Il giardiniere del re Disegnò Versailles e Chantilly

Il giardiniere del re Disegnò Versailles e Chantilly ANDRE' LE NOTRE Il giardiniere del re Disegnò Versailles e Chantilly ELIA Francia del XVII secolo l'arte SjSLdei giardini raggiunse i massimi livelli. I giardini vennero concepiti con 10 scopo di dominare la Natura e al tempo stesso valorizzarla ricorrendo a grandiose opere di rimodellamento dei luoghi (canalizzazione di fiumi, creazione o rimozione di colline, spostamento di interi boschi). La natura venne così forzata e plasmata in modo da adattarsi al progetto del giardino. Il disegno di base prevedeva un asse centrale a fianco del quale venivano collocati simmetricamente viali, terrazze, aiuole, vasche, siepi, boschetti potati e sculture. Le aiuole a «mosaico», circondate da siepi di bosso perfettamente potate, avevano la funzione di ingrandire lo spazio a disposizione e nello stesso tempo contenere lo sconfinamento delle piante. I giardinieri che si distinsero in questo periodo furono principalmente i membri della famiglia Le Nòtre che furono al servizio della Corte per tre generazioni. Il più abile fu senza dubbio André (1613-1700), che mise in pratica i propri studi di pittura e architettura con originali realizzazioni. Il primo dei suoi capolavori fu il giardino di Vauxle-Vicomte seguito dal Parco di Versailles che lo rese famoso. Suoi sono anche i disegni dei giardini di Chantilly, SaintCloud, Sceaux, Fontainebleau, Le Tuileries (imo tra i primi giardini aperti al pubblico); in Italia realizzò i giardini del Palazzo Reale a Torino e del Castello di Racconigi. André Le Nòtre seppe interpretare e tradurre nei suoi progetti 11 gusto del potere: le dimensioni dei giardini divennero grandiose e le prospettive infinite. Queste grandi estensioni seguivano sempre precisi canoni architettonici che conferivano all'insieme armonia ed equilibrio. In questo modo Le Nòtre creò uno stile nuovo, anche se strettamente legato all'arte dei giardini italiani rinascimentali dai quali aveva attinto i criteri progettuali, ma dai quali differiva per le dimensioni e le aperture a «perdita d'occhio» verso il paesaggio circostante. La caratteristica principale dei giardini di Le Nòtre è dunque la visuale libera che si ha dalla casa, situata sempre in posizione dominante, all'estremità del parco e viceversa lungo il viale principale (l'asse centrale), con volute interruzioni date dai viali trasversali, dai parterres fioriti, dalle siepi, dalle vasche, dalle fontane e dai rettangoli a prato. Tutti questi elementi sono studiati in modo da ottenere comunque mia soluzione di continuità affinché sia rispettato il punto di vista globale; il collegamento tra le varie parti del giardino è infatti realizzato gradualmente con l'inserimento di leggere pendenze o di bassi e ampi scalini, gli alberi e i boschetti non sono mai vicini alla casa, ma solo nelle zone più esterne, i giochi d'acqua sono realizzati con dimensioni progressivamente crescenti partendo dall'abitazione. Ma l'idea più nuova è rappresentata dal diverso assetto dato ai parterres, le aiuole decorate, rispetto ai giardini rinascimentali: le dimensioni aumentano e le forme e i disegni danno l'nnpressione di un grosso ricamo (parterre de broderie), contribuendo all'effetto di continuità. La monumentalità dei giardini creati da Le Nòtre richiedeva un'area molto estesa e parecchia manodopera: per la costruzione del castello e del parco di Vaux-leVicomte furono addirittura demoliti tre villaggi e vennero impiegati circa 18.000 uomini. I lavori iniziarono nel 1656 per volere del ministro delle Finanze di Luigi XIV, Nicolas Fouquet, e terminarono nel 1661. La collaborazione di tre esperti, Le Nòtre, l'architetto Le Veau e il pittore Le Brun, contribuì a creare un capolavoro. Il progetto del giardino di Vaux-le-Vicomte sfrutta i naturali pendii del terreno; Le Nòtre li mimetizzò abilmente con due grandi parterres, diversi uno dall'altro, che discendono progressivamente e accolgono tutte le componenti decorative. In corrispondenza dei dislivelli corrono tre grandi viali perpendicolari all'asse centrale. La composizione risulta nello stesso tempo aperta e ordinata, unificata ed equilibrata lungo il viale centrale, e può essere abbracciata in un solo sguardo. Dal centro del castello parte il viale principale che termina davanti ad un enorme bacino quadrato al di là del quale, leggermente più in basso, scorre il fiume Anqueil canalizzato da Le Nòtre. Quest'ultimo si allarga in linea con l'asse centrale e origina una grande vasca contornata da grotte, movimentata da fontane in miniatura e da piccole cascate. Dietro, oltre una grande terrazza, si estende il parco lasciato a bosco, ad eccezione della fascia centrale tenuta a prato. Le Nòtre usò abbondantemente i motivi d'acqua, cercando però di contenerne il dinamismo, appena accennato da piccoli getti, e preferendo piuttosto creare giochi di riflessi. Le opere hi muratura sono ridotte al mimmo e l'ornamento del giardino è affidato alla componente vegetale utilizzando specie che sopportano severe potature (tassi, bossi, tigli, carpini e castagni). Il bosco intorno al parco nasconde piccoli rifugi verdeggianti, cascatene e scalinate. Non mancano naturalmente statue, vasi e altre decorazioni scultoree. All'inaugurazione del castello di Vaux-le-Vicomte ( 1661 ) il giovane re Luigi XIV, vedendo tutto questo splendore, fu colto da una feroce gelosia tanto che fece arrestare Fouquet con l'accusa di aver svuotato le casse reali per costruirsi una così sontuosa residenza. Per non essere da meno il re decise di farsi costruire un castello e un giardino ancora più imponenti; chiamò quindi i tre progettisti (Le Nòtre, Le Veau e Le Brun) di Vaux-leVicomte e affidò loro l'incarico di ampliare la residenza di caccia di Versailles. Il risultato fu sorprendente e veramente grandioso. Il giardino di Versailles si sviluppa sempre lungo un asse centrale, ma con estensioni più grandi (2,5x3,5 chilometri) e maggior ricchezza di decorazioni rispetto a Vaux-le-Vicomte; a differenza di quest'ultmio, Le Nòtre creò, oltre agli spazi aperti, degh spazi chiusi all'interno dei boschetti, ognuno con una sistemazione paesaggistica diversa (il teatro d'acqua, la sala da ballo, il labirinto). In queste scenografie l'acqua costituiva un elemento importante e largamente usato (in totale funzionavano 1400 fontane), diventando la caratteristica dei giardini di Versailles. Naturalmente, data l'estensione, non è possibile abbracciare con un solo sguardo tutta l'area come a Vaux-leVicomte. I lavori iniziarono nel 1662 e durarono più di 50 anni; si dovette intervenire sull'ambiente in modo radicale con opere di drenaggio e movimenti di terra per poter attuare questo imponente progetto. Fu persino deviato un fiume per assicurare l'alimentazione idrica e furono effettuate ingegnose opere idrauliche. In Italia l'opera più significativa realizzata secondo lo stile del «giardino formale francese» è rappresentata dai Giardini del Palazzo Reale di Torino che furono risistemati da André Le Nòtre nel 1697 per volere di Vittorio Amedeo II e quasi certamente fu uno dei suoi ultimi progetti. L'.area irregolare di questi giardini non rese facile il lavoro. Per dare un assetto più ordinato. Le Nòtre li concepì con tre visioni prospettiche prevalenti. Nella prima, verso Nord, sistemò aiuole piuttosto lunghe e una serie di basse piante in vaso; verso destra, separata da alti tigli e platani, si apriva la seconda vista di forma triangolare e ortogonale alla prima, dove Le Nòtre aveva previsto due grandi parterres alla cui estremità si trovava mia vasca rotonda. I lati erano circondati da due larghi viali che terminavano, al primo dei sei viali a raggiera sul bastione di San Vittorio, rivelando la terza vista prospettica. Anche qui a Torino Le Nòtre usò molto l'acqua; purtroppo attualmente delle 11 fontane previste dal progetto (di cui solo 6 furono terminate) rimane solo il grande bacino, modificato nel '700. Mario Vietti ÉiÉr I1errnomtspdtctbadpiztpicgvzbitrclVSgCLdrRRt1degstmvvmdtccg

Luoghi citati: Italia, Racconigi, Torino, Versailles