Baghdad Café ad Ala di Stura di Gian Paolo Ormezzano

Baghdad Café ad Ala di Stura Sotto l'orologio che segna le 4 Baghdad Café ad Ala di Stura IL Baghdad Café nostrano è a poco più di 40 chilometri da Torino, ad Ala di Stura, uno dei mitici posti di villeggiatura «d'antan»; si punta verso Lanzo, si devia e si sale verso il Pian della Mussa, si leggono nomi che per i torinesi over 50 sono quelli dove i loro padri e madri si conobbero, si fidanzarono e diedero vita al progetto-figli: Cantoira, Germagnano, Ceres, Pialpetta, Viù... Il Baghdad Café si chiama Sacripante, nome giusto, vellitario e bonario insieme, è stato deciso dall'intercalare di una vecchina, la nonna di Roberta attuale capessa del posto che nasce da un antico circolo sportivo, dà su un campo da calcetto, uno da tennis e uno da hockey sul ghiaccio. Al Baghdad Café di Ala di Stura c'è un enorme orologio che segna sempre le 4: le 4 e non le 16, infatti sta a dire l'ora di chiusura, all'alba. Ci sono bevande di ogni tipo e persino cosine da mangiare, c'è un manichino in gabbia, un biliardo su un soppalco che è come un giardino pensile, un Jukebox fornito bene, un teleschermo gigante che manda in onda cose da tutto il mondo. Ci suonano ogni tanto complessi anche famosi, quando sono famosi da ressa il concerto è all'aperto, fioriscono intorno campeggi, posteggi, la Stura appena lì sotto dà chiare fresche dolce acque a tutti, anche ad eventuali bagnanti. Al Baghdad Café di Ala di Stura c'è un grande muro su cui i sacripanti clienti del Sacripante hanno scritto, in italiano inglese francese spagnolo, un po' di tutto, risolvendo con una massima un grande problema dell'umanità, aprendo con una frase abissi di domande. Non tutta la lettura è per bambini, anche per via delle illustrazioni accompagnanti, ma c'è persino più humour che trasgressione. Per commentare le scritte e casomai integrarle arrivano da tutte le valli vicine, arrivano da Torino, arrivano dalla Francia che in linea d'aria è vicinissima anche se impervie sono le vie di comunicazione. Il posto è ideale per chi non vede l'ora, anche se non lo sa, di farsi una birra sentendo il rumore di un fiume e una musica rock insieme. Magari lo dice e fa sorridere i vacanzieri francesi traducendo: per loro «ne voir pas l'heure» significa strettamente non scorgere l'orologio, e quello del Sacripante, fermo sulle 4, dunque sempre proteso alle 4, si vede benissimo. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Ceres