A Bell un terzo dei telefoni Usa

A Bell un terzo dei telefoni Usa Già nel mirino dell'Antitrust il nuovo gigante da 125 miliardi di dollari attivo in 41 Stati A Bell un terzo dei telefoni Usa Ma Wall Street boccia l'acquisto di Gte NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E' stata annunciata ieri l'ultima delle grandi fusioni nel mondo delle telecomunicazioni: la Bell Atlantic e la Gte hanno deciso di fondersi, che poi vuol dire che la Bell Atlantic, la più grossa compagnia americana su scala regionale, ha acquistato per quasi 53 miliardi di dollari la Gte, che dispone di un fatturato notevole sia sulle comunicazioni locali che su quelle «long distance». Ma l'operazione non sembra essere arrivata in porto nei modi e nei tempi giusti. Il mercato dei titoli, un po' per l'andamento negativo di ieri dovuto a ragioni «extra» (non ultime le vicende del sesso alla Casa Bianca), un po' per i dubbi subito usciti fuori su questa fusione, in pratica ha bocciato l'operazione in modo pesante. Il titolo della Gte ha perso oltre il 4 per cento del suo valore, quando è ben noto che all'annuncio di una fusione, di solito, la domanda di azioni delle due compagnie coinvolte, e in particolare di quella delle due «in vendita», sale pressoché automaticamente. Bell Atlantic ha lasciato sul terreno oltre il due per cento. Le prospettive della compagnia nata dalla fusione, si sono sforzati di dimostrare ieri i suoi artefici, sono ottime. In concreto, controllerà almeno un terzo delle chiamate telefoniche locali fatte negli Stati Uniti e opererà in 41 dei 50 Stati. Il suo valore complessivo sarà di circa 125 miliardi di dollari, il suo fatturato annuale promette di attestarsi sui 53 miliardi e i risparmi che la fusione consentirà si aggirano sui due miliardi di dollari l'anno. Il presidente sarà Ivan Seidenberg, attuale gran capo della Bell Atlantic, ma il ruolo di direttore esecutivo lo dividerà paritariamente con Charles Lee, presidente della Gte. Anche nel consiglio di amminisrazione le due compagnie avranno una rappresentanza paritetica. L'operazione è stata subito vista come una risposta decisamente forte alla fusione della settimana scorsa operata da AT&T e British Telecommunications Pie, nonché come un ulteriore stimolo alle altre compagnie a «darsi una mossa» nella ricerca di partner, per sopravvivere in questa guerra ormai scatenatasi da tempo. Ma ha anche sollevato perplessità sulla sua legittimità. Il controllo di 41 Stati può significare una condizione di monopolio che le leggi americane non permettono, e infatti le autorità federali hanno subito annunciato che prima di autorizzare la fusione vogliono veder chiaro nella attività complessiva della nuova compagnia. E la AT&T, seguita a ruota dalla Sprint, una compagnia che concentra la propria attività sulle chiamate a lunga distanza, ha subito provveduto a dare loro qualche «indicazione», chiamiamola così. «Prima di consentire la messa in pratica di questo accordo - dice un suo comunicato diffuso ieri - le due compagnie dovrebbero dimostrare di avere aperto i loro mercati ai concorrenti, come dice espressamente la legge. I clienti vogliono scegliere e vogliono le innovazioni e la migliore qualità che soltanto un mercato competitivo può produrre». Il timore della AT&T e della Sprint è quello di perdere clienti perché le compagnie locali hanno un forte potere di «persuasione» sulla scelta che i loro abbonati fanno della compagnia cui affidare le loro chiamate a lunga distanza. Fino a pochi anni fa, le locali erano moltissime, quasi una ogni Stato. Ora, in 41 di essi (se le autorità federali non avranno nulla da ridire) sarà la stessa: la Bell Atlantic. Franco Pantarelli Protesta la AT&T E il titolo della compagnia assorbita perde il 4 per cento VX, I DUE PARTNER quartier MWPPP gene rale |h$1h§|| amministr. 1 delegato I fatturato 1 BflM EnM 1997 HFfffiPM PffwPW utili 1 HSmI kShI 1997 i BpSvH i: IPwfH mercati BjE|M|M BSBJiSwi Il presidente e amministratore delegato di Gte Charles R. Lee

Persone citate: Bell, Charles Lee, Franco Pantarelli, Ivan Seidenberg

Luoghi citati: At&t, New York, Stati Uniti, Usa