Fiasco in Bosnia
Fiasco in Bosnia Fiasco in Bosnia Gli Usa rinunciano a catturare Karadzic WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli Stati Uniti gettano la spugna: dopo aver dato la caccia per oltre due anni a Radovan Karadzic e Ratko Mladic, l'amministrazione Clinton fa sapere discretamente di aver rinunciato alla missione. I due serbo-bosniaci - Karadzic il leader politico, Mladic leader militare - furono condannati tre anni fa dal Tribunale ad hoc sulla ex Jugoslavia per genocidio e crimini contro l'umanità. E la Nato si trovò nell'obbligo giuridico di catturarli, per non parlare di quello morale. Nel corso degli ultimi due anni gli americani hanno fatto uno sforzo notevole per raccogliere dati e mettere in piedi un'operazione per la cattura dei due criminali, arrivando a spendere fino a 100 milioni di dollari (quasi duecento miliardi di lire) secondo fonti del New York Times. E pare che l'estate scorsa il Presidente Clinton sia stato ad un passo dal dare l'ok ad una missione segreta che prevedeva l'invio di truppe speciali americane per la cattura di Karadzic e Mladic. Ma all'ultimo l'operazione fu annullata. Da allora l'Amministrazione ha preso progressivamente le distanze dal progetto. Perché? Il motivo principale è che qualsiasi operazione sarebbe stata comunque molto rischiosa, con un probabile bagno di sangue e nessuna certezza sulla cattura dei due ricercati. L'alta probabilità di provocare la morte di decine di serbi, e di alimentare in quel modo un nuovo ciclo di violenza etnica in Bosnia mettendo a rischio gli Accordi di Dayton, ha pesato moltissimo sull'orientamento del Pentagono e, alla fine, anche del Presidente. Un altro fattore importante ha reso problematica la cattura: Karadzic e Mladic a quanto pare si trovano nella zone controllata dai francesi, i quali sono sempre stati piuttosto tiepidi nei confronti dei piani americani, se non addirittura ostili. Dal canto loro, gli americani sono stati restii a passare ai francesi le loro informazioni per paura di qualche fuga di notizia. E sin dall'inizio si è creato un clima di reciproci sospetti che non avrebbe affatto facilitato un'operazione già di per sé difficile. II capitolo, tuttavia, non è chiuso. Personalità influenti dell'amministrazione Clinton, a cominciare da Richard Holbrooke, artefice degli Accordi di Dayton e ora ambasciatore americano all'Onu, insistono che il lavoro della Nato non sarà completato fino a quando Karadzic e Mladic rimarranno in libertà. E questa rimane l'opinione prevalente anche alla Casa Bianca. Ma la strategia per la loro cattura è profondamente cambiata. Ora si punta ad accelerare il loro isolamento, a indebolire il loro sostegno politico e le loro risorse economiche, nella speranza che ad un certo punto «cadano come frutti marci» nelle mani della Nato. Karadzic e Mladic devono spendere parecchio per assicurarsi un'adeguata protezione e le loro risorse non sono infinite, dicono fonti dell'Amministrazione. Altri rimangono scettici su questo corso, e ricordano che i due criminali hanno spesso dato l'illusione di essere ad un passo dalla fine. Ma riconoscono che probabilmente non c'è altra via se si vuole evitare una carneficina, [a. d. r.]
Luoghi citati: Dayton, Jugoslavia, Stati Uniti, Usa
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