Clinton fa finta di niente

Clinton fa finta di niente Clinton fa finta di niente Impassibile ai funerali degli agenti WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel giorno di Monica Lewinsky, Bill Clinton ha indossato l'abito blu delle occasioni solenni e si è recato al Campidoglio per presenziare alla cerimonia funebre per le due guardie uccise durante la sparatoria di venerdì scorso. C'era il governo al gran completo, c'erano tutti i senatori e i deputati, e in mezzo a tutti, il Presidente, emozionato, pieno di empatia per i familiari, assolutamente concentrato sul dolore vero che il folle gesto di Rusty Weston ha suscitato nel Paese. Come sempre, nei suoi momenti di grande difficoltà Clinton si sforza di apparire come lo statista che non si lascia distrarre dagli scandali. La Casa Bianca è nella bufera dopo le ultime notizie sul caso Lewinsky ma il grande timoniere, impassibile, mantiene la barra salda sulla rotta. In realtà, dietro le quinte, il Presidente è furiosamente al la¬ voro per tirarsi fuori dall'angolo in cui il procuratore Kenneth Starr sembra averlo cacciato con le sue ultime mosse a sorpresa. E per buona parte della mattinata Clinton è rimasto chiuso nello Studio Ovale con il suo avvocato personale David Kendall per studiare la prossima iniziativa. Nonostante il clamore suscitato dall'annuncio che la Lewinsky ha ottenuto la piena immunità da Starr in cambio della sua collaborazione, l'attenzione del Presidente rimane fissata sul suo interrogatorio, le cui modalità sono ancora oggetto di serrata trattativa con il procuratore. Pare che Starr sia disposto ad accettare che la testimonianza di Clinton avvenga alla Casa Bianca. Il Presidente vuole evitare a tutti i costi l'umiliazione di recarsi davanti al gran giurì alla corte federale (Hillary dovette farlo nell'ambito dell'inchiesta Whitewater e i Clhiton non hanno dimenticato quanto quell'esperienza fu spiacevole). In tal caso l'hiterrogatorio verrebbe filmato e poi mostrato al gran giurì (oppure il gran giurì verrebbe trasportato alla Casa Bianca). Non è chiaro se il procuratore abbia anche accettato che l'avvocato Kendall sia presente durante la testimonianza un privilegio che non viene concesso a chi è chiamato a testimoniare sotto giuramento davanti ad un gran giurì. Ma rimangono altri punti importanti da chiarire: il «campo» dell'interrogatorio - su cosa è disposto a testimoniare il Presidente - e la data. Pare che Kendall stia cercando in tutti i modi di ritardare l'interrogatorio del Presidente sostenendo che la sua agenda è fitta di avvenimenti e che sarebbe opportuno farlo slittare a settembre. Starr, invece, vorrebbe chiudere tutto entro la settimana prossima in modo da mandare il suo rapporto al Congresso prima che chiuda per ferie il 7 agosto. L'altro motivo per cui Starr si oppone al rinvio: teme che se interroga Monica la settimana prossima, come appare probabile, Kendall avrebbe poi modo di sapere dagli avvocati dell'ex stagista che cosa ha detto sotto giuramento. Sulla questione della data, insomma, si rischia di assistere ad un vero braccio di ferro. Anche perché Clinton sta meditando di non accettare il verdetto della corte d'appello di due giorni fa secondo cui il legale della Casa Bianca Bruce Lindsey, uomo di fiducia del Presidente, non potrà usufruire del privilegio di discrezionalità legale-cliente e dovrà testimoniare. Il Presidente potrebbe chiedere un parere della Corte suprema su questa controversa decisione (effettivamente ha sollevato parecchie perplessità tra giuristi). E questo, naturalmente, vorrebbe dire guadagnare altro tempo e far saltare i piani di Starr per una rapida risoluzione della vicenda. [a. d. r.l Ma tra i suoi legali e il procuratore la trattativa è frenetica La richiesta chiave è non testimoniare davanti al gran giurì Il presidente Bill Clinton durante i funerali dei due agenti uccisi durante l'assalto a Capitol Hill poche ore dopo l'annuncio della confessione di Monica Lewinsky

Luoghi citati: Capitol, Washington