Napoli, il fronte dei disperati di Antonella Rampino

Napoli, il fronte dei disperati Napoli, il fronte dei disperati Le truppe organizzate per il posto fisso REPORTAGE IL DRAMMA DEL SUD NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Barboncino e Tramontano lavorano ancora al Comune di Napoli. Nomi di battaglia, quelle degli Anni Settanta, prima giunta Valenzi: dopo anni e anni di botte e cariche della polizia, alla fine i due ce la fecero, ed ebbero l'ambito posto fisso di Stato. Storia antica quella dei disoccupati organizzati di Napoli, gloriosi combattenti del reddito dipendente. M^ sarà vero, come sospettano nel Palazzo, a Roma, che oggi invece, dietro e a fianco del movimento c'è chi «li usa politicamente»? Di certo, passate le violenze, in piazza c'è il ricatto, e non c'è invece traccia di quell'umanità dolente che pure sono i senza lavoro, coloro che nella società affluente con il posto perdono anche l'identità. I disoccupati organizzati della fine degli Anni Novanta possono essere anche, oggi che non è giorno di scontro, un centinaio di signore e signori moderatamente ben messi che gridano «Buuuh» in un corteo autorizzato verso l'elegante hotel Vesuvio. «Perché anche i turisti devono sapere» dice il loro leader Aminto Cesarini, che un posto fisso ce l'ha in Comune, e ciononostante ha fondato nello spazio di un mattino la lista, area centrodestra, «Eurodisoccupati napoletani». Non c'è traccia di umanità dolente perché i movimenti che sorgono «spontanei» sono decine, hanno poche centinaia di iscritti, e qualche volta la quota costa anche centomila lire, «proprio come a un circolo del tennis», ci informa Gennaro Migliore, che a Napoli ha la responsabilità della federazione di Rifondazione comunista. E poi perché chi ieri si fosse affacciato a Napoli avrebbe visto tra Palazzo Reale presidiato dai carabinieri e la prefettura piantonata dall'esercito un centinaio ancora - di rubizzi giovinotti armati di maschere, pinne e gommoni, più lo striscione «Welcome in Tienanmen». «Siamo andati sulla Cnn!», esultava al telefonino il leader degli Azzurri, incurante del fatto che la Cnn era ieri impegnata a tempo pieno sul caso Lewinsky. Vincenzo Guidotti, organizzatore di lotte nelle discariche, ha fondato un suo sindacato perché, dice, «a Cgil, Cisl e Uil era sfuggita l'idea che, oltre a proteg gere chi perde il lavoro, bisogna preoccuparsi anche di chi il lavoro non ce l'ha». E così, ecco «un movimento di centro, per l'Italia de mocratica, socialista e repubbli cana», con sede nell'elegante Gal leria Umberto I. «Gennà, domani smobilita tutto, si va a Roma da Federica. Per carità, quelli di Napoli sono stati buonissimi, ma glielo vuoi dire a quelli di Nola e Salerno che le molotov non le voglio neanche sentir nominare?» fa il leader «azzurro» ai telefonino. La sede è proprio la stessa delle Federcasahnghe, il movimento del sottosegretario al Lavoro Federica Rossi Gasparrini. Dunque, disoccupati organizzati alla terza ondata tecnologica, addentrati nei gangli della scienza politica-economica quanto e più dei loro ex sindacalisti. Davvero è solo Bertinotti a giocare politicamente con i senza lavoro? Gennaro Migliore vorrebbe rispondere «magari», magari fosse possibile a Rifondazione controllare e «cavalcare» un movimento come quello dei disoccupati napoletani, che porta decine di migliaia di voti, e lo fa dai tempi di Valenzi, a quelli di Cirino Pomicino, a oggi. Non può perché glielo impedisce l'educazione politica, e la realtà: «Questo è un movimento anti-po¬ litico, in cui di volta in volta i partiti possono essere tutt'al più compagni di strada». In piazza ci sono solo 3 raggruppamenti che hanno 10-15 anni di vita, il Coordinamento Lsu, quello degli «Lsu organizzati», e «Lotta per il lavoro», che sono stati ricevuti ùi passato da Prodi, D'Alema e dallo stesso Bertinotti, e che con Basso- lino interloquiscono regolarmente. «Solo Treu, l'altro giorno a Palazzo Reale, prima ha fatto dire loro che li avrebbe visti, poi è scappato da una porta di servizio, proprio lui che è il ministro del Lavoro, mentre Donatella Dini rilasciava al Corriere del Mezzogiorno dichiarazioni che avrebbero fatto sfigurare Maria Antonietta il giorno della presa della Bastiglia», spiega l'economista Massimo Lo Cicero. Perché poi, se la città reagisce compostamente alle manifestazioni di piazza dato che non esiste famiglia, a Napoli, in cui non vi sia almeno un disoccupato, l'intelligencija è invece irritata. «La miriade di movimenti impolitici che si occupano del lavoro ha sempre reagito con violenza solo quando ci sono state cariche della polizia», dice Migliore. Ne sa qualcosa Silvano Ridi che ha guidato la Cgil campana tra il '74 e l'83, gli anni forse più caldi. Quando era segretario della Camera del lavoro, chiamò la polizia per farla sgomberare dai movimentisti che l'avevano occupata. Poco dopo, «emigrò» a Roma come deputato pidiessino. Ridi racconta che la storia è vecchia, cominciò con la legge che consentiva - e consente - agli ex detenuti di formare cooperative, di netturbini per lo più, e con i lavori socialmente utili. Così, da una parte ci sono movimenti che hanno a capo ex detenuti, gente diventata magari «per bene», ma che in quanto a violenza va per le spicce. Dall'altra parte, spiega Ridi, gli Lsu che vengono assunti a tempo determinato, per realizzare progetti. I Comuni, le Province, le Regioni, i vari enti si sono trovati a non dar corso ai progetti per i quali i lavoratori «socialmente utili» venivano assunti, perché dopo 2 o 3 contratti i pretori del lavoro avrebbero potuto imporre facilmente l'assunzione. Così, quelli delle Lsu sono di fatto mantenuti di Stato a 800 mila lire al mese. E allora, meglio sarebbe un vero e proprio sussidio di disoccupazione. «E' meglio non pensare cosa sarà quando davvero verrà istituita Italia Lavoro, l'agenzia di lavoro mterinale di Stato», commenta Ridi scuotendo la testa. Antonella Rampino Ai cortei con maschere, pinne e gommoni Ieri la sfilata davanti all'albergo Vesuvio «Perché anche i turisti devono sapere»