L'ULTIMA DISPERAZIONE

L'ULTIMA DISPERAZIONE L'ULTIMA DISPERAZIONE AGENOVA LLE nove di sera, qui al commissariato del porto, sotto alle volte sbiancate dal salso, percepisci ancora la tensione della giornata. Il magistrato è inavvicinabile: «Sta interrogando e comunque non parlerà», ti dicono. Il console tunisino è blindato in qualche ufficio: «Sta parlando con Tunisi». I poliziotti, in camicia o maglietta, transitano con l'aria di avere fretta. Facce scure. Uno dice: «Sono passate più di sei ore da quando è successa 'sta tragedia e ancora non sappiamo neanche come si chiamavano questi poveracci. I morti e i sopravvissuti. Zero. Non sappiamo niente...». Ha a che fare con questa storia il nulla delle identità: poveracci e basta. Che altro? Quale differenza con le altre migliaia di storie? Anche la loro potrebbe essere raccontata con le solite due righe lacrimose, oppure asciutte: scappavano da un posto senza niente, probabilmente la Tunisia. Hanno lavorato anni per pagarsi il passaggio clandestino. L'hanno sognato e poi intrapreso. Sono arrivati a un metro dalla vita. E sono morti. Pino Corrias CONTINUA A PAG. 5 PRIMA COLONNA

Persone citate: Pino Corrias

Luoghi citati: Tunisi, Tunisia