UNO SCANDALO DI NOME ZIVAGO di Mirella Serri

UNO SCANDALO DI NOME ZIVAGO UUNG UNO SCANDALO DI NOME ZIVAGO 40 anni fa il Nobel a Pastemak RA il 1966 e a Milano si dava l'anteprima del film «Il dottor Zivago», tratto dal celebre libro di Boris Pasternak. Quando apparve la parola «The End», non si erano ancora riaccese in sala le luci, che Giangiacomo Feltrinelli, l'editore che aveva fatto conoscere al mondo occidentale il romanzo portato sullo schermo da David Lean si alzò in piedi e, facendo restare di stucco tutti i presenti, sdegnato gridò: «Questo è un film anticomunista!». La stessa opinione Feltrinelli la formulò di nuovo nel '68, durante la primavera di Praga, quando gli si presentarono due dirigenti del partito comunista cecoslovacco, per chiedergli i diritti di traduzione del romanzo e l'editore glieli negò ribadendo che si trattava di un libro «anticomunista». Singolare l'atteggiamento dell'editore: come mai non si era accorto prima che Zivago aveva in sé germi «controrivoluzionari», ostili al'ottobre rosso e allo stalinismo? 0, forse, se n'era accorto, ma rispetto all'avventurosa pubblicazione del capolavoro di Pasternak nel novembre del 1957 erano cambiati i tempi e Feltrinelli aveva cambiato idea, sedotto dall'estremismo rivoluzionario che soffiava sugli Anni 60? A raccontare questi ed altri episodi della fama e della diffusione dell'opera di Pasternak è Valerio Riva, il giornalista e saggista che ha appena posto la parola fine al suo interessantissimo libro Dossier Zivago, a cui ha lavorato per anni. Riva, all'epoca dell'edizione di Zivago giovane redattore della Feltrinelli, nel suo saggio ricco di rivelazioni, ricostruisce la complicata avventura dell'opera di cui fu lo scopritore e della quale, insieme a Feltrinelli e al traduttore Pietro Zveteremich, contribuì allo spettacolare successo. Tra qualche mese si celebreranno con numerose manifestazioni - tra cui un grande convegno internazionale - i quarant'anni dall'assegnazione (avvenuta il 23 ottobre) del Premio Nobel al Dottor Zivago la cui pubblicazione fu come una deflagrazione. Al suo creatore, in patria, fl romanzo portò ignominia, morte civile e poi anche morte fisica per crepacuore, e all'estero si conquistò fama e riconoscimenti. Ma contemporaneamente il libro per gli intellettuali comunisti d'Occidente fu un materiale esplosivo che li costrinse a confrontarsi con il XX Congresso, con i crimini dello stalinismo. E fu anche in Italia il primo best seller del dopoguerra. Quando il manoscritto del Dottor Zivago, portato di straforo in Occidente da Sergio D'Angelo, ex direttore della libreria Rinascita, arrivò in lettura alla Feltrinelli, uno dei primi ad immergersi nelle tormentose vicende di Jury e Lara e della guerra civile russa, sarà il redattore capo della casa editrice, Luigi Diemoz. Quest'ultimo, però, stalinista convinto, dopo averne lette le prime cinquanta-sessanta pagine, lo scaraventò in un angolo disgustato, bollandolo come un libro «religioso» e profondamente avverso al partito della falce e martello. Non era un'opinione così peregrina, perché ben coglieva il potere di scandalo del Dottor Zivago. «Nelle prime settimane l'accoglienza al romanzo fu molto tiepida in Italia. Noi della Feltrinelli puntavamo molto su questa pubblicazione e in un primo momento fummo delusi», dice Riva. In Italia innumerevoli furono le pressioni del Pei su Feltrinelli perché il romanzo non vedesse la luce: gli venne chiesto di rinviare la data della pubblicazione (sin all'uscita del libro in Urss che si diceva sarebbe dovuta avvenire sempre nello stesso anno) e fu composta addirittura una Commissione per indurre Feltrinelli a rinunciare all'impresa di cui facevano parte Luigi Longo, Emilio Sereni, Velio Spano e Mario Alicata. All'inizio del romanzo vennero tirate tremUa copie, però, nel giro di quindici giorni ne furono ristampate sei edizioni. Contemporaneamente al Dottor Zivago, da Einaudi uscivano le poesie di Pasternak tradotte da Angelo Maria Ripellino. Anche Einaudi, prima della pubblicazione da Feltrinelli, era interessato a Pasternak: Ripellino, però, il massimo esperto di letteratura russa, abbandonò a metà il libro dicendo che preferiva passare un pomeriggio al cinema. Quando il romanzo vide la luce in italiano ne scrisse sottolineando però il valore di Pasternak poeta e scrittore lirico (un modo per svalutare il contenuto politico del romanzo). Anche Alberto Moravia ai primi di gennaio del '58 parlò di un'opera composita e potente alla Thomas Mann, e insistette sul carattere squisitamente poetico e sul tratto frammentario del libro. Se la sinistra rinserrava prudentemente le file di fronte a Zivago, la cultura liberale lo accettava in maniera acritica. Quando si scatenò in Urss la bagarre contro Pasternak più di trecento intellettuali italiani sottoscrissero un appello invocando il sabotaggio alle istituzioni sovietiche. Solo dopo il Premio Nobel, Eugenio Montale se ne occupò parlando di «senso dell'accettazione del destino» alla maniera di Tolstoj. La marea montante dei giudizi arrivò dopo l'assegnazione del Nobel, il 23 ottobre del '58 e due giorni dopo ebbe inizio in Urss un'aspra campagna di stampa: Pasternak il 28 dello stesso mese fu espulso dall'Unione Scrittori e il 29 l'Accademia svedese rese nota la rinuncia al Premio, mentre il 6 novembre la Pravda pubblicava una lettera di autocritica dello scrittore. Nel Pei circolava la voce che quel romanzo «dell'ebreo russo» era profondamente reazionario. Più corretto di Krusciov - che perseguitò Pasternak e poi confessò di non aver mai letto il suo romanzo - fu Togliatti. Il Migliore raccontò a Massimo Caprera di averlo gustato come «un romanzo d'amore». Il Dottor Zivago spaccò anche il Gruppo '63: riscosse l'ammirazione di Edoardo Sanguineti proprio per il suo carattere discontinuo, ma non piacque ad Angelo Guglielmi e fece ribrezzo a Giorgio Manganelli. Mirella Serri Un saggio di Valerio Riva ricostruisce le pressioni che il Pei esercitò su Feltrinelli per bloccare quel «libro controrwoluzionario>> DOSSIER ZIVAGO Valerio Riva (appena finito di scrivere) Valerio Riva pe il suo cre discoma non pad Angelglielmi e fbrezzo a ManganellMirella Boris Pasternak

Luoghi citati: Italia, Milano, Praga, Urss