Lapidarono una bianca, liberi 4 neri
Lapidarono una bianca, liberi 4 neri Scandalo in Sud Africa, fanno tutti parte di un gruppuscolo estremista Lapidarono una bianca, liberi 4 neri Amnistia tra le polemiche j JOHANNESBURG. Amnistia per i quattro ragazzi neri che nell'agosto del 1995 uccisero a sassate e coltellate una studentessa americana: la decisione, presa dalla commissione Verità e Riconciliazione del Sud Africa, ha scosso l'opinione pubblica. Amy Biehl lavorava presso l'università di Western Cape. Un pomeriggio, mentre era in macchina con tre colleghi di colore, venne assalita da un gruppo di giovani appartenenti al gruppo estremista Panafrican Congress (Pac) che la lapidarono fino a ucciderla. I quattro colpevoli, Samuel Ntamo, Ntobeko Peni, Easy Nofemela e Mongezi Manquina, due dei quali leader del movimento panafricano, vennero condannati in prima istanza a 18 anni di carcere avendo ammesso l'omicidio e dichiarando di essersi pentiti. L'assassinio, essi ammisero, avvenne all'insegna dello slogan del Pac «Una pallottola per ogni colono». La tragedia di Amy Biehl scosse l'opinione pubblica sudafricana anche perché la giovane donna bianca era impegnata al fianco dei neri nella lotta per il riconoscimento dei loro diritti. Amy Biehl ebbe l'ingenuità di considerarsi per questo al sicuro in una zona calda come la «township» dove trovò la morte. Nei giorni scorsi si era manifestato un diffuso malumore per la liberazione di mille detenuti, avvenuta in occasione del com- pleanno del presidente Nelson Mandela, decisione destinata a provocare nuove proteste in un Paese che soffre quotidianamente il trauma della criminalità dilagante. C'è la possibilità che un ulteriore prowedimento di clemenza, questa volta a favore degli assassini del leader comunista Chris Hani, provochi il risentimento degli oltranzisti neri che in lui si riconoscevano. In Sud Africa, intanto, dilaga la violenza. L'altra notte un'in¬ tera famiglia è stata sterminata in una strage che appare ancora inspiegabile per la polizia. Tra le nove vittime ci sono cinque bambini, compresi uno di due e uno di tre anni. I cadaveri presentavano colpi di arma da fuoco alla testa, e questo indica che sono stati assassinati a sangue freddo e deliberatamente. Il massacro è avvenuto alla periferia di Richmond, centro agricolo della provincia del KwaZulu-Natal, a 450 chilome¬ tri a Sud di Johannesburg, in una regione dove la violenza ha raggiunto livelli allarmanti e nell'ultimo mese sono state uccise 30 persone. Secondo alcuni testimoni, i sicari che hanno fatto irruzione nell'abitazione della famiglia parlavano inglese o forse afrikaans, un idioma di orgine olandese, parlato dal 54% dei bianchi. La polizia ritiene che, se questo dettaglio fosse confermato, i killer potrebbero es¬ sere stati bianchi. Il capitano Joshua Gwala ha affermato che la strage potrebbe essere legata agli altri omicidi commessi a Richmond, rimasti tutti ancora misteriosi. L'ipotesi che si fa strada è che la sanguinosa escalation sia un preoccupante anticipo di tensioni etniche in vista delle elezioni politiche che si terranno l'anno prossimo, la seconda consultazione multirazziale dopo la fine dell'apartheid, [r. est.] Là vittima era una studentessa americana impegnata al loro fianco nella lotta per il riconoscimento dell'uguaglianza j Mongezi Manquina, uno dei quattro assassini neri, felice per l'amnistia
Luoghi citati: Richmond, Sud Africa
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