ACQUERELLI DI MITO ANTICO : FRAMMENTI CHE FANNO UN QUADRO

ACQUERELLI DI MITO ANTICO : FRAMMENTI CHE FANNO UN QUADRO ACQUERELLI DI MITO ANTICO : FRAMMENTI CHE FANNO UN QUADRO Bettini, un libro dedicato al parto di Alcmena, madre di Ercole A nostra idea dei miti è figlia della cultura tipografica; abituati come siamo ad accedere a enciclopedie e dizionari dedicati all'epoca classica, ci immaginiamo che i miti siano disponibili in forma definita e pronta per l'uso; in realtà, i miti antichi assomigliano al sentito dire, alla notizia frammentaria che vola di bocca in bocca e che nel percorso subisce ovviamente ingrandimenti e diminuzioni, nonché manipolazioni d'ogni sorta. Giunto al secondo capitolo del suo libro dedicato al mito di Alcmena - madre di Ercole, bloccata nel parto da una divinità avversa, la quale siede intrecciando gambe e dita all'ingresso della sua casa, ma che è salvata da una serva subito trasformata in donnola -, Maurizio Bettini ci mette sul chi va là: «I miti sono fatti solo di frammenti e di voci separate», e in particolare per quanto riguarda il racconto di Alcmena, non è reperibile da nessuna parte. Quello che l'autore ha in mano è semmai un tema, nel senso musicale del termine, su cui tentare delle variazioni le quali, come dimostra la ciclopica e per alcuni versi fallimentare impresa di Lévi-Strauss, potrebbero continuare all'infinito. Spesso i mitografi, nel tentativo di dare una «forma» al mito, mettono insieme le differenti versioni e finiscono per aggiungerne una nuova (e gli esempi moderni, da Graves a Kerényi, scrittori oltre che studiosi dei mito, sono lì a dimostrarlo). Ecco, dunque, che questo affascinante libro, incentrato sul tema della nascita, e in buona parte tessuto intorno alla figura della donnola, animale ambivalente, non è dedicato alla ricostruzione di un mito o alla sua «spiegazione», bensì al suo inseguimento mentale. Bettini preferisce «pensare» il mito, cercando gli aspetti che in qualche modo lo rendono adatto a un nostro «progetto». Per fare questo egli divide il racconto frammentario di Alcmena - come emerge nella ricostruzione di Ovidio, Libanio, Antonio Liberale, Eliano, e persino di Frazer, l'autore del Ramo d'oro - in tanti «segmenti» che corrispondono ad altrettante figure «buone per pensare»: Alcmena è la Partoriente (posizioni, animali simbolici); Era e le divinità sue complici sono le Nemiche (legare, sciogliere, il destino, divinità delle doglie e delle membrane); i malefizi che chiudono la strada al parto sono i Nodi (lacci, scarpe, la donna incinta come legata e sciolta); l'inganno perpetrato alla divinità annodata diventa la Risoluzione (dire, ridere, beffare); la donna che soccorre con la sua astuzia Alcmena, trasformata in Genus mustela, ovvero in donnola, è la Liberatrice. Ogni capitolo del libro contiene cospicui materiali mitologici, antropologici ed etnografici offerti al lettore con mano leggera e intento quasi pittorico (se questo libro assomiglia a qualcosa nell'ambito pittorico, è un acquerello, là dove invece i libri mitografici sono sovente delle incisioni); questo dipende dal fatto che Bettini non ha una propria tesi «forte» da dimostrare; o meglio, egli è, se così si può dire, un antropologo dell'antichità post borghesiano per cui la stesura della complessa mappa dei sentieri che si biforcano è più significativa della dimostrazione ossessiva e pedante incentrata sulla spiegazione unica dell'intero mito. Non a caso, il capitolo cerniera, quello che congiunge l'investigazione del mito di Alcmena (in cui i motivi sono assai seducenti) al tema delle metafore animali e dei ruoli femminili (l'indagine sulla donnola che conduce fino alla figura della «ostetrica selvaggia»), è dedicato al tema dell'afjor-dance. Il termine lo si deve a uno studioso della percezione, James J. Gibson, che lo ha sintetizzato in un libro importante purtroppo ignorato in Italia, The Ecological Approach to Visual Perception; secondo la teoria «ecologica» di Gibson gli oggetti, le situazioni, i luoghi e persino gli eventi possiedono diverse capacità di «offerta» che sono in rapporto alla loro forma e alle loro qualità specifiche. La percezione si manifesta nella predisposizione degli organi percettivi a cogliere le qffordances che oggetti, forme o esseri viventi possiedono. Detto altrimenti, ci sono animali - ad esempio, la donnola - che per le loro qualità fisiche e per i loro comportamenti, hanno le caratteristiche giuste per rappresentare un particolare avvenimento del mondo umano; per cui, da un lato c'è l'animale che si «offre», dall'altro, l'uomo che tende a trasformare in simboli le affordances degli animali che lo circondano. La donnola è perfetta per rappresentare alcune «immagini» del mondo femminile legate alla sessualità e al parto; e poiché nell'enciclopedia culturale greca la donna è pensata come un «tubo», con una bocca a ciascuna estremità, una «vagina ininterrotta dalle narici all'utero», la donnola con la sua forma, le consuetudini che le sono attribuite (ad esempio quella di partorire attraverso la bocca), corrisponde a questa «anatomia». Muovendosi tra levatrici, streghe, animali simbolici, leggende greche, citazioni shakeaspeariane, tassonomie, eroi, parti ge- mellari, fantasie sul doppio e angosce riguardanti il sesso e il parto, Bettini ci fa attraversare un intero continente di racconti sul mondo animale e umano, approdando alle ballate scozzesi di fine Ottocento e al racconto raccolto da un'antropologa nel North Carolina all'inizio di questo secolo dove la storia di Alcmena fa la sua ricomparsa. Il mito è dunque una storia infinita? Bettini risponde che da un certo punto di vista è così; e forse proprio per questo, al termine del proprio lavoro, egli mette in campo i «pensieri di Alcmena», facendoci notare come dietro al racconto mitico, franto in una serie di dettagli tutti significativi e all'apparenza non includibili in alcuna seppur vasta cornice, vi sia in definitiva un racconto vissuto, «una storia psicologica e sociale oltre che narrativa», quella della donna che, nel mondo antico, ha paura che la persona che le sta intorno per aiutarla a partorire, in realtà voglia la rovina e la morte del bambino che porta. Oggi che il parto è stato sot¬ tratto alla sfera religiosa e mitica, per essere consegnato alla tecnica medica, gli aspetti cerimoniali sono stati eliminati e le angosce e le paure sono state confinate nell'ambito di quella che noi moderni chiamiamo la «psicologia individuale». Alcmena non ha dunque più pensièri? E la nascita comporta ancora' un'idea di destino? A differenza del mito la tecnica non sa, e probabilmente non vuole, rispondere a queste domande. Marco Belpolìti // racconto diviso in tanti segmenti che corrispondono a figure adatte a pensare: la Partoriente, le Nemiche i Nodi e la Liberatrice NASCERE Maurizio Bettini Einaudi pp. 423 L. 38.000 CON I LIBRI Maurizio Bettini Einaudi pp. ISO L. 22.000 Maurizio Bettini ed una miniatura con l'allegoria della donnola

Luoghi citati: Italia, North Carolina