I Comuni spremono il contribuente di Raffaello Masci

I Comuni spremono il contribuente La Corte dei conti denuncia: nel '96 le tasse municipali cresciute più dett'inflazione(+5,4%) I Comuni spremono il contribuente Impennata delle imposte, colpita soprattutto la casa ROMA. Dopo lo Stato, anche i Comuni picchiano duro sui contribuenti. Ogni cittadino ha pagato nel '96 quasi seicentomila lire di tasse comunali, il 5,4% in più dell'anno precedente, e quasi tutte sulla casa e i servizi relativi. Questo dice la «relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali» presentata ieri dalla Corte dei Conti, denunciando la lunga marcia della pressione fiscale che non solo aumenta per iniziativa del governo centrale (quasi un punto in più in un anno, rilevò a suo tempo l'Istat) ma comincia a galoppare anche negli enti locali per ciò che attiene la loro materia impositiva. E a farne le spese è soprattutto la casa che, solo con l'Ici, ha garantito più della metà dei 22.732 miliardi di entrate dei Comuni. A seguire c'è la tassa sull'immondizia (Tarsu), che supporta il 23% del gettito. Entrambe incidono enormemente anche sulle attività produttive e commerciali, e pertanto la pubblicazione di questi dati ha suscitato le ire di Confedilizia, Confesercenti e Confartigianato. Ma il sottosegretario al Tesoro, Macciotta, ha minimizzato: «I numeri sono in linea con i processi di decentramento». Nel '96 (ultimi dati disponibili) rileva la Corte - ogni italiano ha pagato al Comune 32 mila lire in più rispetto all'anno precedente: 578.618 contro 546.440, con un incremento del 5,4%, che ha superato di un punto e mezzo l'inflazione (che allora era al 3,9%). Nell'elenco dei tributi più esosi, la palma - si diceva - va all'Ici, dai cui canali giunge ai Comuni il 52 del totale delle entrate da tassazione. Solo da questo prelievo, nel '96 sono affluiti nelle casse cittadine 11.521 miliardi, con un incremento di poco superiore al 4%. La tassa sui rifiuti, in sigla Tarsu, è un altro punto dolente: il suo peso è salito in un anno dal 21,8 al 23,5 per cento, grazie al consistente aumento degli accertamenti (+13,6%) che tuttavia, per una quota considerevole pari al 38,7%, non si si sono tradotti in effettive riscossioni. Nel '96 c'era ancora l'Iciap (poi incorporata nell'Irap) grazie alla quale entrarono nelle casse municipali 1669 miliardi: il 7,3% delle entrate. Eppure, nonostante questa profusione di soldi, le uscite, che nei piani del governo avrebbero dovuto contenere la loro crescita entro il tasso programmato di inflazione (+3,5%), hanno rispettato tale limite soltanto nei comuni (+3,4%), mentre gli impegni complessivi degli altri enti locali sono lievitati del 4,4% a causa delle mani bucate delle Province (+10,1%) e delle comunità montane ( +10,6%). Inoltre, la mancata trasformazione in effettivi pagamenti di un considerevole importo di impegni ha portato ad un incremento dei residui passivi (25.261 miliardi, più 4,3% rispetto al '95) e questo - secondo la Corte - è indice «di scarsa capacità di spesa degli enti e di ritardi nella utilizzazione delle risorse impiegate che, trattandosi di spesa corrente da attuare rapidamente, non possono essere imputati a prevalenti difficoltà procedurali». Quanto alla classifica dei Comuni «spremitori», quello di Bologna risulta essere al primo posto: + 19,4% di incremento (942.968 lire nel '96, contro i 789.703 dell'anno precedente), seguita da Milano (973.030, +1,04%) e da Roma (910.792, +2,8%). Sotto la media c'è invece Palermo con le sue 308 mila lire a testa. Questa classifica, ovviamente, ha suscitato subito reazioni e polemiche. E così Flavio Delbono, assessore al Bilancio del comune di Bologna, spiega che, se è vero che la sua città chiede di più, è anche vero che offre più di moltissime altre in tennini di servizi. Milano e Roma avranno certamente meno scusanti. Ma tant'è. Intanto, sempre dal fronte fiscale, una buona notizia arriva dal ministro Visco che promette la fine del sistema burocratizzato. Il nuovo ministero delle Finanze, ha detto, dovrà essere efficiente ed agile come un'impresa, pronto a confrontarsi con il contribuente ed anche ad accoglierlo in ambienti confortevoli e tinteggiati ma, soprattutto, dovrà cancellare il «fenomeno terrificante» delle «cartelle pazze» e l'abitudine agli slittamenti, ai ritardi e alle code. Raffaello Masci

Persone citate: Flavio Delbono, Macciotta, Visco

Luoghi citati: Bologna, Milano, Palermo, Roma