Gamberale chiude il capitolo Telecom

Gamberale chiude il capitolo Telecom | Dimissioni «irrevocabili» dopo lo scontro con Rossignolo. Forse è in arrivo Libonati Gamberale chiude il capitolo Telecom E Tim ha pronto il successore ROMA. E alla fine Vito Gamberale se ne va, formalizzando le sue dimissioni da presidente di Tim. E' l'ultimo atto, scontato, del terremoto che a varie riprese nel corso dell'ultimo anno e mezzo ha scosso i vertici di Telecom, sino al braccio di ferro finale ingaggiato negli ultimi mesi con il nuovo presidente della società privatizzata, Gian Mario Rossignolo, che il 13 giugno lo mette nelle condizioni di dover lasciare la carica di direttore generale di Telecom Italia. Gli restava l'ultima trincea, il glorioso, ambitissimo «ridotto» di Tim, di cui è stato amministratore delegato dal '95 allo scorso aprile e poi presidente. Una sua creatura personale, proiettata proprio da lui, Vito Gamberale, a un clamoroso successo a livello mondiale. Primo in Europa nel settore della telefonia mobile, terzo nel mondo, e ancora primo a livello internazionale per capitalizzazione di Borsa, con oltre 100 mila miliardi. Ieri la parola conclusiva di questa avventura di successo, interrotta dai bruschi contrasti fra due forti personalità e da una radicale divergenza sulle strategie da perseguire in Telecom. Dunque, fine, basta: «Dimissioni irrevocabili» con poche righe d'accompagnamento in una lettera indirizzata al presidente del collegio dei sindaci, e rimasta a lungo in fondo a un cassetto. Oggi stesso si riunisce il consiglio d'amministrazione di Tim, per la nomina del nuovo presidente. Niente indicazioni, a li- vello ufficiale. Ma voci davano ieri sera per probabile la scelta di Berardino Libonati, avvocato ed esperto di diritto societario oltre che consulente del Tesoro. La Borsa ha reagito all'uscita di scena di Gamberale accordando un misurato apprezzamento azionario: + 0,75 per cento, nella prospettiva di una ritrovata serenità e concordia di vertice. Un clima che si era irrimediabilmente guastato con l'ingresso alla guida di Telecom di Gian Mario Rossignolo. La società nell'ultimo anno e mezzo era reduce da una serie di profondi rivolgimenti. Prima la sostituzione ai vertici Stet di Ernesto Pascale e Biagio Agnes, rimpiazzati nel gennaio '97 da Guido Rossi alla presidenza e Tomaso Tommasi di Vignano come amministratore delegato-capo azienda. Era la «svolta» disegnata per traghettare Telecom nel processo di privatizzazione. Poi, in primavera era arrivata la fusione Stet-Telecom Italia, seguita in settembre dalla formazione del «nocciolo duro», fulcro della società privata, e quindi dallo sbarco in Borsa. In quel periodo s'ingaggia un primo braccio di ferro tra Rossi e Tommasi su deleghe e «trasparenza» interna e a fine novembre Guido Rossi, non essendo state esaudite le sue richieste, lascia. Il resto è storia più recente. Nel febbraio di quest'anno segue le sue orme anche Tommasi dopo l'arrivo il 12 gennaio di Gian Mario Rossignolo che, da presidente, si impone anche come «chief-executive». Rossignolo rompe con la precedente gestione, critica l'intesa con At&t e Unisource, ridimensiona il servizio Dect e il progetto Socrate. La sua rivoluzione copernicana nell'organigramma cancella l'amministatore delegato-capo azienda sostituendovi una «gestione collegiale», disegna tre nuove direzioni generali affidando a Gamberale (che mantiene anche la carica di amministratore delegato di Tim) la gestione delle operazioni, rete fissa e mobile. Ma questa rivoluzione interna, i cambiamenti di strategia, le ricerche di nuove alleanze internazionali non servono a minimizzare i contrasti intestini, anzi li attizzano. E scoppia il contrasto pubblico, riecheggiato dai giornali, tra Rossignolo e Gamberale che il 13 giugno si dimette da direttore ge¬ nerale di Telecom Italia. A fine mese, Rossignolo gli invia una lettera nella quale sollecita anche le sue dimissioni da Tim, essendo venuto meno il rapporto fiduciario. Gamberale replica il 10 luglio, ne¬ gando di aver ricevuto la richiesta di dimissioni, ma conferma secco che «basta convocare gli organi societari preposti per ratificare una decisione che, ancorché mai richiestami, è nei fatti». Ieri la pun- tata finale: Gamberale lascia il Gruppo nel quale era arrivato sette anni prima, sull'onda di una carriera di successo, con tappe dall'università all'Anic, dall'Imi alla Gepi, al gruppo Eni fino alla Sip e quindi a Telecom. E adesso che cosa farà questo tenace ingegnere abruzzese di 54 anni? Ufficialmente sul «mercato» e ghiotta preda per la concorrenza in virtù della sua vasta esperienza anche internazionale, Gamberale ha già fatto sapare che la sua prima mossa sarà di partire subito per una vacanza in montagna, nella sua casa in Cadore. Poi, alla ripresa autunnale, si vedrà: ha ricevuto molte offerte, ma, fa sapere, «per serietà e coerenza» non intende lavorare per la concorrenza. Ir.r.] Insanabile il conflitto maturato nei sei mesi della nuova dirigenza Nessun commento dalla holding Tic Il rinnovo sarà rapido | Gian Mario Rossignolo e, a sinistra, Vito Gamberale

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