Scalfaro accoglienza non vuol dire disordine di Maurizio Molinari

Scalfaro accoglienza non vuol dire disordine Il Presidente: un freno all'immigrazione. Diventa operativo l'accordo di rimpatrio con il Marocco Scalfaro accoglienza non vuol dire disordine E sui clandestini si allarga il solco fra Italia e Tunisia TANGERI DAL NOSTRO INVIATO Italia e Tunisia sono ormai ai ferri corti sull'emergenza-clandestini e la sigla dell'accordo di riammissione attesa per il 5 agosto a Roma è appesa al fdo. E da Lisbona è arrivato l'allarme del Presidente Scalfaro. «Bisogna trovare un punto di equilibrio - ha detto - dove i diversi diritti siano in qualche modo rispettati. L'immigrazione è un grosso problema che crea all'Italia questioni difficili e gravi». «Bisogna trovare un punto di equilibrio dove i diritti - ha aggiunto - siano in qualche modo rispettati. Ma, nello stesso tempo, 1' accoglienza non è un fatto in cui uno arriva quando e come vuole, in modo disorganico». Ha concluso: «L'Italia, senza dubbio, è in grado di assorbire un certo numero di persone ogni anno; però, se si dovesse superare questa soglia e diventare un fatto del tutto disordinato, evidentemente 1' Italia non può reggere». E il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, firmando ieri a Rabat l'annunciato accordo anti-clandestini con il Marocco ha disegnato un quadro preciso di quanto avviene a Sud di Lampedusa: «Non si tratta di piccole barche, ma di uno spregevole traffico di uomini, di matrice mafiosa, che si origina nel porto di Sfax e dai piccoli scali limitrofi. Un traffico che le autorità tunisine dicono di non poter controllare». Dunque Sfax è oggi nel Mediterraneo quello che era Valona la scorsa estate nell'Adriatico: la rada scelta dalle organizzazioni clandestine per far arrivare in Italia migliaia di disperati che vendono ogni bene pur di inseguire il miraggio del benessere. Da qui le richieste di «collaborazione» al presidente tunisino Ben Ali. «Devono aiutarci a identificare chi arriva, a bloccare chi parte», ribadisce Dini, invocando «aiuto per impedire a questi disperati di cadere nelle mani dei trafficanti». Ma Tunisi sembra ben lungi dal voler seguire l'esempio del Marocco. Fonti della Difesa affermano che «la loro Guardia Costiera blocca i rimpatri». E ieri l'agenzia tunisina «Tap» ha diffuso un testo di accuse all'Italia, lanciando pesanti sospetti sulla dinamica della tragedia dei cinque clandestini asfissiati sul «Lindarosa» a Genova. «Abbiamo il diritto di chiedere - recita il comunicato - se è stato fatto tutto il possibile per salvare quelle vite umane e se i soccorsi sono stati tempestivi ed efficaci. Sorprende quanto sia tenuto in poco conto in certi Paesi il ri¬ spetto dei diritti umani». Il testo è stato consegnato a Dini dopo il suo arrivo a Tangeri nel primo pomeriggio di ieri. Il capo della Farnesina ha evitato commenti diretti, affidando però ad un comunicato di «fonti diplomatiche» il «profondo stupore per le accuse che giungono proprio mentre i tunisini lasciano partire persone senza controllo e in condizioni tali da mettere a grave repentaglio la loro vita». In questa atmosfera è cominciato il conto alla rovescia per l'intesa con la Tunisia. Manca solo una settimana all'appuntamento della commissione mista bilaterale che il 5 agosto a Roma dovrebbe coincidere con la sigla dell'accordo di riammissione. La firma è in bilico. Fonti diplomatiche italiane non nascondono che, «se l'atteggiamento tunisino non cambierà», si rischia un nuovo rinvio dopo i due degli ultimi mesi. Dini non rinuncia tuttavia a ritenere «possibile l'intesa», lasciando trapelare qualche sviluppo positivo avvenuto nelle ultime ore: «Oggi c'è una disponibiUtà da parte loro che una settimana fa non c'era». Il sottosegretario agli Esteri, Piero Fassino, impegnato nella trattativa, spiega di cosa si tratta: «La Tunisia chiede un approccio globale per affrontare tutti i temi bilaterali e non solo i clandesti¬ ni». Scettica invece l'opposizione tunisina che da Londra, con il leader del movimento «An Nada», accusa Ben Ali di «favorire l'esodo per liberarsi di chi vuole pensare con la propria testa». Nella notte, intanto, sono iniziate con qualche intoppo le operazioni per riportare in patria con gli Hercules dell'aeronautica militare 140 dei 200 marocchini fermati a Lampedusa. I due Paesi hanno voluto far coincidere simbolicamente l'avvio dei rimpatrii con la firma dell'«accordo di riaccompagnamento» fra Dini ed il collega marocchino Abdellatif Filali. «Con questo atto il Marocco diviene il primo Paese del Nord Africa che sigla un accordo anti-clandestini con l'Italia e si propone come modello per le relazioni fra Nord e Sud del Mediterraneo», ha affermato il capo della Farnesina dopo la sigla dell'intesa, aggiungendo però che «per una soluzione stabile del problema serve una politica comune europea sull'immigrazione». Filali ha detto di aver filmato «pensando ai marocchini immigrati legalmente in Italia ed alla collaborazione fra i due Paesi per garantire il pieno rispetto dei loro diritti». Maurizio Molinari