«Sfido l'alga killer con le lumache» di Gabriele Beccaria

«Sfido l'alga killer con le lumache» «Sfido l'alga killer con le lumache» Lo scopritore: «Ma nel Mediterraneo è già catastrofe» L'INVASIONE DELL'ALIENA DEL MARE NIZZA DAL NOSTRO INVIATO Sotto una carta delle coste francesi e italiane, punteggiata da decine di puntine colorate che indicano l'avanzata dell'Aliena, dall'84 a oggi. «Si ricorda la petroliera "Haven"? Nel '91 andò a fuoco, inquinò il mare al largo di Genova e si evocò la morte del Mediterraneo. A quell'epoca l'Aliena occupava già una superficie di 30 ettari. Oggi non ci sono più tracce di idrocarburi sulla Riviera e neanche sulla Costa Azzurra. In compenso, l'Aliena non ha smesso di estendersi e ora colonizza tra 4 e 5 mila ettari, l'equivalente di 6 mila campi di football. Voi italiani sarete i più colpiti, più di noi francesi, degli spagnoli e dei croati. E per fermarla è troppo tardi. Continuerà indisturbata l'invasione». Alexandre Menesz, biologo dell'università di Nizza-Sophia Antipolis, parla della Caulerpa Taxifolia, la sua ossessione, da quando, un decennio fa, profetizzò una catastrofe ambientale. Il laboratorio è tappezzato di mappe, foto e poster: «Cerchiamo quest'alga - recita uno -. Chiamate il 33.04.92.07.68.46». Mentre la fama cresceva, crescevano anche i nomignoli: killer del mare, peste verde, Aids marino, tanto per seminare il panico. Una storia romanzesca e, infatti, tra ricerche, immersioni, articoli e meeting, il professore ha sentito l'impulso di scrivere un saggio-thriller, «Il romanzo nero dell'alga "killer"». Con le virgolette, per sottolineare che uno scienziato non usa a cuor leggero un aggettivo cosi esagerato. Eppure tutto ciò che riguarda la Caulerpa è esagerato. A cominciare dalle conseguenze: l'attacco alla flora e alla fauna del Mare Nostrum e la distruzione della sua biodiversità. Lei è bellissima, con steli da 80 centimetri verde brillante, ma è di una bellezza fatale. Colonizza tutto, sabbia, rocce e fango, baie riparate e capi battuti dalle onde, vicino alla superficie e nei fondali, fino a 100 metri, soffocando il resto. Fa scomparire le altre alghe, eiimina le posidonie, le gorgonie, le spugne e i ricci, minaccia la sopravvivenza di crostacei e pesci. «Mi è rimasta impressa un'immersione a Cap Martin», racconta Menesz, una zona dove i sub si tuffavano per la sua spettacolarità. Lo show non esiste più. «Incombe una prateria uniforme» e gli appassionati emigrano altrove. Fa partire un video che un collaboratore ha appena girato a Imperia. La telecamera indugia sulle reti dei pescatori: sono cosparse di Caulerpa, che si incolla tenacemente. In sottofondo, una sequela di imprecazioni. «Cercano di staccarla, ma poi buttano i pezzi fuoribordo e l'Aliena attecchisce di nuovo». Il porto è stato contaminato. Come molti altri luoghi di vacanza. Da Porto Pedro e Cala Longua nelle Baleari, le puntine colorate sulla cartina salgono a Tolone, Porquerolles, Cannes, Antibes, Roquebrune, per citare alcuni punti della Francia, arrivano in Italia, con Ventimiglia, San Remo, Imperia, Alassio, Varazze, e continuano all'Elba e a Messina, fino a spingersi in Croazia, a Malinska e Stari Grad. Il video anti-Aliena sarà presto in circolazione e fa parte della campagna che Menesz ha organizzato con dépliant e avvisi e un network di volontari che segnalano l'avanzata dell'alga, permettendogli di mantenere aggiornata la situazione. C'è anche un altro video, prodotto dall'Istituto oceanografico di Monaco, preoccupato di spiegare che la Caulerpa non è così devastante come sostiene il combattivo professore. E' l'ultimo episodio (per il momento) della guerra che oppone l'acquario a Menesz, segnata da reciproche smentite, attacchi al limite dell'insulto, querele. «Guardi l'ultima prova. Questo sì che è un colpo di scena». Il biologo sventola una stampante fresca di Internet firmata da Denis Odry, l'oceanologo che fu incaricato di indagare sulle origini dell'alga da Jacques Cousteau, direttore dal '58 all'88 dell'Istituto. «Finora, aveva sempre smentito che provenisse da lì». E, invece, ecco a quale clamorosa conclusione è arrivato stavolta: «Un responsabile mi ha confidato che, dovendo pulire le vasche dall'alga, se ne sono riempiti interi sacchi e il contenuto è stato gettato in mare dalle finestre. Nessuno avrebbe mai immaginato che una specie tropicale avrebbe potuto sopravvivere nel Mediterraneo!». Non solo ha resistito, ma ha intrappolato un mondo che non è il suo. «Siamo di fronte a una probabile mutazione genetica rispetto a quella che si trova nel suo habitat naturale, Mar Rosso e Caraibi», osserva Menesz. Colpa dell'uomo, che l'aveva selezionata per rendere rigogliosi gli acquari e aumentare i visitatori. Finita in mare, trasportata dai sistemi d'ancoraggio e dalle reti, ha imparato a trovarsi a proprio agio ovunque. Resiste una settimana fuori dall'acqua, purché all'umidità. Non teme l'inquinamento. Tossica, non è divorata da pesci o molluschi. Invincibile, insomma. «E' diventata dominante, cioè resistente a tutto, perenne, nel senso che d'inverno non muore, e ubiqua, dato che non c'è habitat che non aggredisca». In laboratorio Menesz coltiva l'Aliena per capirne i misteri. Mi¬ steri tali da far litigare gli scienziati, che hanno istituito 30 centri di ricerca, prodotto 300 studi, deciso il programma «Life» e un altro sotto egida Onu, organizzato 3 meeting (il quarto sarà a Lerici in ottobre) e si sono fatti convocare da 4 commissioni nominate da 2 governi francesi. Il professore di Nizza guida gli apocalittici, mentre l'altro partito sostiene che la Caulerpa proviene dal Mar Rosso oppure sarebbe sempre esistita e solo di recente si sarebbe risvegliata, forse per l'effetto serra. «Non sono una Cassandra che si compiace perché la sua profezia si stia avverando», si sfoga Menesz. «Siamo di fronte a un doppio disastro: la perdita di controllo dell'alga, che sconvolge la vita marina, e la sconfitta della ragione scientifica, incapace di avere ragione delle imposture flagranti di certi ricercatori e del lassismo del potere». E ormai - aggiunge - «dopo tanto tempo sprecato la battaglia è perduta». Sulla scrivania giacciono decine di proposte per sradicare l'Aliena: agenti chimici, ultrasuoni, bombardamenti ionici, fasci bollenti, coperture plastiche. Nessuna ha mantenuto le promesse. «Resta la lotta biologica». In un contenitore dorme una lumachina delle Antille che fa pranzo e cena solo con la Caulerpa. «Ne assorbe le tossine, così che nessuno può nutrirsi di lei, e quando non la trova può campare un mese funzionando come una pianta. E' ora che Francia e Italia si mettano insieme per studiare come metterla alla prova». Gabriele Beccaria Riviera e Costa Azzurra le aree più colpite: «La Caulerpa uccide la flora marina e riduce i pesci» Gravi i danni per i pescatori e per il turismo: «I subacquei fuggono da fondali irriconoscibili»