Armistizio tra i bancari e l'Abi di Francesco Bullo

Armistizio tra i bancari e l'Abi Il governo media: niente scioperi e proroga delle intese fino al 31 gennaio '99 Armistizio tra i bancari e l'Abi E a settembre riparte il confronto ROMA. E' armistizio in banca, tra Abi e sindacati, grazie alla mediazione del governo. Evitata la rottura, si è deciso di prorogare il contratto fino al 31 gennaio 1999 e i sindacati, dal canto loro, hanno assicurato una moratoria delle agitazioni. Sgombrato il campo da irrigidimenti e incomprensioni, si può riannodare il dialogo e tornare così al tavolo delle trattative in un clima disteso. «Lo scontro che si profilava - è stato il commento a caldo di Eligio Boni, leader dei bancari Cisl - ha preoccupato il governo che con un opportuno intervento ha riportato il confronto nel giusto alveo, evitando di buttare alle ortiche il processo di ristrutturazione del sistema avviato a giugno dell'anno scorso». E diretto aU'Abi ha aggiunto: «Non è servito mostrare i muscoli, con il pericolo di far degenerare i rapporti al centro e in periferia, ostacolando pericolosamente i processi di rilancio del sistema creditizio. Ci auguriamo che a settembre si possa, con il rinnovo dei contratti, completare il percorso intrapreso un anno fa». Ieri all'incontro c'erano i sottosegretari alla Presidenza (Micheli) e al Tesoro (Pinza), il ministro del Lavoro Treu da una parte, dall'altra la delegazione sindacale (Fabi, FibaCisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil, Falcri, Sinfub) e quella dell'Abi guidata da Sella, firmatarie dell'accordo quadro del 28 febbraio '98. Le parti, come sottolinea un comunicato di Palazzo Chigi, hanno condiviso l'auspicio del governo e la rilevanza strategica per il Paese e per il sistema creditizio dell'Uem e si sono impegnati «ad orientare comportamenti e strategie convenendo l'ulteriore applicazione dei contratti e l'astensione da iniziative conflittuali fino al 31 gennaio del '99». Micheli e Treu, in apertura, avevano richiamato le parti all'esigenza di contribuire coerentemente al protocollo di settore (del '97) e agli orientamenti del governo, al processo di innovazione del Paese e ad un impegno «di risanamento, riposizionamento competitivo e consolidamento dell'Italia nel sistema monetario europeo, in considerazione del sistema creditizio e delle sue prospettive decisive nell'interesse del Paese». Una linea condivisa da Abi e sindacati che hanno convenuto sulla necessità di riavviare tempestivamente il negoziato per il nuovo contratto nazionale. Al termine dell'incontro l'Abi ha espresso la sua soddisfazione: «Sino al 31 gennaio '99 l'astensione da iniziative conflittuali unilaterali, accettata dai sindacati, permetterà al sistema bancario di svolgere con efficacia il lavoro necessario all'introduzione dell'Euro come moneta scritturale ed alla ridenominazione di tutto il debito pubblico italiano nella nuova moneta». L'ulteriore proroga dell'applicazione dei contratti fino al 31 gennaio 1999, che la delegazione Abi ha riconosciuto «rappresenta certamente un aggravio di costi - hanno sottolineato ma anche il prezzo pagato perché il Paese possa fare assegnamento sul sistema bancario italiano in un momento di strategico rilievo». Riannodato il dialogo - concludono gli uomini di Palazzo Altieri - l'auspicio è che «la trattativa con i sindacati prosegua nel merito a ritmi serrati, per giungere nel più breve tempo ad un nuovo quadro di riferimento». Per Carlo Giorgetti (Fabi), infine, «l'incontro con il governo assume il significato di un superamento dell'interruzione dei rapporti con l'Abi, al fine di poter riprendere il confronto, ormai dopo la pausa estiva, e comunque dopo avere fatto la consultazione dei lavoratori sul testo della piattaforma». Francesco Bullo Maurizio Sella

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