Madrid, il buco nero degli anni di piombo di Cesare Martinetti

Madrid, il buco nero degli anni di piombo La condanna di un ministro di Gonzàlez non chiude il capitolo della lotta clandestina all'Età Madrid, il buco nero degli anni di piombo / misteri della guerra sporca LO SCANDALO DELLA POLIZIA PARALLELA MADRID DAL NOSTRO INVIATO La sporca gueira continua. Felipe si mostra tranquillo, in pubblico. In privato, rivela El Pois, ha parlato al telefono con il suo ex ministro dell'Interno e con il suo ex sottosegretario condannati a tredici anni di galera per il terrorismo di Stato contro il terrorismo separatista dell'Età. Solidarietà, certo. Come da tutto il partito socialista che chiede: «Cosa vogliono? Che Gonzàlez vada in Siberia?». Forse. E dal Psoe rilanciano: molti etarras, baschi dell'Età, furono uccisi anche durante il primo governo postfranchista di centro di Adolfo Suarez. A La Vanguardia un vecchio generale della Guardia Civil ha raccontato che incominciò addirittura nel '74, Franco vivo. L'offensiva della Corte Suprema contro gli uomini di Gonzàlez è appena cominciata. E non è limpida. Davvero suda, sporca,questa guerra. La sentenza, per ora, è solo annunciata. 0 meglio, anticipata dai giornali, El Pais, il quotidiano più vicino all'ex lider màximo socialista. Ma sembra, vista da fuori, una eli quelle decisioni esemplari: un Paese tuttora alle prese con il terrorismo ha il coraggio di condannare un ministro, un sottosegretario e una decina di superpoliziotti per gli eccessi di quella lotta. Sembra. Vista da vicino, la storia invece appare un torbido intruglio e un regolamento di conti. Sullo sfondo l'ingombrante ombra di Felipe Gonzàlez, primo ministro socialista dal dicembre '82 al maggio '96. Ingombrante per il passato e per il futuro che vorrebbe l'andaluso amico di Kohl candidato numero uno alla carica di presidente della Commissione Europea. La sentenza del Tribunale Supremo contro i «Gal» (gruppi antiterrorismo di liberazione) è la prima di una lunga serie. Altre dieci istnittorie sono in corso. Accusati l'ex ministro dell'Interno di Gonzàlez, José Barrionuevo (un ex franchista), l'ex sottosegretario di Stato Rafael Vera, capi della polizia e della Guardia Civil, prefetti, uomini dei servizi militari, strani mercenari francesi e portoghesi usati dai Gal nei Paesi baschi francesi tra l'83 e l'87 per assassinare 29 terroristi (presunti) dell'Età. E usati da Madrid per una trattativa sotterranea con il governo francese che tollerava i baschi nel suo angolo di confine in cambio di pace sociale. Una macchina d'accusa impressionante, un regime alla sbarra con i suoi fantasmi e 1 suoi misteri. La «Norimberga del Felipismo», come la definì £7 Mundo. Il padre-padrone del Psoe è scampato al processo. Il giudice Baltasar Garzòn (lo stesso che ha messo sotto accusa Berlusconi per frode fiscale nella sua Telecinco) ha tentato di trascinarlo alla sbarra, nel '93. Gonzàlez gli offrì subito di entrare in Parlamento con i socialisti, come numero due tra i candidati di Madrid. Accettò, ma poi diede le dimissioni perché non venne no¬ minato ministro, dell'Interno, come voleva. Scenari sudamericani. Il Tribunale Supremo, comunque, ha salvato Felipe. Sei contro quattro i voti per il suo proscioglimento. Non ha carichi penali, Gonzàlez. Ma mia montagna di responsabilità politica che gli pende sopra la testa. E che lui rivendica, rovesciandola sui suoi accusatori. Ieri, Felipe ha parlato in tv dopo due giorni di silenzio e con i teleschermi che rimandavano ad ogni ora le sue immagini di giovane leader, un mazzo di garofani in mano, le piazze di Madrid piene di socialisti che festeggiavano la vittoria elettorale dell'82: «Por el cambio», per il cambiamento. Ieri Felipe ha detto: «Riaffermo l'innocenza di Barrionuevo e Vera. Chiedo soltanto che lascino in pace la gente che era in prima linea nella guerra per fermare il massacro e che concentrino il fuoco su di me. 10 lotterò come ho sempre fatio per 11 ristabilimento di regole del gioco pulite. Mi assumo la piena responsabilità, ma nella direzione contraria a quella che vorrebbero i miei accusatori». La sentenza contro Barrionuevo e Vera non è che la prima mossa di mia partita a scacchi. Il primo processo era per il «semplice» sequestro di Segundo Marey, un cittadino francese sequestrato dagli uomini del «Gal» a Hendaya, Paesi baschi francesi. Ufficialmente preso perché scambiato per uno dei ricercati dell'Età. Marey fu rilasciato dieci giorni dopo. I francesi arrestarono un legionario, Pedro Sanchez, che diede loro schede e fotografie di militanti dell'Età provenienti dagli uffici della polizia di Bilbao, rivelò rapporti segreti con altissimi funzionari dell'antiterrorismo spagnolo. Sanchez morì avvelenato un po' di tempo dopo nel carcere di Bordeaux. Ma il pentolone era ormai scoperchiato. Il giudice Garzòn poteva iniziare la sua clamorosa scalata alla scoperta dei misteri del «Gal», portare in carcere e far condannare (a 108 anni) im uomo come il vicecommissario José Amedo, il poliziotto più decorato di Spagna. Scarcerato dopo sei soli anni di galera, Amedo è diventato l'apripista di una lunga serie di confessioni tra funzionari alti e bassi, il primo accusatore di Barrionuevo e Vera, quello che disse che un certo «senior X», secondo la definizione poi data dal giudice Garzòn, era il mandante di tutto. Gonzàlez? Cer¬ to. Per Garzòn, per i giornali antiPsoe, per tutti. Non per la corte suprema. L'alto Tribunale, nella clamorosa sentenza anticipata giovedì da El Pais, ha usato la mano pesante in anni di galera (tredici per i due ex membri del governo) come mandanti del sequestro Marey; ma ha lasciato aperta mia porta non piccola agli accusati assolvendoli dal reato di banda armata. Se 1'«associazione» non c'è stata per il sequestro del francese (l'inchiesta capofila), difficile che ci possa essere per gli altri fatti del «Gal», per quanto più gravi. Ma su tutto pesa la bomba ad orologeria di quanto potrà ancora dire Amedo. E con lui Enrique Rodriguez Galindo, generale della Guardia Civil, il «Dalla Chiesa» spagnolo; Luis Roldan, ex direttore della Guardia Civil; Juan Alberto Perote, ex numero due del servizio segreto militare (Cesid); Ricardo Garcia Damborenea, detto «Ramborenea», l'ex segretario socialista della Vizkaia, l'accusatore di Gonzàlez; Francisco Alvarez, ex capo del Mule, l'antiterrorismo. Tutti imputati nei prossimi dieci processi, tutti ni bilico di fronte a decine di armi di galera. Un affaire, secondo la previsione del giudice Garzòn, che durerà fino al 2025. La guerra contro l'Età è certamente stata «sporca». Ma si estende ben più in là del «Gal» e delle responsabilità del governo Gonzàlez. E' per questo che i socialisti accusano ora il premier Aznar di usare la giustizia a «fini politici» e chiedono che si parli anche di quanto successe prima. Sporca e sudicia fin che si vuole, la guerra del «Gal» si chiuse nell'88 con un successo politico che ora è difficile da rivendicare. Soprattutto per Gonzàlez. Cesare Martinetti I socialisti: Aznar strumentalizza le indagini, lasci in pace chi era in prima linea contro i terroristi L'ex premier spagnolo Felipe Gonzàlez. Qui sotto l'ex ministro dell'Interno José Barrionuevo