L'apprendista stregone e il maestro del circo

L'apprendista stregone e il maestro del circo Doppia mostra di Mainolfì e Maraniello nella Loggia del mercato del pesce a Pesaro L'apprendista stregone e il maestro del circo N PESARO ELLA sua terza estate, il durissimo dorico neoclassico funzionale, al limite del «poverismo», della loggia dell'ex mercato del pesce ospita, dopo Mattiacci e Staccioli, una doppia mostra di Luigi Mainolfi e di Giuseppe Maraniello, i due quasi coetanei meridionali della generazione postbellica, approdati rispettivamente a Torino e Milano in piena stagione concettuale e poveristica per farsi alfieri della vitalità della scultura: come osserva il curatore Pietro Castagnoli nel catalogo Charta, «hanno saputo preservare la sua identità e ad un tempo rinnovarne la parlata». Sull'angolo del coronamento della loggia, il mito mediterraneo di Mainolfi imprigionato nel cumulo ammonticchiato delle Nacchere puteoli, con la loro doppia personalità bronzea di nacchere e di cozze, si metamorfizza ulteriormente nell'antefissa di un tempio dorico postmderno. Questo ospita al suo interno i grandi giochi di struttura-scultura dei due artisti, fra progettualità di una scienza fisica e alchemica del fantastico in Maraniello, pittore-scultore che sa filtrare le fonti ormai inaridite di Duchamp e Picabia attraverso i sogni e i segni vitali di Licini, e la prorompente espressività dell'invenzione fantastica e ironica, sempre nuova e imprevedibile, di Mainolfi. Alla mole bronzea misteriosa, organica e archetipica, nello stesso tempo greve e proiettata al volo, di Passaggi segreti di Maraniello fa da contraltare la classicità ironica in terracotta della Colonna indecisa di Mainolfi, eretta per due terzi verso la travata lignea della loggia e poi innervosita e attorta per una sorta di presa di coscienza dell'ambiguità della propria funzione illusoria. Mentre il discorso fra razionalità e magia di Maraniello prosegue sulla parete con la metafora metafisica di Vasi comunicanti, sperimentazione non-sense di un apprendista stregone ossessionato daH'«esprit de geometrie», domina sul fondo l'ultima straordinaria invenzione di un Mainolfi che sembra avere indossato la veste rutilante del «maestro di pista» del circo equestre, come l'indimenticabile Oustinov al centro della sarabanda della vita della Lola Montez di Ophuls. Con lo strumento elementare di sezioni di scalette di ferro saldate fra di loro o piegate in tensione, la nuova creatura di Mainolfì, Quelli che volano, infinitamente intricata come uno dei disegni senza fine di Escher e tuttavia netta, lineare nelle sue proiezioni spaziali di semplice, elementare manufatto fabbrile, essa è nello stesso tempo toboga, otto volante, trapezio per acrobati esperti dei teoremi di Moebius, sgabello per gli esercizi delle «belve» ormai destinati alla memoria collettiva. E' un ennesimo prodotto e dimostrazione della magica capacità di Mainolfi di dare forma semplice e concreta al mito, anche a quello quotidiano e di esperienza collettiva in via di estinzione. Marco Rosei Fra misteriosi antri e ironiche terrecotte i giochi scultorei dei due artisti meridionali quasi coetanei Mainolfi - Maraniello Pesaro, corso XI Settembre Centro per le Arti Visive «Pescheria» Fino al 30 settembre Da martedì a domenica Orario 17-23 Catalogo Charta L. 40.000. A sinistra una suggestiva scultura di Mainolfi presentata alla mostra di Pesaro. Le sue invenzioni rispecchiano la personalità d'un creatore di vasti spazi scultorei, che sembra indossare la veste del maestro di pista dei circhi equestri. Questa riproduzione è opera del fotografo Amedeo Amendola. A destra «Farfalle, lune e stelle», opera di Bolley del 1987 presentata a Bordighera. Anche Bardonecchia celebra l'artista

Luoghi citati: Bardonecchia, Bordighera, Milano, Pesaro, Torino