Angioni: le vorrei piloti di caccia di Antonella Rampino
Angioni: le vorrei piloti di caccia Angioni: le vorrei piloti di caccia GENERALE Franco Angioni, còsa pensa del via libera di Montecitorio alle donne nelle forze armate? «Era ora. Noi siamo gli ultimi ad aprire il mondo militare a quello feinminile. Perché tra i mihtari di tutto il mondo lei trova donne: in Cina, in America, in Grecia, a Cuba, in Ghana, ovunque. Questo ha un significato: viviamo in una società aperta. Questa era l'ultima tribù, e non era proprio più possibile tenere fuori dal mondo militare le donne». Perché? «Perché il mondo militare ha bisogno delle donne, essendo da sempre composto solo di uomini, e di uomini per giunta che conducono una certa vita, e cioè che sono distanti dal tessuto sociale. E questo perché i militari, anche oggi che si fanno essenzialmente missioni di pace, hanno la guerra come punto di riferimento». Sta dicendo che quello militare è un universo chiuso, che le donne possono contribuire a rendere più aperto? «Esattamente. E questo perché oggi è cambiato il nostro lavoro, siamo in tempo di pace. Prima, quando gli uomini partivano per le Crociate, o per le conquiste, o per le guerre normali il mondo militare doveva essere isolato. E ancora è così, per esempio, nelle strutture militari esasperate: la Legione straniera non ha e non avrà donne nelle sue file. Ma oggi i militari italiani vivono e lavorano nella società, e hanno bisogno delle donne per inserirsi di più nel tessuto sociale». Quale può essere il contributo femminile? «Dovremo fare un modello operativo, per rispondere. Ma credo che certamente le dònne porteranno un maggior apporto di idee. Lo sguardo fermninile ai problemi, anche a quelb militari, è diverso, e molto utile, operativamente. Credo sia importante, se a un generale dovesse capitare di chiedere un consiglio, un'i¬ dea a un tenente-colonnello donna. Anche perché non potrebbe non tenerne conto. Oggi le donne nel mondo militare ci sono, ma sono civili: il loro apporto creativo non è consistente». Già: ma quanto ci metterà una donna a diventare tenente-colonnello? «So a cosa allude con questa domanda. Nelle forze armate, il tempo che occorre, tra vari passaggi, per diventare tenente-colonnello è di 18 anni. L'anzianità è un requisito indispensabile, ma non basta: contano capacità, professionalità, merito». Lo sa anche lei però, generale Angioni, che non saranno tutte rose e fiori. «No, non sarà tutto facile, ci saranno scandali, ci saranno quelli che ostacoleranno la novità, perché questa è una grande novità. Ma lei vuol sapere anche se le forze armate italiane sono pronte: figurarsi, abbiamo affrontato i "nonni", affronteremo anche i soliti maschi che vogliono fare troppo i maschi. Certo, se avessimo cominciato 15 anni fa, oggi saremmo già a buon punto». Dunque, per lei, le donne potrebbero fare anche i piloti di caccia, l'unica cosa negata alle emancipatissime militari degli Stati Uniti? «Per me sì. Gli americani sostengono di no, perché le donne sarebbero troppo emotive. A me sembra un pregiudizio». Lei ha mai lavorato con delle donne? «Quando eravamo in Libano, nell'82-'84, allestimmo un ospedale da campo. Vedevamo che i civili ci portavano i feriti, uomini, vecchi e bambini, ma mai donne. Così chiamammo un corpo di infermiere volontarie. Mai che nessuna avesse dimenticato il giubbotto antiproiettile se c'era quell'ordine, mai nessun problema. E, sa una cosa, i soldati erano sempre lavati e ben vestiti quando c'erano loro in giro». Antonella Rampino Sopra, il ministro per le Pari opportunità Anna Finocchiaro. In basso, il generale Franco Angioni che comandò il contingente italiano in Libano
Persone citate: Angioni, Anna Finocchiaro, Franco Angioni
Luoghi citati: America, Cina, Cuba, Ghana, Grecia, Libano, Stati Uniti
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