«Un voto truffa in Cambogia» di Fernando Mezzetti

«Un voto truffa in Cambogia» L'opposizione accusa: brogli «Un voto truffa in Cambogia» PHNOM PENH. Elezioni libere e corrette nello svolgimento, ma brogli nel conteggio dei voti, subito denunciati dai tre partiti in lizza, ognuno reclamando il proprio successo accusando i rivali. Da anni sotto mia tutela intemazionale impotente davanti alle sue feroci lotte interne, la Cambogia è già di nuovo a rischio prima ancora che si conoscano i risultati del voto di domenica. Si profila il pericolo che i partiti non riconoscano il risultato, e il Paese piombi di nuovo nel caos. Superando ogni previsione, l'affluenza alle urne è stata altissima, oltre il 90 per cento dei circa 5 milioiù di aventi diritto. Un solo, grave incidente nella giornata elettorale: in mia provincia del Nord, dove gli ultimi irriducibili khmer rossi hanno le loro basi, sette persone sono state uccise in mi raid dei guerriglieri. A parte la tensione e le intimidazioni in quell'area, l'andamento delle votazioni è stato giudicato positivamente dall'insieme degù oltre 500 osservatori internazionali di varie organizzazioni, soprattutto dell'Unione Europea, che ne ha sopportato il costo logistico. Da Vienna, l'Austria, presidente di turno dell'Unione, si dichiara soddisfatta dello svolgimento, definendolo «libero e corretto». Ma con lo scrutinio si sono levate, da parte dei partiti in lizza, le accuse di brogli nel conteggio delle schede, particolarmente nelle campagne. L'opposizione monarchica guidata dal principe Norodom Ranariddh, figlio di re Sihanouk, e il partito al potere capeggiato da Hun Sen che contro il primo lanciò mi armo fa un colpo di Stato preventivo mettendo la capitale a ferro e fuoco, si proclamano entrambi vincitori negli scrutini fino a ieri pomeriggio effettuati; un terzo partito fondato e guidato da Sam Rainsy, ex alleato di Ranariddh, vanta una certa affermazione. I risultati definitivi si avranno solo nei prossimi giorni, ma già ieri sera il partito popolare cambogiano (Ppc) di Hun Sen canta¬ va vittoria, affermando di essersi aggiudicato 66 dei 122 seggi in palio: indicando con ciò di essere legittimato a restare al potere dopo averne estromesso con la forza mi anno fa Ranariddh, che con Hun Sen lo divideva. Il partito monarchico di Ranariddh, Funcipec, non parla di risultati finali, ma proclama che dopo lo scrutinio di un terzo dei voti si trova in testa. Il terzo contendente annuncia che le sue proiezioni lo danno al terzo posto col 22,6 per cento dei voti, dietro al Funcipec con il 37,7 e il Ppc con il 39,6. Il Funcipec e il partito di Sam Rainsy denunciano brogli in molti seggi. A sua volta il Ppc, nel proclamarsi vincitore, pur avendo in mano tutte le leve del potere, afferma di essere stato vittima di manipolazioni nei conteggi in alcune zone. Esso ammette che Sam Rainsy ha avuto dei seggi in aree già sotto controllo dei khmer rossi, e con ciò tende a delegittimarlo; a denti stretti, data la forte presenza internazionale, ammette che nella capitale il Funcipec ha avuto la maggioranza, ma reclama maggior sostegno nazionale nelle campagne e nelle altre città. Benché non ancora definitivamente chiaro, ci sono le premesse che il risultato non venga accettato. Nelle elezioni del '93 il Fmicipec ebbe la maggioranza, ma Hun Sen non accettò il verdetto in base al quale avrebbe dovuto lasciare il potere che aveva dall'82, quando fu installato dai vietnamiti. Su pressioni mternazionali e per le tensioni interne, Ranariddh dovette accettare di fare con lui un governo in cui erano entrambi primi ministri. Un anno fa, con un colpo di Stato Hun Sen si impossessò di tutto il potere mentre Ranariddh fuggiva all'estero. Mesi fa, sempre sotto pressioni internazionali, l'intesa col rientro di Ranariddh e queste elezioni d cui sbocco è più che mai incerto. Fernando Mezzetti

Luoghi citati: Austria, Cambogia, Phnom Penh, Vienna