche se ho avuto momenti di forte solitudine. Molti amici mi invitano ora a pensare a un Centro Studi o ad una Fondazione» ma senza simboli «perché i marchi non mi interessano». Il grande rammarico per l'ex presidente degli industriali veneti è che «abbiamo perso l'occasione del secolo di fare una cosa grande. Massimo mi ha imputato di volere delle cose piccole, di puntare alle poltrone: mai una logica è stata così lontana da me, e ne è la prova che a suo tempo rifiutai la candidatura alla presidenza della Regione e il posto di ministro offertomi da Prodi». Secca la replica di Cacciari: «Carraro si è dimesso? Non lo sapevo e non so quali sono le motivazioni. E poi queste dimissioni non hanno un senso tecnico: se io mi dimettessi dal Nord-Est cosa significherebbe? Sono atti strani. Mi dimetto da che cosa? Da un'idea, da mi progetto. Da che cosa? Cosa vuol dire dimissioni? Se io mi dimetto da sindaco devo essere stato eletto. Mi dimetto da un eda se sono stato nominato. Mi dimetto da un posto di lavoro, ma in questo caso mi dimetto da che? Io e Carraro non eravamo mica stati eletti da nessuno». Il sindaco di Venezia ha poi riassunto i termini del dissidio: «Nella mia lettera non si faceva mai cenno a distinzioni culturali o politiche - spiega - si diceva: "Bada che il movimento finora come è stato condotto e gestito è in contraddizione con le nostre idee, e quindi bisogna cambiare questo tipo di gestione e magari cambiare anche gli uomini che lo hanno gestito così male finora"». Quali persone? «Quattro o cinque uomini che dovevano organizzativamente gestire il movimento, che si erano incartati, che avevano incartato il movimento e lo stavano conducendo nella linea che, secondo me, era quella classica del partitino». Niente nomi, però, se non per fare eslcusioni. Non Mario Rigo, che «di tempo per organizzare il movimento ne aveva molto pochino». Non Gilberto Muraro, ex rettore dell'università di Padova, «che di tempo ne aveva meno che meno». Per quanto riguarda il possibile futuro di Carraro, Cacciari taglia corto: «Non sono uno psicologo, secondo me Carraro non lascia la politica: si è stufato di fare l'organizzatore, ma quando ci vedremo prenderemo un aperitivo insieme e ci rideremo sopra perché questa cosa è ridicola». [r. i.]

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