«E' la solita politica dello struzzo»

«E' la solita politica dello struzzo» IL LEADER Di R1FONDAZEONE «E' la solita politica dello struzzo» Bertinotti: il premier e Cofferati? Neo-conservatori MROMA A come, il conflitto sociale esplode, e cosa fanno il governo e i sindacati? Invece di affrontare il problema, accusano noi di essere degli agitatori. Pazzesco. Di più: questo è politicismo». E' irrefrenabile il Bertinotti furioso. Disegna un'analisi particolareggiata, e poi arriva alla conclusione: Prodi e Cofferati sono neo-conservatori, «perché hanno il tipico atteggiamento di chi, messo di fronte a un conflitto di piazza, misconosce i problemi sociali. E ipotizza invece che qualcuno strumentalizzi la lotta. Così, ci si mette nella condizione di dover reprimere il conflitto, invece di capirlo e superarlo». Ma Prodi e Cofferati non saranno mica come Tambroni... «Ma scusi, le grandi lotte dei braccianti e degli operai, negli Anni Cinquanta hanno difeso o no la democrazia in Italia? L'hanno fatto subendo non solo le cariche della polizia, ma anche la violenza dello Stato, e pagando, sia detto senza retorica, anche un tributo di morte. Questo sono stati gli scioperi e le manifestazioni nella storia della sinistra di questo Paese. Anche allora c'era chi diceva che lavoratori e operai fossero fomentati dai comunisti. Perché i conservatori sono coloro che non riconoscono mai ai lavoratori di pensare con la propria testa. Trovo sconcertante che tra i nuovi conservatori di oggi ci siano il presidente del Consiglio e il capo della Cgil». Ma oggi la situazione è evidentemente diversa, Bertinotti. E forse l'Italia è un Paese più bisognoso di modernizzazione e di stabilità, che di lotte e conflitti. «Guardi che negli Anni Sessanta la ripresa delle lotte operaie segnò la nascita del centro-sinistra. Dalle lotte non dipende solo la trasformazione, ma perfino la modernizzazione del Paese. Oggi queste cose vengono cancellate per puro spirito di servizio al dio della governabilità. A me viene l'orticaria, perché queste sono cose che nel bagaglio delle sinistre dovrebbero essere ovvie». Prodi ha detto che «c'è chi gioca sulla pelle dei disoccupati». Lei si identifica, dunque, in quelle parole? «Io trovo sorprendente il testardo rifiuto del governo a capire la società. Evidentemente, il centro-sinistra ha una classe dirigente sorda. Prima non vedevano la crisi sociale, un vero e proprio rifiuto della realtà. Poi hanno tentato di sminuire il valore delle indagini sul disagio sociale dell'Istat e del Censis: i dati dicono che dal '92 al '97 in Italia il prodotto interno lordo è cresciuto di 8 punti, mentre l'occupazione è scesa del 4 per cento. Di fronte a questo, il centro-sinistra tende a sperare negli automatismi della crescita. Non basta, arrivano i dati della commissione per la povertà: misconoscono anche quelli. Adesso esplode il conflitto sociale, a Napoli e prima ancora a Palermo, cui si aggiungono lotte di fabbriche come l'Ansaldo, la Postalmarket. Ma niente: siamo sempre alla politica dello struzzo». Bertinotti, ma queste cose lei non le aveva dette, durante la verifica di governo? «Le ho dette eccome, non solo a Palazzo Chigi, ma anche pubblicamente: ci sono i documenti, il nostro programma». E allora perché Minniti dice che lei deve impegnarsi nella svolta riformatrice? «Guardi, io voglio stare ben lontano dalle personalizzazioni polemiche. Qui c'è un'intera classe dirigente del centro-sinistra che accuso di rispondere a un grave problema sociale con una fuga politicista nei confronti di Rifondazione comunista. Io ripropongo il pro¬ blema: siamo noi che abbiamo chiesto che alla crisi sociale si rispondesse con una svolta nella politica economica, e abbiamo avanzato contenuti precisissimi. La svolta non c'è stata, ma resta all'ordine del giorno». Ed è per questo che i disoccupati mettono a ferro e fuoco Napoli, è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi. «E sbagliano. Perché l'elemento della svolta non è oggi in calendario. Quel che è avvenuto è un aggravamento della situazione: la crisi sociale si è acuita. A nessuno è permesso di saltare questo argomento parlando d'altro. E il problema non è che c'è chi il conflitto sociale lo vuole alimentare, e altri che lo vogliono sopire: il problema è se questi conflitti, espressione di bisogni sociali non soddisfatti, debbano essere lasciati nella disperazione, o se invece le forze progressiste, democratiche, di sinistra debbano trasformare queste singole manifestazioni di conflitto in un unico movimento, di domanda di riforma complessiva della società». Lei la pone in maniera classicamente marxista: la progressività del conflitto. «Certo. Ma parto dalla considerazione che il Paese è sfiduciato, disincantato. Le lotte di piazza sono l'altra faccia di questo disincanto, e per spezzarlo occorre un progetto politico di riforme, e di unificazioni delle lotte». Bertinotti, ma come fa a proporre la necessità di costruire un movimento antagonista al Prodi che ha portato l'Italia in Europa, e al Cofferati leader moderato di un sindacato che siede al tavolo di concertazione? «Intanto sia Prodi che Cofferati accusano Rifondazione con l'unico scopo di negare l'evidenza di un problema. Si fa credere che qualcuno fomenta le lotte, e dunque che esse non abbiano fondamento nel bisogno sociale. Questo atteggiamento non è offensivo per Rifondazione, è offensivo nei confronti dei disoccupati, dei lavoratori. Cofferati dovrebbe vergognarsi nei loro confronti, non nei nostri». Antonella Rampino fili Dalle lotte dipende la modernizzazione del Paese. Per le sinistre queste cose dovrebbero essere ovvie H ■■ Esplode il conflitto sociale, e cosa fanno governo e sindacati? Invece di affrontare il problema, ci accusano di essere agitatori sp y Si fa credere che qualcuno fomenta le lotte, che non hanno fondamento. E' un atteggiamento offensivo per i disoccupati ij p I progressisti devono trasformare queste singole manifestazioni in un solo movimento ipsp A sinistra il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti A destra il leader della Cgil Sergio Cofferati

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