Quei maledetti radicali liberi

Quei maledetti radicali liberi DUBBI SUGLI ANTISOLAR! Quei maledetti radicali liberi // biossido di titanio usato nelle creme ha effetti sul Dna SECONDO le previsioni dei meteorologi quella che stiamo vivendo sarà una lunga estate calda, come nel titolo d'un vecchio film con Orson Welles e Paul Newman. Chi può cerca refrigerio in montagna o nelle acque marine. Sia l'aria tersa delle alte quote o del mare aperto, la quale lascia passare meglio i raggi solari, sia la lunga esposizione al sole mentre non indossiamo altro che il. costume da bagno, impongono tuttavia almeno all'inizio il ricorso a buone creme protettive, soprattutto per chi è di pelle chiara. I prodotti antisolari contengono parecchi ingredienti sciolti o dispersi in un fluido. Vanno di moda !e vitamine, in particolare la E, contro alcune particelle prodotte dai raggi ultravioletti, cioè contro i cosiddetti radicali liberi, raggruppamenti di atomi nei quali un elettrone è spaiato. In quanto tale, esso ha una tendenza altissima ad associarsi con un altro elettrone fra i tanti delle molecole stabili che si trovano vicine. Se questo succede in un tessuto vivente, i suoi componenti vengono aggrediti e alterati. Quando si tratta del Dna, si hanno mutazioni che possono anche dar luogo a tumori maligni. Non tutti i dermatologi sono però convinti che la vitamina E riesca a penetrare fin dentro al nucleo delle cellule, dove si trova appunto il Dna da proteggere. Esperimenti sui topi sembrano comunque dimostrare un effetto benefico, come se la vitamina distruggesse, almeno all'esterno del nucleo, i radicali in grado di sopravvivere tanto da entrare e minacciare il Dna. Non è detto tuttavia che la pelle dei topi sia un buon modello per il comportamento della nostra. Vitamine a parte, i componenti principali delle creme sono sostanze che filtrano i raggi ultravioletti (li assorbono, e poi riemettono sotto altra forma l'energia da essi trasportata) oppure costituiscono una barriera fisica per le radiazioni solari nel loro complesso. Tra queste ultime figura un comu¬ nissimo pigmento bianco, il biossido di titanio. Ridotto a una polvere impalpabile e mescolato alla crema, esso le dà un aspetto lattiginoso e disperde un po' tutto quello che il* sole c'invia: quindi anche i raggi ultravioletti e infrarossi, responsabili di scottature, invecchiamento cutaneo e produzione dei malfamati radicali liberi. Il biossido di titanio è un prodotto industriale che ha molte applicazioni, a cominciare dalle vernici bianche. E' resistente e inerte; quest'ultima qualità lo rende perfettamente innocuo per il nostro organismo, tanto da farcelo trovare addirittura come eccipiente nella composizione di pillole medicinali. Eppure quest'anno John Knowland, biochimico dell'università inglese di Oxford, ha sollevato un dubbio che, seppure non deve generare timori sproporzionati, dovrà tuttavia essere preso in seria considerazione dall'industria cosmetica. Il biossido di titanio non è insensibile ai cosiddetti Uva, cioè ai raggi ultravioletti di lun¬ ghezza d'onda maggiore: per intenderci, quelli più simili alla luce violetta visibile. Quando questi raggi lo colpiscono, il biossido di titanio agisce da semiconduttore, poiché alcuni elettroni diventano mobili all'interno delle particelle solide e al loro posto si generano altrettante lacune. Tale proprietà viene studiata - ricorda Knowland - anche per la bonifica delle acque reflue. Gli elettroni strappati alle loro posizioni normali hanno il potere di trasferirsi sulle molecole dell'acqua, generando radicali liberi ossidrilici o superossidici. Questi poi sono capaci di distruggere molte sostanze inquinanti. Se anche nelle creme solari il biossido di titanio, colpito dagli Uva, generasse davvero radicali liberi, secondo Knowland il nostro Dna sarebbe in pericolo: la stessa crema solare ci esporrebbe al rischio di quei tumori da cui vorrebbe difenderci. Gianni Fochi Scuola Normale, Pisa

Persone citate: Gianni Fochi, Orson Welles, Paul Newman

Luoghi citati: Oxford, Pisa