Come distruggere la Mir

Come distruggere la Mir PRIMA CHE CADA SULLA TERRA Come distruggere la Mir Verrà fatta precipitare nel Pacifico SERGEI Krikalev, l'astronauta che ha totalizzato 600 giorni di permanenza a bordo della Mir, nei giorni scorsi in Francia a Mégève con i suoi colleghi americani e francesi, non si sbilancia sulla data di chiusura della stazione orbitale russa. «Decideremo solo nell'estate prossima, non posso dire altro». Di altro avviso la Nasa, che prevede per giugno del prossimo anno il rientro forzato a Terra della Mir, in coincidenza con il termine della missione dell'ultimo equipaggio russo che sarà lanciato nello spazio a fine febbraio. Più che il «quando», è comunque interessante capire come. «Sarà un'operazione estremamente delicata - precisa Krikalev -. La Mir è un oggetto complesso e tutt'altro che aerodinamico: una grande croce di 30 per 40 metri, 130 tonnellate di peso e 400 metri cubi di volume, oltretutto piena zeppa di pannelli solari. Dovremo distruggerla, lanciandola verso il centro dell'Oceano Pacifico con un margine di errore di pochi chilometri». Perché non lasciarla dov'è? «Se la abbandonassimo a se stessa, cadrebbe comunque sulla Terra nel volgere di due anni, con la sola differenza che non sapremo mai dove; è importante perciò forzarne il rientro con la massima precisione. «Per farlo invieremo verso la Mir una navicella cargo della serie Progress-Mi. (All'inizio i russi ne avevano previste cinque poi ridotte ad una per gli elevati costi dell'operazione e per il parallelo impegno con la nuova stazione internazionale, ndr). Agganciata alla stazione fornirà, con il suo propulsore potenziato, la spinta frenante necessaria a farla scendere su orbite più basse». La Mir - spiega Krikalev - gira attorno alla Terra a 380 chilometri di altitudine e ad una velocità di 28.000 chilometri orari, perdendo quota, a quell'altezza, mediamente di un chilometro ogni settimana. Per accelerare l'avvicinamento al pianeta è necessario rallentare la velocità orbitale. All'inizio saranno frenate leggere, piccoli e frequenti impulsi, coordinati direttamente dall'equipaggio di bordo che avrà cura di mantenere la stazione sulla traettorià prevista e di non farla sbandare. «Quando l'abbandoneremo si troverà ad una quota di 130 chilometri con tutte le strumentazioni di navigazione ancora accese. Nel momento in cui arriverà a 110, a contatto con il primo strato dell'atmosfera, da Terra verrà data manetta al propulsore dalla Progress-M 1. La spinta che ne deriverà, concentrata in 220 secondi ed al massimo della potenza, accentuerà rapidamente l'angolo di caduta, sino ad allora sui 2 gradi, e soprattutto la velocità. In soli 30 minuti la stazione impatterà con le acque dell'oceano. L'operazione di rientro durerà più o meno una settimana». Recupererete qualche strumento di bordo quando lascerete la stazione? «L'unica cosa che porteremo a Terra saranno i ricordi di un'esperienza davvero unica oltre ad un bilancio più che positivo in termini tecnico-scientifici». Da quel momento terminerà anche l'epopea per molti versi leggendaria della conquista spaziale russa. Krikalev non rimarrà però disoccupato. Come ingegnere capo farà parte, dal luglio prossimo, del primo equipaggio della nuova stazione internazionale, dopo che altre missioni russo-americane (cinque per la precisione) ne avranno assemblato le prime parti, tra novembre e giugno. «Alfa» (il suo nome provvisorio, ma se ne cerca uno definitivo e tutte le proposte sono bene accette) darà il cambio alla vecchia Mir giusto in tempo per salutarla nel suo ultimo viaggio. Roberto Piccolo Il modulo russo se abbandonato a se stesso potrebbe cadere in un paio d'anni chissà dove senza controllo Per guidarne la caduta, verrà agganciato a una navicella che fornirà la spinta frenante per modificare l'orbita di rientro

Persone citate: Krikalev

Luoghi citati: Francia, Mégève