Cambogia, colpo di coda dei khmer

Cambogia, colpo di coda dei khmer INDOCINA Il premier Hun Sem «Il popolo ha già vinto». Alle urne per la prima volta anche gli ex guerriglieri Cambogia, colpo di coda dei khmer Sanguinoso assalto a un seggio, ma la gente ha votato PHNOM PENH. Milioni di cambogiani hanno votato ieri per rinnovare l'Assemblea nazionale, nella speranza di poter avviare una nuova era di pace e di stabilità. Ma i guerriglieri Khmer rossi, quel che ne resta dopo le ripetute defezioni e diserzioni, hanno segnato a lutto la giornata, attaccando un seggio elettorale ed uccidendo almeno dieci persone. L'attacco, sferrato contro un avamposto militare nelle giungle del Nord, testimonia che chiunque esca vincitore dalla competizione elettorale, il prossimo governo dovrà affrontare quel che resta degli eredi di Poi Pot, il cui regime si macchiò negli Anni Settanta di uno dei peggiori genocidi della storia. In tutte le altre zone del Paese, invece, le operazioni di voto si sono svolte senza incidenti. E ciò malgrado il fatto che nelle scorse settimane i partiti dell'opposizione avevano violentemente attaccato il premier Hun Sen, un ex Khmer arrivato al governo dopo l'invasione vietnamita, accusandolo di aver ordinato l'eliminazione fisica di oppositori e di aver inumidito gli elettori per assicurare la vittoria al suo Partito del popolo cambogiano (Ppc). Sta di fatto che alle urne si sono recati 5,3 milioni di cittadini: praticamente tutti quelli che si erano registrati nelle liste elettorali, e secondo alcuni dei 678 osservatori internazionali, la maggior parte dei quali inviati dall'Unione europea, Hun Sen potrebbe avere delle sorprese. Nessuno dei 39 partiti dovrebbe però ottenere la maggioranza dei seggi (l'Assemblea nazionale è costituita da 122 membri), e il prossimo governo sarà con tutta probabilità un esecutivo di coalizione. I tre maggiori partiti sono il Ppc, il Funcinpec del principe Norodom Ranariddh, figlio di re Sihanouk, ed il nuovo Partito Sani Rainsy, dal nome dell'ex ministro delle Finanze che ha fatto della lotta alla corruzione la sua bandiera. Nel 1993, quando le Nazioni Unite organizzarono le prime elezioni multipartitiche dopo anni di guerra e massacri, Hun Sen fu sconfitto, ma costrinse Ranariddh e il suo Funcipec ad accettarlo come co-presidente del Consiglio, minacciando in caso contrario una ripresa della guerra civile. La difficile convivenza finì esattamente un anno fa, quando gli uomini di Hun Sen, estromesso il principe dal governo, organizzarono una caccia all'uoomo nelle vie della capitale. Fuggito all'estero, Ranariddh è stato poi graziato dal padre Sihanouk, che gli ha permesso così di rientrare in Cambogia e partecipare alle elezioni. Diverse irregolarità ed intimidazioni sono state riportate dagli osservatori, che tuttavia si sono mostrati unanimi nel dire che le elezioni sono andate meglio di quanto non fosse lecito attendersi, tanto che Hun Sen ha potuto vantarsi del fatto che le elezioni organizzate dalle Nazioni Unite nel 1993 non furono altrettanto regolari. «Posso dire che il popolo cambogiano ha già vinto, e che io condivido la sua vittoria», ha detto Hun Sen. E Jacques Carrio, un funzionario della missione Onu che coordina gli osservatori internazionali, ha confermato che «la valutazione generale finora è buona, o molto buona». L'attacco dei Khmer rossi ha però gettato un'ombra su tutto lo scrutinio. Samraing Kimsan, portavoce del Comitato elettorale nazionale, ha detto che un gruppo composto da 40-50 guerriglieri ha assaltato alle cinque del mattino un avamposto dell'esercito a O'Kong Bich, circa dieci chilometri ad Occidente di Anlong Veng, un caposaldo dei Khmer conquistato dai governativi in aprile. Nell'attacco sono rimasti uccisi un guerrigliero, due soldati e sette civili, mentre due ribelli sono stati catturati. Si tratta, secondo il governo, dei «duri» del generale Ta Mok, gli ultimi Khmer ancora in armi. I loro ex compagni hanno partecipato al voto per la prima volta nella loro vita, con un gesto che, nelle intenzioni di Hun Sen, dovrà marcare la riconciliazione nazionale. [e. st.] ililiilllli Monaci buddhisti in fila in un seggio della capitale Phnom Penh attendono di essere registrati In basso un sorridente primo ministro Hun Sen mentre infila nell'urna la sua scheda elettorale L'affluenza ai seggi, 5,3 milioni, è stata da record bo.

Luoghi citati: Cambogia, Phnom Penh