Libano, l'eldorado della droga

Libano, l'eldorado della droga Dopo il disgelo tra Washington e Damasco la produzione è di nuovo in rapida ascesa Libano, l'eldorado della droga Hezbollah e Siria controllano il business I SIGNORI DELL'OPPIO C/7 BEIRUT E' stato un marcato incremento del traffico di droga in Libano da quando, nel novembre del 1997, gli Stati Uniti hanno cancellato la Siria e il Libano dalla lista degli Stati che producono e smerciano narcotici. Molti contadini libanesi son tornati a coltivare marijuana e papaveri da oppio nei loro campi, e gli spacciatori di droga trafficano e smerciano narcotici più liberamente. Ciò accade con l'aiuto di ufficiali dell'esercito siriano e di funzionari del governo libanese e delle Forze di sicurezza interna (Fsi), che sono responsabili dell'applicazione della legge contro i trafficanti e i produttori di droga. Nei fatti, invece, essi stessi sono coinvolti nel traffico e, in cambio di «mazzette», forniscono protezione d'alto livello a tutti quanti sono coinvolti in queste attività. Interi clan (famiglie allargate) sono impiegati nella produzione e nel traffico di droga. E' il caso del clan Sharaf nel villaggio di al-Yamune, e dei clan Mazlum e Tleis a Brital. Il commercio comprende il contrabbando di droghe da Paesi stranieri, via Siria, fino in Libano, dove le materie prime vengono trattate in laboratori privati situati in molte case della valle della Bekaa: l'oppio arriva dall'Asia Sud-occidentale per essere trasformato in eroina, ed anche la cocaina viene contrabbandata, essenzialmente dall'America del Sud. La maggior parte dei laboratori si trovano nelle zone controllate dagli Hezbollah, ed il lavoro viene diviso tra gli elementi organizzati coinvolti: un gruppo è responsabile del trasporto di droga fino ai laboratori libanesi e, da lì, verso i Paesi stranieri, mentre un altro gruppo si occupa di processare la droga nei laboratori. Vi sono informazioni su almeno due laboratori che operano a Baalbek: uno è nella casa di un boss degli Hezbollah appartenente alla famiglia Jafar, e l'altro in quella di suo cugino, anch'egli membro degli He- zbollah. Ogni settimana questi laboratori ricevono decine di chili di oppio. Con l'aiuto degli abitanti dei villaggi di Brital, Shemistar e Nabi Sheet, la droga viene trattata per conto della famiglia Jafar, in modo che possa essere contrabbandata fuori dal Libano. Una delle recenti consegne riguardava oltre 30 chili di oppio, da cui sono stati prodotti circa tre chili di eroina. Eroina che, come nei casi precedenti, è stata trasportata recentemente, da un peschereccio libanese, da uno dei moli della baia di aiMina a Cipro, e da lì in Europa. Ormai da anni diversi attracchi nella zona di Tripoli vengono usati per il contrabbando in grande stile di droga verso l'Europa e verso gli Stati Uniti. Tra questi c'è lo stesso porto di Tripoli, la baia di Badawi e, come già detto, i moli di ai-Mina. Altri carichi vengono invece riportati in Siria, e da lì inviati verso l'Europa e gli Stati Uniti. La famiglia Jafar ha una sto- ria di buone relazioni con l'esercito siriano, storia che comprende il pagamento di tangenti agli ufficiali siriani, in modo che, ai posti di frontiera, chiudano un occhio sul contrabbando di droga. Questa «collaborazione» serve anche al contrabbando di automobili e di merci europee - apparecchi elettrici, fotografici, vini di qualità e sigarette di marca - dal Libano alla Siria. Il fiorente mercato della droga ed i laboratori sono anche aiutati dalle leggi che garantiscono immunità alle banche libanesi, leggi che impediscono ogni possibilità di investigare e rintracciare i produttori ed i trafficanti di droga, così come i titolari di conti correnti che «lavano» il loro denaro sporco grazie alle banche. Su pressione degli americani, il governo libanese ha negli ultimi anni intrapreso dei passi dimostrativi per eliminare alcune coltivazioni di papavero che producevano oppio ed eroina. Le autorità libanesi conducono anche dei processi-spettacolo, come quello contro il membro del Parlamento Yahya Shammas, della Bekaa, arrostato nel 1994 e condannato nel 1996 a sette anni di lavori forzati ed alla confisca dei beni. Allo stesso modo, Ghassan Matraji fu arrestato nel luglio del 1996 per traffico di droga e di anni, riciclaggio e falsificazione di moneta. Negli ultimi due mesi il governo libanese ha annunciato di aver distrutto decine di coltivazioni di marijuana e di papavero nei villaggi di al-Yamune e Yunin, e di aver peremisito una fattoria appartenente alla fa¬ miglia Anihaz, vicino a Baalbek, trovando grandi quantità di marijuana ed hashish, eroina ed armi leggere, ed arrestando Ghaleb Amhaz, un membro della famiglia. Ma contraddicendo le sue stesse dichiarazioni ufficiali circa la propria lotta efficace ed instancabile contro la droga, e violando gli impegni presi con la convenzione di Vienna, il governo libanese ha annunciato a sorpresa, nel dicembre del 1997, un'amnistia generale nei confronti di migliaia di cittadini accusati o ricercati per reati di ogni tipo connessi alla droga prima del 31 dicembre 1992. Yahya Shammas è tra coloro i quali hanno beneficiato di questa legge. L'amnistia generale ha annullato completamente le accuse contro i trafficanti e i produttori di droga, permettendo loro di tornare «ai lavoro». Malgrado la generosa clemenza dimostrata nei confronti dei criminali della droga, il governo libanese, così come gli stessi contadini libanesi, non si son fatti alcuno scrupolo nel lamentarsi con le Nazioni Unite perché non destina fondi per lo sviluppo di colture alternative alla droga, come stabilito nel programma Onu per la guerra alla droga in Libano. 1 libanesi hanno elevato questa protesta durante la conferenza regionale dell'Orni, tenuta a Beirut dal 29 giugno al 3 luglio scorsi, sui metodi di lotta alla produzione ed al commercio di droga, ed ai gruppi terroristi coinvolti nel traffico di stupefacenti. La condotta del governo libanese, i suoi pronunciamenti ufficiali ed il suo vero atteggiamento nei confronti del problema della droga sul terreno, contribuisce alla «prosperità» del traffico di stupefacenti ed ai laboratori in Libano, frustrando così gli sforzi americani per ridurre il contrabbando di droghe verso l'Europa e gli Stati Uniti. Alan Powell Nella Bekaa interi clan «lavorano» alla raffinazione Beirut fa fìnta di niente S'ekrato f Kholdél/» Jiél iTr'Poli Hermel OZghorto O 4 PIANO 4Bcharre DELIA 0 BEKAA Byblos Deir el-Ahmar O 0 Yommoune^Boo|bel< .^Jounieh Anlelios . * A4 P Beirut *oMle QabbElioS0°Ch,^^ttìJ ODomosco SIRIA ■ Porli ufficiali Porti clandestini A Laboratori d'eroina Zona di cultura di "marijuana e di oppio ■ m Spesso anche i bambini sono schiavizzati e costretti a lavorare nel ciclo della produzione della droga: nella feto un bambino in un campo di oppio nella valle della Bekaa

Persone citate: Badawi, Ghaleb Amhaz, Ghassan Matraji, Powell, Sharaf, Yahya Shammas