«Qui per gettare un seme» di S. Cap.

«Qui per gettare un seme» «Qui per gettare un seme» // maestro: «Un luogo risorge solo se rinasce la musica» BEIRUT. «Veniamo a suonare qui per gettare dei semi, perché se non rinasce la musica, non si può dire che una città sia davvero risorta». La speranza di Riccardo Muti è che accada qui, in questa nazione che non ha ancora un teatro d'opera funzionante, né un'orchestra stabile, quanto è successo a Sarajevo. Dopo il concerto dell'estate 1997, molti musicisti hanno sentito il desiderio di ritornare, di suonare ancora assieme. Un anno dopo quella serata, l'Orchestra di Sarajevo sarà nei prossimi giorni ospite del festival di Ravenna. «E' stata una sfida, anche rischiosa, ma l'abbiamo vinta: l'impatto che la nostra presenza ha avuto sulla psicologia di quei musicisti è stato imprevedibile». Lo stesso progetto è alle spalle di questo viaggio a Beirut, sollecitato dalle autorità libanesi. «Non volevano musiche del periodo classico dice il maestro, ricordando le trattative per scegliere il programma ma arie e sinfonie dell'Ottocento operistico italiano, qualcosa che ai loro occhi rappresenta la nostra identità. Impaginare un concerto di questo tipo è difficile come e più che dirigere il Concerto di Capodanno a Vienna. Ogni brano è un mondo a sé, ha un proprio carattere e passare da "Casta diva" a "Patria oppressa" nello spazio di pochi minuti richiede ima forte capacità di concentrazione». Si conversa col maestro durante il volo; impeccabile, da parte dell'Alitalia, il rispetto della par condicio: mentre a bordo c'è Muti, il programma di musica classica trasmette Beethoven e Brahms diretti da Abbado. L'Airbus «Gaetano Donizetti» mizia la discesa verso Beirut, oltre i monti libanesi si immagina il vicino confine con Israele e il maestro ricorda i due concerti tenuti a Tel-Aviv e Gerusalemme con l'Orchestra di Philadelphia. Proprio ieri, Arnoldo Foà ha riconosciuto agli ebrei il diritto di non voler ascoltare nel loro Stato la mu¬ sica di Wagner. Eppure, Arturo Toscanini volle eseguirla, quando venne a dirigere il primo concerto nello Stato appena nato... «Dovremmo evitare anche le sinfonie di Bruckner, che Hitler faceva eseguire durante le cerimonie ufficiali del Reich?. Ognuno reagisce a Wagner secondo la propria vicenda, i sentimenti, i ricordi: grandi direttori ebrei come Daniel Barenboim e James Levine lo eseguono, come Zubin Mehta, che è direttore principale dell'Orchestra di Tel Aviv. Quando suono Wagner, è alla potenza della natura e dell'amore che penso». Si scende, assalto di telecamere, fotografi, breve conferenza stampa all'aeroporto... «Poi finisce tutto, di colpo e incominci a fare sul serio. Sali sul podio, guardi le duecento persone che hai davanti, le migliaia che ci saranno dietro e finalmente capisci che è venuto il momento di esprimere quello di cui sei capace. Dando sempre il meglio, perché non puoi sbagliare». [s. cap.]

Luoghi citati: Beirut, Gerusalemme, Israele, Ravenna, Sarajevo, Tel Aviv, Vienna