Parolaio di Pierluigi Battista

Parolaio Parolaio Dario Fo FASCIO DI RICORDI. Alludendo pesantemente ai presunti trascorsi nella Repùbblica Sociale Italiana del premio Nobel della letteratura è diventata un'abitudine nella destra postfascista definire con sarcasmo «camerata» uno dei protagonisti della cultura di sinistra come Dario Fo. Il quale Fo ha finora sdegnosamente evitato di replicare ai suoi detrattori. Ma una sua risposta al settimanale Liberal che aveva chiesto a intellettuali di diversa estrazione come avessero vissuto il 25 luglio del 1943 apre un piccolo «giallo» sulla biografia del premio Nobel. Scrive infatti Fo rammentando i mesi successivi alla caduta di Mussolini: «Ho anche il triste ricordo che, per sfuggire all'ordine di recarci a lavorare in Germania, fui costretto a mia volta a presentarmi nell'artiglieria contraerea di Varese dove pensavo di imboscarmi, ma di lì a qualche mese venni a scoprire che si stava preparando una trappola; tutto il battaglione sarebbe stato trasferito in Germania per servire nelle batterie tedesche oramai decimate. Quindi mi detti alla fuga». Dalle parole di Fo traspare chiaramente che il premio Nobel non partecipò affatto alla Rsi. E dunque che, implicitamente, avrebbero torto i detrattori che rinfacciano a Fo il suo presunto passato repubblichino. Un piccolo giallo, appunto. Chi sa parli, altrimenti si ricacci in gola il «camerata Fo». L'AMICO AMERICANO. Sull'autorevole Wall Street Journal lo storico Michael Leeden scrive un articolo dal titolo eloquente L'incompleta purga d'Italia per mettere in luce magagne, incoerenze ed omissioni della controversa epopea di Mani pulite. Peccato. Peccato non perché si offra una dettagliata ricostruzione di una vicenda che suscita animosità e passioni. No: peccato perché da uno storico pur così pignolo non ci si aspetterebbe errori e stravaganze del tutto gratuite. Primo: Leeden sostiene che «imprenditori e politici sono stati vittime di custodia cautelare senza che alcuna accusa venisse portata contro di loro». Non è vero che nessuna accusa «venisse portata contro di loro», altra cosa è, naturalmente, l'uso distorto o eventualmente «estorsivo» della custodia cautelare. Secondo: Leeden sostiene che quando i giudici «hanno aperto inchieste sui comunisti, quei magistrati si essi stessi o loro familiari Benedetto CrocI comi I sono e intimi, rapidamente ritrovati sotto indagini». Quando? Dove? 0 Leeden allude al caso del pm di Brescia Salamone che però indagò su Di Pietro e non sui «comunisti»? Riferisce inoltre Leeden di una «coalizione di governo di centrosinistra in cui due dei componenti maggiori sono ex comunisti». Solo «due»? Forse Leeden si riferisce a Veltroni e Napolitano? Ma che fine fanno Visco, Burlando o Berlinguer e così via? Davvero guasterebbe un po' più di precisione? MONGOLFIERE. Non sta diventando una pericolosa fissazione? La passione di Piero Ottone per le buone maniere non si sta trasformando impercettibilmente in un'ossessione divorante? Sull'ultimo numero del Venerdì, per esempio, Ottone sostiene che è molto, ma molto, ma molto maleducato chi si fa prendere dal terrore in caso di terremoto o di serie avarie all'aereo in cui si sta volando: «Non è lecito dare per scontato che, in determinate situazioni di pe ricolo, le persone presenti perdano la testa, impallidiscano, tremino, abbiano la fronte imperlata di sudore, battano i denti». Occorre invece «evitare le reazioni emotive» e non sta bene, «a parte ogni considerazione estetica», abbracciare comportamenti di panico che non appaiano come «reazioni dignitose». A parte ogni considerazione estetica, non è che i maestri di buone maniere rischino, alla lunga, di diventare delle caricature di se stessi? TAGLIO BASSO. A SINISTRA. Sulle pagine culturali di Repubblica Umberto Galimberti, d'accordo con Giorgio Bocca, tuona contro gli «intellettuali scaltri opportunisti» che «hanno capito al volo che questo era il tempo di colpire da Croce a Bobbio, da Einaudi a Berlinguer gli italiani della cultura e del vivere civile». Difficile capire il movente degli scaltri intellettuali ancorché opportunisti. Certamente Galimberti ce l'avrà con un articolo che appare malignamente sulla stessa pagina, stavolta a firma Nello Ajello, in cui si riprendono pari pari gli argomenti per contestare a Croce (autore di una lettera-prefazione a un volume del 1946 di Cesare Merzagora dal forte contenuto antisemita già citata da Roberto Finzi sul Corriere della Sera) una presunta ambiguità nei confronti delle leggi razziali del '38. Contraddizioni in seno al popolo. Pierluigi Battista staj Dario Fo Benedetto Croce

Luoghi citati: Amico Americano, Brescia, Germania, Italia, Varese