L'INCONTRO

L'INCONTRO L'INCONTRO Da Dio a Freud alla figlia del Sultano Voci d'estate, voci destate. Racconti che scandiranno l'estate di Tuttolibri fino al 27 agosto. Dopo «L'attesa» di Ammaniti, «La partenza» di Voltolini, «La stazione» di De Marchi» e «La tavola» di Conti, oggi è la volta de «L'incontro» di Tiziano Scarpa. Giovedì prossimo toccherà a «il letto» di Laura Pariani. DIO è meglio non incontrarlo. Ce lo ha fatto capire in tutte le maniere. Chi è venuto a contatto con Giove, Venere, Apollo, Diana e compagnia bella ne è sempre uscito con le ossa rotte, col fegato piluccato da becchi instancabili; stuprata da tutte le forme organiche e inorganiche; sbranato dai cani; scuoiato vivo; condannato a invecchiare senza morire; trasformata in vegetale, animale, statua di sale. Anche il Dio dei cristiani non ha mai conosciuto le mezze misure: il minimo che può capitarti è cadere da cavallo; rimanere incinta senza avere conosciuto le gioie del sesso; restare segnato per tutta la vita da stimmate che non cicatrizzano; e, all'inizio del nostro secolo, essere internato in manicomio, come il presidente Schreber. Nella maggioranza dei casi non si tratta di punizioni. Dio non lo fa apposta, io continuo a credere alla sua buona fede: ogni volta che si fa vivo dalle nostre parti è convinto di agire a fin di bene. Quando penso alle maniere in cui l'Onnipotente tratta gli umani, mi viene in mente mio zio: un giorno ha deciso di togliere l'anellino di metallo che tormentava la zampetta del suo canarino, ha usato le forbici, solo che gli è scivolata la mano e ha fracassato la zampetta dell'uccellino. Mi ricordo quanto ci è rimasto male, si sarebbe volentieri fratturato una gamba al posto della bestiola. 11 giorno in cui dovessi incontrare Dio, spero di avere un adesivo appiccicato sulla fronte con la scritta: fragile, maneggiare con cura. I martiri che popolano gh altari delle nostre chiese sono segni di questa dismisura fra il divino e l'umano. I bubboni sulle cosce, i seni tagliati, le carnagioni arrostite, gli occhi estirpati non testimoniano l'accanimento dei malvagi infedeli, no: al contrario, mostrano quanto fa male essere toccati da Dio, un essere radioattivo, deflagrante, rovente, abrasivo, acuminato, che non riesce a controllare la propria traboccante energia: vorrebbe accarezzare, e invece ustiona, ferisce, mozza, sfonda, scortica, infetta. Troppa grazia, San Gennà. Meglio accontentarsi degli esseri umani. La letteratura è la scienza degli incontri. Ricordate le vecchie discussioni su Freud assassino del romanzo? Di solito la principale prova a carico era quella dell'introspezione psicologica, scippata dal dottor Sigmund ai narratori. In realtà solo l'Ottocento, e nemmeno tutto, era stato introspettivo: tutte le altre storie perlopiù si erano sempre occupate di rovesci della sorte, avventure, catastrofi, non di moti dell'anima. Da Ulisse a Gulliver; Dickens e Stevenson, compresi. Il romanzo picaresco dimostra che la vita non è nient'altro che una serie di incontri, inizi di relazioni, incipit di romanzi messi in fila. Ci si sposta; si arriva da qualche parte; si fa conoscenza quel tanto che basta; si riparte. Freud ha inventato un nuovo modo di incontrare la gente. Si riceve la visita di qualcuno; si fa conoscenza; si emette fattura; lo si congeda. Sono molto affezionato alle eroine dell'incontro; la prima è Alatiel {Decameron, II, 7), figlia del Sultano di Babilonia, rapita e trombata da tutti gh uomini del Mediterraneo, per finire sposa vergine; la più simpatica è la Justine di Sade. Al di là delle abo¬ minevoli sopraffazioni che subiscono, le eroine dell'incontro sono la prova, anzi, la promessa, che la vita stessa prima o poi verrà a stanarti: vedrai, te ne farà passare di tutti i colori, e senza chiederti il permesso. A quanto pare capitava più facilmente alle donne (che invidia); gh eroi maschili dell'incontro, Don Chisciotte, Casanova, se non altro dovevano partire molto più motivati. L'estate è la stagione degli incontri; degli incontri picareschi. Si arriva; si conosce; si riparte. Tutti abbiamo un amico o un'amica che sono ritornati dalle vacanze dicendo: mi sposo, ho trovato la donna, l'uomo della mia vita. Non so se anche voi avete reagito con una punta di commiserazione. Io sì. Non hanno capito niente, prima di lasciarli partire qualcuno avrebbe dovuto fargli leggere le istruzioni per l'uso dell'estate, che è la stagione picaresca dell'esistenza. L'estate è iniziale, incipitaria, vuole addii subito dopo gh avvìi, primi versi senza poema, incipit di romanzo incompiuto. Gh incontri perfetti non hanno sviluppo né trama, sono epifanie pure. L'incontro è superficiale, anticoniugale; rifugge l'approfondimento, la convivenza. Tanto gentile e tanto onesta pare è l'incontro perfetto, conchiuso in se stesso, esaurito in una comparsata: ciao. Dante ha attraversato tutta la storia e la teologia come una serie di incontri, una sequela di conoscenze personali mediante dialoghi d'esordio: tre quarti delle conversazioni nella Commedia avvengono'con personaggi visti per la prima volta. Una presentazione, una breve chiacchierata e via. Da questo punto di vista, ancora più perfetto è l'incontro con Pia dei Tolomei, fulmineo, scarnificato, filologicamente enigmatico: tutta una vita in una terzina. Quanto all'incontro con Dio, anche Dante ne è uscito menomato, ferito, accecato: dopo averlo visto, il poema si tronca, il poeta ammutolisce, è privato della possibilità di scrivere qualunque altra cosa, viene mutilato della poesia. Il più bell'incontro della letteratura mondiale sta nell'Idiota di Dostoevskij, soprattutto per gli aloni concentrici, i gradi di avvicinamento che lo annunciano: prima di vedere Nastasja Filippo- vna, il principa Myskin continua a sentir parlare di lei e si imbatte nel suo ritratto. Mi ricorda gli innamoramenti per fama, al liceo: le ragazze più belle della città non le conoscevamo mai, erano un'antologia di frasi, risuonavano nella nostra testa, leggendarie, favoleggiate dai compagni di classe più fortunati; qualcuno le avvistava da lontano, dopo anni. Il più grande scrittore di incontri del nostro secolo è Thomas Bernhard. In Perturbamento un medico di montagna gira insieme al figlio nelle Alpi austriache a visitare pazienti. Ja, eccezione fra tutti i libri bernhardiani, è una storia d'amore; naturalmente si volge nelle circostanze peggiori: con una donna che sta per suicidarsi, passeggiando nel pantano di un bosco, in un pomeriggio cupo, senza ombrello sotto il diluvio. Nell'Educazione sentimentale di Flaubert, per rivedere madame Arnoux, Frédéric Moreau deve attraversare stanze affollate di oggetti, tutti puntigliosamente enumerati, deve farsi spazio fra pagine e pagine di elenchi, di parole, di cose. Già, le cose. Sugli incontri con gli animali ho poco da

Luoghi citati: Babilonia, Gulliver