La Turco: un nuovo decreto per l'accesso a settembre di Raffaello Masci

La Turco: un nuovo decreto per l'accesso a settembre IL MINISTRO DELLA SOLIDARIETÀ' La Turco: un nuovo decreto per l'accesso a settembre •8 INISTRO Turco, si è parlato di una sanatoria per gli irregolari già presenti in Italia al momento dell'entrata in vigore della legge. E' così? j «No. Non c'è, né ci sarà alcuna sanatoria. Questo era chiarissimo a tutti già al momento dell'approvazione della legge, nel marzo scorso. Allora il Parlamento votò un ordine del giorno in cui impegnava il governo a fare una relazione sullo stato dell'immigrazione irregolare. Noi avevamo di fronte tre ipotesi: tare le espulsioni forzate; fare finta di niente e considerare gli irregolari come se non ci fossero, oppure far emergere questa realtà. Abbiamo scelto la terza via e in questi tennini: chi è irregolare a si trovava in Italia al momento dell'approvazione della legge ha un lavoro o può averlo in tempi brevi e in maniera certificata, deve avere la possibilità di regolarizzarsi. Una parte della quota di immigrazione annuale sarà riservata all'assorbimento di questi irregolari, in maniera che, nell'arco di alcuni anni, tutti gli irregolari che lavorano, sono integrati e si comportano rettamente, possano vivere in Italia in piena legalità». Secondo An, però, questa sarebbe una sanatoria strisciante. Loro sono per le quote di immigrazione e basta: ne servono 50, se ne fanno entrare 50. «Già, ignorando quelli che sono qui da anni. Il sistema di An farebbe arrivare più gente e basta, lasciando i più nell'illegalità». Ministro, l'immigrazione non può essere un susseguirsi di momenti tragici come a Genova o Lampedusa. A quando la svolta? «La svolta c'è già stata. L'emergenza immigrazione è finita nel marzo scorso, quando il Parlamento ha approvato la nuova legge. Quanto agli incidenti cui faceva riferimento, bisogna considerare che l'Italia ha avuto per molto tempo delle frontiere facili da varcare, è stata un territorio franco in cui chi voleva poteva entrare con mezzi legali, a volte, o illegali, spesso. Da quando esiste la nuova legge il governo ha gli strumenti per garantire una trasparenza negli accessi a tutela della nostra società e della dignità delle persóne immigrate che accogliamo. Chi si sottrae a queste norme, viene rimpatriato. Purtroppo, però, s'im batte anche nei delinquenti che organizzano queste tradotte impossibili, e le conseguenze sono gli episodi drammatici come quelli a cui abbiamo assistito». Dunque, ministro, siamo alla fase dell'accesso programmato. Si può parlare di un «numero chiuso», come alcuni hanno detto? «No, non si tratta di un numero chiuso. La nuova legge dice che il governo - sulla base dello studio dei fenomeni migratori, della domanda di lavoro che viene dalle aziende italiane e degli accordi bi¬ laterali con i Paesi di provenienza degli immigrati - stabilisce ogni tre anni un documento di gestione dei flussi migratori. Ma non fissa né un tetto né un numero chiuso, perché le esigenze che deve tenere presenti possono suggerire numeri e periodicità di accesso diversificati. Quindi le quote vengono definite solo di anno in anno, secon¬ do necessità. Se le circostanze lo richiedono i decreti possono essere anche più di uno l'anno. Ora, per esempio, c'è stato un decreto per ventimila accessi, e se ne attende un altro per settembre». Lei sta parlando di immigrati «buoni» e regolari. E quelli che sbarcano a Lampedusa? «Sono spesso dei disperati in mano a dei banditi. Il problema è che una volta i clandestini arrivavano e facilmente si disperdevano. Poi, se venivano presi e ricevevano il foglio di via, comunque non potevano essere trattenuti e quindi facevano perdere di nuovo le loro tracce. Insomma per chi voleva arrivare in Italia valeva comunque la pena di tentare. Ora questo non è più possibile: le persone che cercano di entrare clandestinamente vengono accompagnate ad un centro di «permanenza temporanea» e quindi, se non hanno i requisiti per restare, rimpatriati. Così come una volta c'era un tamtam che parlava dell'Italia come di un colabrodo accessibile a tutti, ora lo stesso tam-tam deve diffondere il messaggio che in Italia si può entrare solo regolarmente. Altrimenti nulla. Sia chiaro». E qui scatta la collaborazione con i Paesi di provenienza. «Esattamente. Sono i Paesi di provenienza che devono prevenire la fuga dei clandestini, ma possono farlo solo se sono in grado di offrire opportunità di lavoro e di cre¬ scita. E per questo hanno bisogno del nostro aiuto». Non rischiamo però di sottoporci a un taglieggiamento da parte di questi Paesi, che magari cominciano a alzare il prezzo? «Non c'è altra strada che quella degli accordi bilaterali. Nessun Paese civile è mai riuscito a governare l'ùnmigrazione se non attraverso accordi di questo tipo: non possiamo limitarci a chiedere la riammissione dei clandestini a fronte di niente. Sono Paesi attraversati da grosse tensioni sociali a cui non possiamo rivolgerci solo con intimazioni poliziesche». Raffaello Masci Accanto: il ministro per la Solidarietà Livia Turco. Al centro: immigrati in coda davanti a una questura per ottenere il permesso di soggiorno

Persone citate: Livia Turco

Luoghi citati: Genova, Italia, Lampedusa