Gli alibi di Ullrich

Gli alibi di Ullrich Gli alibi di Ullrich «La mia corsa è ormai finita colpa di questo tempaccio» LES DEUX ALPES DAL NOSTRO INVIATO Arriva con la testa piegata a sinistra, dalla parte dell'orecchino d'oro. Gli occhi dell'Omone sono fessure. Jan Ullrich l'altra sera l'aveva detto: «Anche se non dovessi vincere il Tour ringrazio la mia squadra». Aveva ragione: non ci fossero stati Rijs e Bolts, altro che 8 minuti e 57 secondi da Pantani! Sarebbe stata una voragine ben peggiore. Ma Ullrich, almeno a parole, non si arrende al Pirata. «Tutta colpa della sfortuna», è la sua prima frase. «Il freddo e la pioggia mi hanno stecchito», non Pantani. Una foratura a due chilometri dal via, un'altra nella discesa dal Galibier. «Alla seconda foratura ho capito che non era giornata». Il futuro? «Il mio Tour è praticamente finito, il mio distacco da Pantani è troppo forte». Fine delle comunicazioni. Bobby Julich, l'americano di padre tedesco che aveva sfidato il Pirata, è arrivato a 5 minuti e 43 secondi rintronato dalla fatica. Si è infilato nel camper della Cofidis e ancora si aspettano le sue parole. Le ultime, prima della tappa, erano state queste: «Ullrich e la sua squadra sono cotti, Pantani non è più quello del Giro d'Italia e c'è un solo corridore che può vincere il Tour: io. Aspettate Les Deux Alpes e vedrete». Abbiamo visto. All'arrivo altri quattro italiani nei primi venti. Rodolfo Massi, maglia a pois come miglior scalatore, ha già vinto una tappa ai Pirenei: il padre di Pantani l'ha baciato e ringraziato, «gli hai dato una mano, bravo». Giuseppe Di Grande detto Peppuzzo, giovane di belle speranze. «Fino al Galibier mi sono sentito un leone, poi mi è successo di tutto. Per inesperienza ho avuto paura dell'ultima salita, sono andato in crisi di freddo scendendo dal Galibier. Mai sofferto tanto così! Pensavo di ritirarmi, ma mi sono detto "se ti ritiri sei una merda di corridore". E' andata. Oggi ci sarà chi paga gli sforzi, spero di cavarmela». Leonardo Piepoli, eterno scarognato. «Doveva essere la mia giornata, l'ho aspettata, preparata, ma quando ho aperto la finestra e ho visto la pioggia ho capito che la maledizione continua. Mi sono trasformato in un ghiacciolo». Però, fin giù dal Galibier, si è battuto come un gigante, con la sua presenza ha torturato Ullrich in salita e in discesa. Ha corso per Pantani, «perché è un mio amico ed è uno scalatore come me». 1 pantaniani l'hanno applaudito. E infine Daniele Nardello, una tappa vinta in volata a Carpentras: «Sono decimo in classifica generale, terzo degli italiani dopo Pantani e Massi. E adesso o vinco un'altra tappa o miglioro la classifica. Non male, vero?». [gio. cer.j Per Ullrich una sconfitta terribile che non gli concede più speranze di successo

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