D'Alema, attacco agli ulivisti
D'Alema, attacco agli ulivisti RETROSCE ACOUE AGITATE NELLA QUERCIA D'Alema, attacco agli ulivisti «Basta lottare contro la leadership del Pds» L/7 ROMA m ATTACCO di Massimo D'Alema giunge improvviso. Coglie di sorpresa sia Fabio Mussi che Walter Veltroni, due dei destinatari dell'offensiva del segretario che più tardi confideranno a qualche collega di partito che non si aspettavano tanta virulenza. Il leader della Quercia, rivolto alla platea della direzione del suo partito, elenca i suoi nemici: coloro che credono nell'Ulivo, quelli che promuovono il referendum, gli esponenti del cosiddetto partito dei sindaci (da Bassolino a Rutelli) e persino quanti sparano su Berlusconi. Tutti questi signori in realtà sarebbero contro D'Alema. La lista dei presunti persecutori del segretario è lunghetta, tanto da dare adito, da parte dei diessini, ad alcune battute sullo stato emotivo dell'uomo. «Piccato e un po' ingeneroso», secondo Mussi. «Stizzito» e affetto da una «forma di disagio soggettivo», a giudizio di Claudio Petruccioli. «Arroccato», per il coordinatore della sinistra interna Giorgio Mele. E che il leader - nonostante ripeta «sono tranquillo» - sia nervoso lo si vede dal modo teso in cui parla, dai tic che riaffiorano. Ma pensare che quello di D'Alema sia lo sfogo di un politico ridotto in solitudine sarebbe un errore. Il segretario lancia la sua chiamata alle armi. «O con me o contro di me», dice alla sua maggioranza, a quei Folena, Zani, Brutti, che hanno abbandonato l'ortodossia dalemiana, a quel Fassino che fa il «pendolare». «O con me o contro di me», dice a Bassolino, che vagheggia la Costituente dell'Ulivo, e a Mussi e a Veltroni che vorrebbero trasformare l'albero del centrosinistra in un soggetto politico. Ha un duplice obiettivo, la replica del segretario alla direzione. Da una parte, rappresenta il tentativo di stanare personaggi come il vice presidente del Consiglio e il capogruppo diessino alla Camera, che gli hanno dato del filo da torcere, di questi tempi; dall'altra, l'intervento di D'Alema rivela la preoccupazione del leader che vede la sua stessa maggioranza sfilacciarsi, allontanarsi da lui, andare per proprio conto senza seguire sempre la linea del segretario. Sì, il capo della Quercia teme che ulivisti e dalemiani scontenti possano convergere, e non per presentare una mozione contrapposta al prossimo congresso, che questa è un'ipotesi campata in aria, bensì per condizionarlo nelle future scelte, per «commissionare» la leadership di Botteghe Oscure, già messa in difficolta, spesso e volentieri, dai pronunciamenti dei gruppi di Camera e Senato. Di qui il monito dalemiano «O con me o contro di me». Del resto queste stesse parole, il segretario le ha pronunciate veramente un mesetto fa, parlando del congresso prossimo venturo con alcuni parlamentari. Il leader della Quercia interviene poco prima delle due del pomeriggio. Individua un primo bersaglio - il partito dei sindaci - e spara. E' frutto di «una cultura arcaica», è «una scorciatoia di ceto politico», «l'idea della democrazia degli eletti» appare «come un arretramento». Quindi l'avvertimento finale ai sindaci: «Calerà anche la loro popolarità». Poi finiscono nel mirino dalemiano quanti non lo hanno aiutato con le riforme: «Una parte del centrosinistra - dice il leader - ha compiuto un grave errore quando ha scatenato un attacco contro il presidente della Bicamerale, cercando una resa dei conti nella maggioranza. L'obiettivo di fondo, sulle riforme, non era Berlusconi, ero io». Non finisce qui. Il segretario ricarica la pistola e spara sugli ulivisti. «Quando si parla in un certo modo dell'Ulivo, lo si fa esclusivamente a fini di lotta contro la leadership di questo partito». E di nuovo: «L'Ulivo si riunisce solo per brindare». Ancora all'attacco, il leader sostiene che «l'operazione ulivista restringe l'asse della governabilità, mentre il problema è di allargare quest'asse anche oltre le forze della maggioranza». Frase che potrebbe far nascere degli equivoci, ma che il segretario si affretta subito a chiarire ribadendo il suo no a trasformismi, governi diversi, grandi coalizioni. D'Alema continua a parlare e sembra rimuovere quello che aveva detto una settimana fa a Napoli sulla proposta bassoliniana, appoggiata da Veltroni, di una costituente dell'Ulivo. Ora il leader dice: «Rischiamo di trovarci una costituente del nulla con una destrutturazione di una forza della sinistra europea». Molti ulivisti sono anche referendari (e si sa che pure a Veltroni e Prodi questa iniziativa non dispiace). E allora ecco l'attacco al referendum elettorale: «Se si pensa - dice D'Alema - di distruggere i partiti, allora l'obiettivo siamo noi, il nemico principale siamo noi, il nemico principale è l'anomalia italiana rappresentata dal nostro partito e dal suo leader». I «messaggi interni» giungono tutti a destinazione, con quest'ultimo avvertimento, riferito al congresso: «Bisogna fare chiarezza». E «chiarezza» D'Alema vorrebbe farla anche sulla linea strategica nei confronti del Polo. «La politica - avverte il segretario - non si fa con l'elmetto. Qui non c'è una guerra tra l'avanguardia rivoluzionaria delle procure e il male, che è Berlusconi». Quindi, il dialogo con il centrodestra - «espressione brutale di certi spiriti animali della solete» - è necessario, checché •e dicano gli ulivisti Petruccioli (che accusa il segretario di aver collezionato «pesanti insuccessi» con la sua vocazione alla «consociazione) e Carlo R.ognoni (secondo il quale «quando Berlusconi dà uno sganassone bisogna restituirgliene uno e mezzo»). Arriva a dire che il ribaltone fu «uno strappo del bipolarismo», il segretario, ma anche sul dialogo con il Polo la sua stessa maggioranza fatica a seguirlo. Maria Teresa Meli La sfida al partito dei sindaci «Calerà anche la loro popolarità» Poi critica i suoi sulle riforme «Una parte del centrosinistra cercava la resa dei conti con me» Botta e risposta con Mussi «Piccato e un po' ingeneroso» «No, ho solo detto la mia» Iniziato il duello con Veltroni per il congresso d'autunno Qui accanto il segretario della Quercia Massimo D'Alema A destra il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni
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