MUTI

MUTI Ha diretto uno storico e applaudito concerto nella capitale libanese MUTI La mia bao per Beirut BEIRUT. Questa è la storia di un concerto dolente, che ha scatenato un entusiasmo folle. Una simpatia forte, dura, si è saldata tra le musiche proposte e le cinquemila persone che, sedute su sedie di plastica, hanno affollato il Forum, una specie di hangar dall'acustica impossibile, considerato il nuovissimo centro polivalente di una città che tra frenesia, disordine, progetti e molti affari, da qualche anno gode, perfino incredula, dei vantaggi della pace. L'Orchestra Filarmonica e il Coro della Scala, portati qui da un progetto - «Le vie dell'amicizia» di Ravenna Festival cantavano di «patria oppressa» oppure «bella e perduta», ricordavano la «fronte avvilita e dimessa», «l'arido suol», le grandi pagine corali di «Macbeth», «Nabucco», «I Lombardi alla prima crociata». Vicende di distanze incolmabili tra desiderio e realtà, di sconfitte e affetti distrutti, che hanno provocato, con sensibile evidenza, un effetto catartico. La tragedia evocata ha assorbito il dolore, restituendo la speranza. Il pubblico non comprendeva le parole, sentiva però, nettamente, il carattere di questi cori. Un concerto felicemente strabico ricordava il passato prossimo, mentre intendeva esorcizzarlo. Anche le tre arie prescelte raccontano passioni sciagurate. La più attesa era «Casta diva», che il soprano Barbara Frittoli ha affrontato per la prima volta, rassicurandoci sulla sua capacità di incattivirsi, di scurire la voce drammatizzandola, di diventare feroce sacerdotessa avida di guerra, dopo aver sfiorato la luce verginale della luna, le zone immateriali del canto dell'«arabo» Bellini, siciliano che conosceva bene l'eredità dei modi della musica extra-europea. Dopo Norma, il dolore di Leonora, dalla «Forza del destino» di Verdi e, letteralmente, il grido disperato di Manon, il ricordo, cioè l'evocazione dell'assenza, delle «trame morbide», del piacere ormai irraggiungibile, dell'«alcova dorata». E ad ogni brano l'intensità dell'esecuzione cresceva di spessore, la reazione del pubblico sembrava spingere gli interpreti ad entrare nel cuore del carattere, dell'intensità di queste musiche. Una serata che poteva apparire una passerella di bis, diventava così un concerto, con il valore simbolico che ogni riuscito concerto possiede. Cinque le sinfonie eseguite. Si1 iniziato con «Norma» (nel confronto, la più debole), poi il galoppo della libertà invocata da Rossini nel «Guglielmo Teli», poi ancora tre sinfonie di Verdi, inevitabile mattatore - i luoghi comuni hanno talvolta qualche spicchio di verità - «politico» della serata: «Nabucco», «Forza del destino» e «Vespri siciliani», altro, studiato omaggio di un musicista mediterraneo alla derive arabe della nostra cultura. Perfetta contraddizione, riprova della misteriosa «aura morale» della musica: storie di morte facevano desiderare la vita. Dice Amin ar-Rihani, tra i massimi poeti libanesi del Novecento: «Signora della valle, guariscimi, / Signora del bosco, ricordami, / Signora dei prati, salvami! / Signora della poesia, vieni ad aiutarmi, / Sfiorami con le tue dita, / quando il tuo respiro fa risuonare / le corde della musica. Lava le mie ferite». C'è un enorme desiderio di musica in questa città, ricordano i responsabili del nostro Istituto di Cultura, c'è la volontà di ritornare ad essere una capitale, un luogo che attrae, e non soltanto capitali. Avranno parlato anche di questo Walter Veltroni (accompagnato dai vertici della Rai) e il governo libanese, che dal presidente Elias Hraoui all'intero consiglio dei ministri ha assistito al concerto? Di come proteggere e far crescere il seme gettato ieri sera? Tra gli ospiti del concerto, il presidente della Pirelli Tronchetti Provera con Afef, Maria Pia Fanfani, i vertici della Rai, il presidente Zaccaria e il consigliere Emiliani. Un modesto consiglio si può dare subito ai melomani di Beirut. Quando la furia della ricostruzione si sarà placata e diventerà possibile progettare con più calma il futuro, non bisognerà ripetere l'errore mille volte commesso in Italia e in tante nazioni europee dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Le esigenze della musica bisogna rispettarle già quando si progetta una sala, che è qualcosa di diverso da un centro congressi adattabile alla musica come a un cocktail, o a un ballo. Non è una distinzione da snob, ma una necessità. Sandro Cappelletto L'Orchestra Filarmonica e il Coro della Scala inaugurano il Forum simbolo della città che vuole dimenticare gli anni bui della guerra LA STAMPA SPETTACOLI udito concerto nella capitale libanese ao ut boati, ia, le fa ca. mure di are ogo ali. sto ato rno ias mi Di e il gli nte // U l isica di Wagner. Eppure, Arturo Toscanini volle eseguirla, quando venne a dirigere il primo concerto nello Stato appena nato... «DovremMUTI«Qui per gettare un seme»

Luoghi citati: Beirut, Italia, Ravenna