«Torna la caccia alle streghe» di Giovanni BianconiAlberto Rapisarda

«Torna la caccia alle streghe» Caltanissetta, il leader di Forza Italia denuncia Rapisarda per calunnia: da oggi querelo chi mi infanga «Torna la caccia alle streghe» Berlusconi: giudici contro galantuomini ROMA. Quando gli si chiede se ce l'ha con la Procura di Palermo, e se Gian Carlo Caselli è uno dei quei magistrati «che recano danno alla magistratura, e che dovrebbero essere messi nell'angolo dai loro colleghi», Silvio Berlusconi reagisce così: «A questa domanda non rispondo. Lascio che lo facciano gli italiani, che hanno le scatole piene di un certo modo di amministrare la giustizia». Rimane dunque sotterraneo l'attacco del leader di Forza Italia ai pm antimafia di Palermo. Sotterraneo e però esplicito quando dice: «Da cittadino mi chiedo quanti soldi pubblici si stanno spendendo per processi come quello a Giulio Andreotti, o quello a Marcello Dell'Utri per un reato come il concorso esterno in associazione mafiosa che non sta nemmeno nei codici». Il processo a Dell'Utri, deputato di Forza Italia, contiene fra l'altro le dichiarazioni di quel Filippo Alberto Rapisarda che hanno provocato l'ira e la denuncia per calunnia da parte del Cavaliere. «Sono stato a Caltanissetta annuncia Berlusconi al suo rientro dalla Sicilia -, perché si verifichi finalmente se c'è la calunnia nei miei confronti e se ci sono eventuali concorsi da parte di chi, sulla base delle dichiarazioni "delinquente abituale" non ha fatto quel che doveva». Ecco un altro implicito riferimento ai magistrati palermitani, che sulla base di quelle dichiarazioni procedono con le loro inchieste. «Ormai il mondo va alla rovescia - continua il leader di Forza Italia -, perché alcuni magistrati, anziché difendere le persone per bene di fronte agli attacchi delle persone per male, difendono le persone per male e perseguono quelle per bene. Siamo tornati alla caccia alle streghe». Il caso del finanziere siciliano diventato teste d'accusa al processo Dell'Utri, il quale parla di finanziamenti mafiosi alla Fininvest e a Forza Italia, Berlusconi lo riassume così: «Questo signore dalla fedina penale chilometrica, cambiando precedenti versioni, ha parlato di finanziamenti per circa 30 miliardi. Uno come me, che ha sempre lavorato e che versa molti soldi nelle casse dello Stato, si aspetterebbe di essere tutelato dai magistrati. Invece no, quelli vanno nella direzione inversa con indagini assolutamente superflue di fronte all'enormità della calunnia, provocando danni incalcolabili alla mia immagine non solo in Italia, dove comunque un recente sondaggio dimostra che il 94 per cento della gente non ritiene credibile l'accusa, ma anche su scala mondiale». A Caltanissetta il Cavaliere è rimasto per quasi due ore con il procuratore Tinebra e il suo vice Giordano; ha consegnato la denuncia di una decina di pagine e rivelato alcuni particolari «di cui non parlo perché saranno oggetto d'indagine». Berlusconi chiede che Rapisarda venga messo in condizione di non nuocere più. «Non deve avere la licenza di linciaggio», spiega l'avvocato Ezio Trantino, difensore di Dell'Utri e parlamentare di An, che ha contribuito a stendere la denuncia. Come? «Con un provvedimento che potrebbe arrivare anche all'arresto, in modo da non far circolare le sue calunnie», risponde il legale. Dunque Berlusconi chiede di fermare Rapisarda, e dice di essersi presentato a Caltanissetta perché lì avevano annunciato di volersi rivolgere i pm palermitani che si sentivano calunniati da altre affermazioni di Rapisarda riferite da Dell'Utri. «Sia i pm che Berlusconi sono parti offese, e dunque si tratta di un unico procedimento», spiega ancora Trantino. Ma Caltanissetta è anche la sede nella quale i magistrati di Palermo potreb¬ bero essere coinvolti in quell'«eventuale concorso in calunnia» adombrato da Berlusconi. ((All'inizio degli Anni Ottanta - dice Berlusconi - io non avevo alcun bisogno di finanziamenti da parte di chicchessia. Ero già un imprenditore affermato, avevo costruito case e realizzato Milano 2, stavo nell'editoria e avevo facile accesso al credito delle banche». Quindi Rapisarda mente, e secondo il Cavaliere i magistrati di Palermo dovevano avvicinarlo e chiedergli spiegazioni per chiudere tutto in quattro e quattr'otto, anziché indagare come stanno facendo. «Per quanto tempo ancora bisogna subire queste calunnie?» sbotta il leader di Forza Italia, che subito aggiunge: «Io non attacco e non aggredisco nessuno, ma reagisco per legittima dife- sa. Difendo l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, ma denuncio una frangia di magistrati che ancora oggi vogliono abbattare lo Stato borghese a colpi di sentenze. Vanno isolati, perché non si può accettare che la classe dirigente, in democrazia, venga scelta dai pubblici ministeri». E' un altro affondo contro quelle che lui chiama «Procure militanti»; e se in questi giorni s'è dovuto occupare di problemi di mafia puntando il dito su Palermo, Berlusconi non ha certo trascurato Milano e il pool di Mani Pulite: «Lunedì tornerò a Brescia, perché sono venuto a conoscenza di altri elementi. E d'ora in poi querelerò tutti, anche i giornali. Ho già cominciato». Giovanni Bianconi I legali ipotizzano anche l'arresto del finanziere. II Cavaliere: «Reagisco per legittima difesa» L'arrivo di Silvio Berlusconi (senza cravatta) alla procura della Repubblica di Caltanissetta A sinistra: Filippo Alberto Rapisarda