Peter Mandelson, l'uomo che ha creato Tony Blair

Peter Mandelson, l'uomo che ha creato Tony Blair Raffinato e discusso, vorrebbe vedere l'Inghilterra nell'Euro Peter Mandelson, l'uomo che ha creato Tony Blair UN DURO A WESTMINSTER IL granchio predatore appena pescato dalle limacciose acque del Tamigi si dibatteva nel flacone di vetro. Il vice primo ministro John Prescott, rigirandoselo tra le mani con un ghigno, lo battezzò «Peter» davanti ai giornalisti. Il destinatario della similitudine zoologica era Peter Mandelson, artefice della propaganda laborista, che con il sorriso di chi te la farà pagare replicò: «Credo di essere un incrocio tra un granchio e un bue, perché ho la cotenna dura e trascino grossi pesi». Il granchio che è in Mandelson lo ha portato, nel giro di un anno, a diventare ministro dell'Industria e del Commercio, oltre che supervisore della controversa «cupola del millennio» in costruzione a Greenwich. Con le sue chele felpate tiene le fila della politica del governo ed è il secondo uomo più potente del partito dopo Blair. E sulla sua cotenna dura si avventano, come insetti che vorrebberlo mangiarlo vivo ma riescono solo a punzecchiarlo, i suoi molti detrattori. I quali invece preferiscono chiamarlo Nosferatu, principe delle tenebre, dittatore, il ministro sinistro, o ritrarlo come un «grande burattinaio» intento zspegnere ogni dissenso nel teatrino di cartone della propaganda. Chi lo rispetta lo chiama invece «lo Svengali di Blair» o «direttore generale dell'Operazione Vittoria Elettorale». E' il Belzebù o il benefattore del New Labour? Mica per niente Tony Blair una volta ha detto che considererà compiuta la sua opera il giorno in cui il partito (e oggi il popolo?) imparerà ad amare Peter Mandelson. Nell'era della politica intesa come percezione prima ancora che realtà, uno come Mandelson diventa improvvisamente concupito da tutti. La principessa Diana notò che la famiglia reale aveva «urgente bisogno di un Peter Mandelson». Un conservatore hard-core come Norman Tebbit disse che, se avesse potuto, avrebbe comperato Peter Mandelson per il suo partito. Se le sue abilità di «dottore dell'informazione» capace di raffinare e vendere le idee di altri sono senza colore di appartenenza, Mandelson insiste che la sua anima è sempre stata laborista e che ha cominciato a volantinare non appena è stato in grado di intendere e di volere. La sua ascesa da studente sinistrorso tenuto d'occhio, come milioni di altri negli anni Settanta, dall'MI5 che lo sospettava di simpatie comuniste, a uomo che all'inizio di questo decennio ha tinto di rosé il vecchio Labour di Kinnock, è stata vertiginosa. Mandelson, che oggi ha 44 anni, è cresciuto nel frondoso quartiere londinese di Hampstead, con il padre Tony, ebreo, ed una madre gentile, Mary. Entrambi i genitori erano atei progressisti, come oggi è lo stesso Mandelson. Il nonno materno era il ministro laborista Herbert Morrison e la politica divenne ben presto la colla del suo rapporto con la madre, con la quale andava alle dimostrazioni. Dicono che il suo carattere autoritario e amante delle organizzazioni si sviluppò allora. Ad Oxford studiò politica, filosofia ed economia e attraversò una breve fase radicale. Ma verso la fine degli Anni Settanta concluse che soltanto un partito laborista moderato avrebbe potuto sperare di essere eletto. Nell'85, durante una by-election, fu nominato direttore della comunicazioni del partito. Quando morì John Smith, insiste un biografo, Mandelson passò a sostenere Blair, facendosi nemico Gordon Brown che oggi è Cancelliere dello Scacchiere e che, dice l'«Observer», ha fatto di tutto per ostacolare la sua nomina all'Industria. Quest'anno Mandelson si è sentito dare del «dittatore» dal direttore creativo della «cupola del millennio», Stephen Bayley, il quale si è dimesso accusandolo di gestire il progetto in «stile Germania dell'Est». Ma Mandelson è stufo della sua immagine di direttore del marketing e vuole essere considerato un ideologo. E' il più ardente sostenitore dell'euro nel governo di Blair e si è arrabbiato ferocemente perché il primo ministro non lo ha consultato quando ha deciso di escludere la moneta unica in questo Parlamento. Ma se Mandelson sarebbe felice di perdere la sovranità inglese, è gelosissimo della sovranità propria: non ha mai né ammesso né smentito in pubblico di essere gay, come un tabloid inglese sostenne qualche anno fa. Maria Chiara Bonazzi Peter Mandelson il nuovo ministro del Commercio estero ha fama di tenace lottatore. Abile «opinion maker», a lui è attribuita gran parte del merito per la vittoria elettorale di Tony Blair

Luoghi citati: Germania Dell'est, Greenwich, Inghilterra, Oxford