Voto all'estero, si riparte

Voto all'estero, si riparte Violante: si può fere in questa legislatura. Nuovi testi di Forza Italia e Ds Voto all'estero, si riparte Prodi: «Ma ora i tempi si allungano» ROMA. Dopo la clamorosa caduta in una Camera priva di numero legale, la legge per il voto degli italiani all'estero sembra diventata l'obiettivo primario di tutti. Ieri, dai fronti opposti di Forza Italia e Sinistra democratica, sono arrivate due proposte di legge che hanno provocato il comprensibile risentimento di Mirko Tremaglia, che da anni era il condottiero di questa battaglia. Resta l'incognita dei tempi parlamentari: «Riprenderemo l'iniziativa», annuncia Romano Prodi dalla Slovacchia, augurandosi un testo con «regole precise» per evitare divisioni e ritardi nel corso della prossima discussione alle Camere. «Certo - ha poi ammesso il premier - a questo punto il discorso ritorna lungo...». Più ottimista Luciano Violante: «E' inutile piangere sul latte versato - dice il presidente della Camera -. Tra sei mesi la proposta può essere ripresentata, partendo magari dal Senato: e poiché non c'è bisogno di rifare discussioni già fatte, c'è il tempo per approvarla in questa legislatura...». Dopo le polemiche contro Forza Italia, accusata in termini molto duri da Mirko Tremaglia di aver boicottato l'iniziativa, gli azzurri di Berlusconi hanno presentato ieri una proposta di legge alla Camera per recuperare il tempo perduto. «Non si perderà neanche un giorno», annuncia Silvio Berlusconi, che però non rinuncia a ribattere sui soliti tasti: «Riprenderemo in un clima difficile - dice con l'economia che non sta andando bene, con la disoccupazione in aumento, con le tasse in aumento come evidenziato dall'addizionale Irpef, con il problema della scuola su cui la maggioranza è profondamente divisa, con una emergenza giustizia che è sotto gli occhi di tutti». Il capogruppo Giuseppe Pisanu, primo firmatario del testo, spiega che la legge accorpa in un solo testo organico la riforma, prima impostata in due fasi, degli articoli 48, 56 e 57 della Costituzione, prevedendo l'istituzione di una circoscrizione elettorale apposita e l'elezione di 20 deputati e 10 senatori in rappresentanza degli italiani all'estero. «Questo provvedimento - sostiene Pisanu - può arrivare a buon fine in tempi ragionevolmente brevi e, comunque, con sufficiente anticipo rispetto alle prossime elezioni politiche. Dipende dalla disponibilità dei gruppi: noi farremo la nostra parte fino in fondo». Anche Massimo D'Alema esprime «delusione e rammarico: «I democratici di sinistra - dice il segretario - non si rassegnano a questa conclusione inaspettata e grave. Voghamo riprendere al più presto il cammino della riforma, consapevoli della sua importanza e urgenza». Primo passo la riproposizione al Senato di un testo praticamente identico a quello di Tremaglia. «Abbiamo aggiunto soltanto due articoli per fissare il numero dei parlamentari che i connazionali all'estero potranno eleggere: sei senatori e dodici deputati», spiega Angelo Lauricella, primo firmatario del disegno di legge, nonché presidente della Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglia. «La Camera non potrà riprendere in mano il testo prima di sei mesi - aggiunge -. Il Senato può invece cominciare i lavori subito dopo le ferie, in modo da chiudere rapidamente la ferita inferta dalle assenze dei deputati di Forza Italia e dell'Udr». Un'iniziativa, quella dei senatori diessini, che a Tremaglia piace fino a un certo punto: «Il senatore Lauricella dovrebbe lealmente dire: primo, che la proposta caduta ieri era dell'onorevole Mirko Tremaglia - tuona il deputato di An -, Secondo, che per il riconoscimento del diritto di voto è in esame una proposta Tremaglia e altri davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera. Terzo, che è stata presentata, sempre da Tremaglia alla Camera, la proposta di legge di revisione costituzionale per stabilire il numero dei deputati e dei senatori rappresentanti degli italiani all'estero». Tremaglia ricorda poi che «al di là degli astenuti e degli assenti di Forza Italia, in numero di cinquanta, e di altri, vi sono ben 47 assenti dei ds a cui si devono aggiungere altri dodici che hanno votato l'astensione. Quindi sono mancati complessivamente 57 deputati, tutti determinanti». [r. L] Il presidente della Camera Luciano Violante

Luoghi citati: Roma, Slovacchia