Intrappolati dal fuoco nel mercantile

Intrappolati dal fuoco nel mercantile Scoperti all'arrivo nel porto di Genova, erano stati rinchiusi in una cabina. Salvati altri tre Intrappolati dal fuoco nel mercantile Morti 5 clandestini: avevano appiccato il rogo per fuggire GENOVA. Cinque clandestini imbarcatisi a Tunisi e scoperti ieri mattina nel container di una nave mercantile, poi rinchiusi in cabina in attesa del rimpatrio, sono morti nell'incendio probabilmente appiccato da loro stessi per creare un diversivo e riuscire in qualche modo a sbarcare. Li hanno trovati pigiati nella toilette, dove si erano rifugiati. Altri tre extracomunitari sono scampati al rogo e fino alla tarda serata di ieri erano sotto interrogatorio, nei locali del Commissariato del Porto. L'inchiesta dovrà accertare tutte le responsabilità, rispondendo soprattutto a un interrogativo: com'è potuto accadere che nessuno si sia accorto delle fiamme finché ormai non c'era più niente da fare su una nave varata appena nel 1997 ed equipaggiata di tutti i moderni sistemi di sicurezza? «E' logico che i clandestini affidati al comandante della nave dalla polizia vengano tenuti in un locale custodito sino al loro rimpatrio - ha dichiarato l'ammiraglio ispettore Renato Ferrara, comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, che si trovava a Genova per il programma di monitoraggio al santuario dei cetacei ed intervenuto sul luogo della tragedia -. E' un fatto che non mi pare straordinario. Il comandante a bordo della sua nave è il capo della polizia. Certo, se poi questi disperati compio- no gesti insensati non è difficile attribuire a loro la responsabilità. Saranno comunque le indagini di polizia ad accertare che cosa sia accaduto realmente e a chi siano da attribuire le colpe. Queste nuove vittime si aggiungono ai tanti extracomunitari che si perdono e di cui non si hanno più notizie». Ha aggiunto il comandante della Capitaneria di Genova, ammi¬ raglio Eugenio Sicurezza: «In altri mari i clandestini restano a bordo per mesi, in attesa del ritorno nel porto di imbarco, alla mercè di equipaggi senza scrupoli che a volte decidono addirittura di scaraventarli in mare». La tragedia dei cinque nordafricani apre per assurdo una speranza per gli altri tre clandestini che, scampati all'incen¬ dio perché si trovavano nella cabina adiacente, ora in qualità di testimoni potranno ottenere un permesso di soggiorno rinnovabile per tutta la durata dell'inchiesta e di un eventuale processo. In mancanza di un centro di prima accoglienza a Genova, saranno ospitati in un centro dei servizi sociali del Comune. Gli otto si erano probabilmente imbarcati nel porto di Tunisi sul mercantile «Linda Rosa», stazza lorda 18 mila 469 tonnellate, una nave «Ro-ro», ovvero per il trasporto misto di automezzi e container, di proprietà della «Levantina Trasporti», compagnia armatoriale di Bari. A bordo c'erano 17 uomini di equipaggio e il comandante Crescenzo Mendella. Partito alle 6 di domenica, il mercantile è arrivato a ponte Canepa alle 6 di ieri. Durante le operazioni di sbarco, gli scaricatori della Culmv hanno scoperto gli otto clandestini in un container. A questo punto il comandante ha avvisato il Commissariato del porto che, in base alle leggi sull'immigrazione, ha affidato gli uomini allo stesso comandante per il loro rimpatrio. I clandestini sono stati chiusi in due cabine della zona equipaggio riservate di solito agli autisti dei mezzi imbarcati. Poi, alle 14,30, la nave è sal¬ pata, sempre però all'interno del porto, da Ponente a Levante, per ormeggiare ai bacini dei cantieri dove sarebbe dovuta rimanere cinque giorni per riparazioni. «Gli uomini erano impegnati a prua e a poppa per le manovre» ha spiegato Roberto Zucchi, pilota del porto salito a bordo della «Linda Rosa». Forse pensando che la nave stesse già facendo rotta per la Tunisia, cinque degli otto clandestini hanno appiccato il fuoco in cabina. Quando è stato dato l'allarme, era ormai tropo tardi. Il medico calato sulla nave dall'elicottero non ha potuto far nul¬ la. I vigili del fuoco hanno lavorato per un'ora e in tutto questo tempo è stato chiuso l'accesso portuale di Levante. Quando la «Linda Rosa» è arrivata a molo Giano, sono scesi i tre superstiti, ammanettati, con gli abiti a brandelli, uno addirittura seminudo, con evidenti segni di ustioni. Due, ora, le inchieste in corso: quella penale della magistratura e quella tecnica della Capitaneria. Alessandra Pieracci prietà della «Levantina Trasporti», compagnia armatoriale agli autisti dei mezzi imbarcati. Poi, alle 14,30, la nave è sal¬ medico calato sulla nave dall'elicottero non ha potuto far nul¬ VI n Genova: nel rogo appiccato sulla nave «Linda Rosa» sono morti cinque clandestini, vittime dell'intossicazione da fumo Nella foto sopra un agente prende in consegna un sopravvissuto

Persone citate: Alessandra Pieracci, Canepa, Crescenzo Mendella, Eugenio Sicurezza, Ponente, Renato Ferrara, Roberto Zucchi

Luoghi citati: Bari, Genova, Tunisi, Tunisia