« Jessica addio, ma non ho colpa»
« Jessica addio, ma non ho colpa» Più nessuna speranza, questa mattina dovrebbe essere staccata la spina « Jessica addio, ma non ho colpa» La madre della bimba che ha ingerito il metadone FIRENZE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Jessica, due anni, non ce l'ha fatta. La quantità di metadone ingerito era troppo alta per il suo piccolo corpicino di bambina. Stamani, alle prime luci dell'alba, l'apposita commissione di medici riunita ieri pomeriggio per decretare la morte clinica della piccola dovrebbe aver staccato la macchina che permetteva a Jessica di respirare, anche se il suo elettroencefalogramma era ormai piatto da ore. Già ieri i medici avevano comunicato alla mamma della bambina che non c'erano più speranze, ma la giovane donna (denunciata insieme al convivente per lesioni colpose gravi e abbandono di minore), con gb occhi scavati dalla droga e dal dolore, sembrava non volersi arrendere all'idea che sua figlia fosse morta. «Io spero ancora continuava a dire - e non mi sento in colpa, è stata mia disgrazia. Certo se fossimo stati più attenti...». Più attenti, come se le circostanze, ormai completamente chiarite dalla squadra mobile, che hanno portato Jessica a bere il metadone fossero state casuaU. La mamma della bambina e il suo attuale convivente si sono presentati al Sert di Pisa per ritirare la quotidiana dose di metadone destinato ai tossicodipendenti che seguono un programma di disintossicazione. L'uomo, anziché bere la sostanza dal bicchiere fornito dalla struttura, ha versato il contenuto in una bottighetta (forse con l'intenzione di utilizzarlo successivamente o di venderlo) che ha sistemato sotto il seggiolino della sua Y10, sul sedile posteriore della quale c'era Jessica. I due hanno poi deciso di «farsi» in auto, senza preoccuparsi della bambina. Così mentre l'eroina portava i due sciagurati in viaggio nei paradisi artificiali, ottenebrando la loro mente, la piccola, trovata la bottiglietta, beveva lunghi sorsi di quella strana sostanza dal dolce sapore di lampone. La mamma e il suo uomo verso l'estasi, Jessica verso la morte. La tragedia si è consumata la sera di lunedì 20, ma solo la mattina dopo la donna, avvertita dal convivente che parte del contenuto della bottighetta era sparito, ha capito a cosa attribuire il malessere e i conati di vomito che per tutta la notte avevano torturato la sua piccina. Troppo tardi perché la corsa prima al vicino ospedale di Fucecchio e poi al pediatrico Meyer di Firenze potesse servire a salvarle la vita. Troppo violenta l'overdose di metadone, troppo fragile il fisico di Jessica. Durissime le accuse lanciate alla ex moglie e alle istituzioni dal babbo della bambina, anch'egli tossicodipendente, che da tempo si sta curando nella comunità terapeutica il Doccio a Bientina: «Ho ima grande rabbia dentro perché si poteva fermare questa situazione. Era un anno che lo facevo presente ai servizi sociali, ma non è stato preso alcun provvedimento. Alcuni medici mi avevano detto di aver visto la bambina in ambienti poco sicuri, nelle piazze dove circola la droga: nessuno mi ha ascoltato». L'uomo, originarie di Cagliari dove ha altri due figli di 11 e 12 anni, poteva invece vedere Jessica solo un'ora al mese alla presenza di almeno tre persone. Francesco Matteini Fiori sul seggiolino d'auto di Jessica
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