«Caro Prodi com'è triste chi ti ha votato» di Raffaella SilipoRossana Rossanda
«Caro Prodi com'è triste chi ti ha votato» «II manifesto» duro con il premier: il potere ha peggiorato gli uomini dell'Ulivo «Caro Prodi com'è triste chi ti ha votato» L« ESTATE del loro scontento. Dopo il trionfale inverno della vittoria sull'Euro, la primavera carica di speranze della Bicamerale, l'Ulivo arriva «triste» a Ferragosto. 0 almeno tristi e delusi sono i suoi sostenitori a sinistra, primi fra tutti gli storici fondatori del manifesto, Rossana Rossanda e Luigi Pintor, che si esercitano in un tiro al bersaglio del governo Prodi, sommando accorate considerazioni sui rninistri del centrosinistra e sulle recenti scelte politiche in tema di disoccupati e immigrazione: «Sarebbe triste concludere - scrive appunto Pintor - che l'esercizio del potere è per sua natura conformista e segue sempre, chiunque lo eserciti». Com'è triste l'estate di chi ha creduto nell'Ulivo. La Rossanda, in una lunga lettera aperta al premier, parla di «un cruccio che non sono la sola a sentire... Sono tra coloro che l'hanno votata, pensavo che avreste imposto una politica sicuramente austera, ma in qualche misura riformatrice, attenta ai diritti sociali e, dopo tanta profusione di cinismo, anche a un'etica pubblica che non consiste solo nel non rubare, ma in un'idea di cittadinanza e solidarietà da restaurare». E invece? Invece sono venuti prima i necessari compromessi, e passi. Ma «quel che non possiamo capire né condividere sono le azioni cui ci mettete di fronte ora. Contraddicono le vostre promesse e coinvolgono materialmente e moralmente il Paese in pratiche intollerabili: quelle che vedono la polizia picchiare i disoccupati e rispedire gli immigrati con la forza o lasciarli affogare sulle nostre coste». Per Pintor il problema, prima che le azioni, sono gli uomini. In particolare i diessini Fassino, Napolitano e Berlinguer, dal passato a prova di macchia ma dal presente quantomeno «triste». «Governare è difficile» ammette Pintor «senza ironia». «Ma qual è l'importanza della per¬ sonalità nei ministeri? La sinistra è entrata nei ministeri o i ministeri nella sinistra? E l'esercizio del potere aguzza l'ingegno o lo appiattisce?» Il fatto, teorizza Pintor, è che certe esperienze sono inconciliabili con il potere. «Fassino, per esempio, si è formato a Torino, nel cuore della tradizione operaia. Ora alla Farnesina dice cose sensate ed eleganti. Ma come fa a essere così lucido il giorno in cui cinque immigrati bruciano in una stiva?». Poi Napolitano «formatosi nel cuore del meridionalismo più nobile, ora siede al Viminale e i disoccupati napoletani incontrano i manganelli della polizia: forse un ministro degli Interni di sinistra è una contraddizione in termini». Berlinguer, infine, il cui sogno era «una riforma scolastica che oscurasse quella gentiliana» e ora si dibatte fra scuole private e obbligo a 15 o 16 anni mentre «l'egemonia gramsciana non riesce a librarsi». Che può fare Prodi, per cancellare i crucci dell'Ulivo? «Ascolti la sfiducia e la protesta - suggerisce Rossanda -. Ascolti, parli, convinca. Non vi abbiamo votato perché lasciate aperte le piaghe sociali e poi mettiate ordine nelle piazze. Fra dar lavoro e assistere c'è un bello stacco, ma fra assistere e picchiare ce n'è uno ancor più grosso, che non potete permettervi. Che Paese stiamo diventando? C'è un dovere di civiltà che non potete calpestare senza cambiare fisionomia. Ci sarà pure una compatibilità etica, un limite da non varcare». Il limite senza ritorno è invece quello della felicità al governo. Più facile essere lieti prima del voto, allestire «gioiose macchine da guerra» di occhettiana memoria. Il potere, quello vero, com'è triste. Raffaella Silipo Rossana Rossanda
Luoghi citati: Torino
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