Gros-Pietro: non serve più

Gros-Pietro: non serve più Gros-Pietro: non serve più «Privilegi inutili per le dismissioni Iti» LISBONA DAL NOSTRO INVIATO Dal tredicesimo piano del quartier generale del Banco Espirito Santo si domina Lisbona. La città è assaltata dai turisti richiamati dall'avveniristica Expo, n Portogallo corre, con una crescita dell'economia vicina al 4%. E anche qui si punta sulle privatizzazioni per dare slancio all'industria e ai servizi. Come in Italia: tanto che l'esperienza dell'Italia è considerata quasi come un modello da copiare. Per studiarla, infatti, al Banco Espirito Santo si svolge un seminario nel quale vengono confrontati risultati e strategie di Italia e Portogallo per la vendita delle imprese pubbliche. Gian Maria GrosPietro, presidente dell'Ili, ricostruisce l'avventura cominciata nel 1992:l'Italia « è in testa alla classifica delle privatizzazioni. Ma, nono- stante questo, sempre bersaglio di polemiche proprio in materia di privatizzazioni». L'ultima offensiva è di mercoledì. La Commissione europea ha inviato al governo di Romano Prodi una lettera per contestare il ricorso alla golden share, la mini quota azionaria che lo Stato conserva in alcune società (in realtà solo Eni e Telecom Italia) per garantirsi poteri speciali nella gestione. La questione, è aperta: e nel seminario di Lisbona dal pubblico in sala vengono chiesti chiarimenti. E' Gros-Pietro a spiegare la situazione: «Le decisioni sull'abolizione della golden share - dice - spettano al governo e al Parlamento. Per quello che ci riguarda, per realizzare le ulteriori privatizzazioni dell'Iri, si tratta di uno strumento non più necessario». Insomma, Prodi e il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi devono valutare la risposta da dare a Monti, ma Tiri ritiene di poter fare a meno della golden share: questa clausola particolare non serve più. Però è servita, secondo Gros-Pietro. Afferma il presidente dell'Ili: «Adesso c'è un clima più idoneo anche per operare senza la golden share; basti pensare all'esistenza di organi di garanzia degli utenti come le Authority. Tre anni fa sarebbe stato impossibile: non prevedere i poteri speciali riservati allo Stato avrebbe significato fermare il processo di privatizzazione». Aggiunge il direttore generale Pietro Ciucci: «In effetti, questo strumento ha consentito di superare alcuni ostacoli nelle vendite». Gros-Pietro crede che la golden share sia stata una specie di assicurazione per tutti coloro (a cominciare da Rifondazione comunista) che hanno temuto che l'interesse generale nei grandi servizi pubblici sarebbe stato sacrificato con le privatizzazioni: «L'esistenza di questa polizza di assicurazione ha aiutato il Paese a procedere. E ora l'esperienza ci dice che si potrebbe farne a meno anche perché lo Stato non ha utilizzato i poteri speciali in suo possesso nemmeno una volta». A questo punto si può prevedere che non sarà introdotta la golden share per le prossime privatizzazioni, come quelle dell'Enel o dell'Ali- talia (che fa capo all'Ili)? Forse è più di un'ipotesi. In attesa di indicazioni da Prodi e dal Parlamento, Ciucci si limita a delineare la strategia della vendita della compagnia di bandiera: «L'obiettivo è vendere il 100% dell'Alitalia prima della fine dell'anno, ma aspettiamo che sia il governo a stablire i criteri di questa privatizzazione». E l'alleanza con la Klm come si svilupperà? «Al momento l'alleanza è di tipo industriale, ma nessuno può vietare che in futuro si pensi anche a scambi di azioni tra la Klm e l'Alitali a» dichiara Ciucci. Al Banco Espirito Santo prendono nota degù orientamenti italiani: con la Swissair, l'istituto di credito è pronto a comprare una quota strategica della Tap, la compagnia aerea portoghese che deve essere privatizzata. Roberto Ippolito li presidente dell'In Gian Maria Gros-Pietro

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