La fine del «libero Kosovo»

La fine del «libero Kosovo» Migliaia di civili in fuga davanti ai serbi, la trojka della Unione europea tenta una ultima mediazione La fine del «libero Kosovo» Caduta Malishevo, roccaforte dei ribelli ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Malishevo, la roccaforte dell'esercito di liberazione del Kosovo, è caduta nelle mani delle truppe di Belgrado alle 5 di ieri pomeriggio. E' quanto afferma il centro informativo serbo, aggiungendo che non ci sono state vittime tra la popolazione civile. Le unità della polizia e dell'esercito jugoslavo sarebbero entrate in città dopo una sanguinosa battaglia eoa i guerriglieri indipendentisti albanesi. Non sono state fomite notizie sulle perdite dalle due parti. Dalla città dove avevano trovato rifugio temporaneo sono in fuga migliaia di profughi albanesi. Anche i combattenti dell'Uck avrebbero abbandonato Malishevo dopo essere stati sconfitti dalle forze jugoslave. Ma i combattimenti fra le truppe di Milosevic e i separatisti albanesi divampano in tutto il Kosovo. Secondo fonti albanesi l'artiglieria pesante serba ha bombardato la località di Lapushnik per il quarto giorno di seguito. A detta di Belgrado Lapushnik è da lunedì sotto il controllo delle forze jugoslave, ma gli albanesi sostengono che nel paese lungo la strada PristinaPec si continua a sparare. Fonti serbe parlano invece di una controffensiva dell'Uck nelle vicinanze di Kijevo, a Sud dell'arteria principale della regione. Sempre a detta di Belgrado le unità jugoslave avrebbero riaperto la strada Pristina-Pec, chiusa da più di tre mesi per via delle barricate dei guerriglieri albanesi. Ma un gruppo di giornalisti stranieri che ieri ha voluto passare per questa strada è stato rimandato indietro dalla polizia serba. La situazione è particolar¬ mente drammatica nei pressi di Suva Beka e Klina dove i serbi hanno attaccato un gruppo di villaggi albanesi. A detta dei testimoni lungo la strada Klina-Kijevo e Klina-Pristina sono in fiamme decine di case. Ventimila profughi albanesi sono in fuga dalla zona dei combattimenti. Le battaglie infuriano lungo il confine con l'Albania, vicino a Djakovica e a Decani. Nel villaggio di Junika, assediato dalle truppe di Milosevic, sarebbe stata fucilata un'intera famiglia albanese, in tutto 20 persone tra cui la gran parte bambini. Lo riferisce il centro informazione del Kosovo, aggiungendo che i serbi, che fanno uso di carri armati, autoblindo e artiglieria pesante, attaccano Junika da tre direzioni diverse. In una delle giornate più sanguinose del conflitto kosovaro a Belgrado è arrivata la trojka europea, il segretario del ministero degli Esteri austriaco Albert Rohann, il direttore dell'amministrazione politica del ministero degli Esteri tedesco Wolfgang Ischinger e il direttore politico del ministero degli Esteri britannico John Sperry. I tre devono incontrare il capo della diplomazia jugoslava Zivorad Jovanovic, nonché l'ambasciatore americano in Macedonia Christopher Hill, braccio destro del supermediatore Usa per il Kosovo Richard Holbrooke. «La ripresa del dialogo politico è l'unico modo per calmare le tensioni» ha dichiarato al termine del suo incontro con l'ambasciatore Hill a Pristina il vicepresidente! del governo jugoslavo Nikola Sajnovic, aggiungendo che nel Kosovo non ci sono alternative alla soluzione politica. Ma la crisi nella regione si aggrava di giorno in giorno. Più di centomila profughi sono stati costretti ad abbandonare le loro case. «L'alto commissariato per i profughi dell'Orni non ha l'accesso alla regione, per cui non possiamo aiutare i civili che ne hanno bisogno. Abbiamo mandato aiuti umanitari da Belgrado a Pristina, ma non possiamo fare di più perché le strade sono chiuse. Con l'arrivo dell'inverno nel Kosovo rischia di ripetersi il dramma dei profughi della Bosnia» ha dichiarato ieri a Ginevra il portavoce di questa organizzazione Chris Janowski. Ingrid Badurina Spazzate dai tank le barricate che da mesi bloccavano la strada strategica tra Pristina e Pec Tre poliziotti dell'esercito jugoslavo avanzano sulla strada che collega Pristina a Pec con una bandiera della Serbia