Violante: dramma lavoro, rischio eversione

Violante: dramma lavoro, rischio eversione Il presidente della Camera a Torino parla di giustizia: «Clinton può lamentarsi, non altri di casa nostra» Violante: dramma lavoro, rischio eversione «Ma in piazza a Napoli erano davvero tutti disoccupati?» TORINO. «Eversione». Luciano Violante, presidente della Camera, ripete per due volte quella parola e la collega ai disordini scoppiati a Napoli e Milano tra lavoratori e disoccupati e forze dell'ordine. La prima volta esterna un dubbio, un timore: «Fa male vedere poliziotti, cioè persone che lavorano, picchiare altri lavoratori. Proprio per questo bisogna evitare di accusare i poliziotti. Evidentemente qualcuno ha ordinato di agire così. Detto questo, però, mi chiedo quanti erano i veri lavoratori? Quanti erano i veri disoccupati? Non vorrei che in queste forme di protesta si inserissero elementi eversivi». La seconda volta, invece, lancia un messaggio politico preciso: «E' necessario affrontare con rapidità il problema del lavoro altrimenti si possono innescare operazioni di carattere eversivo». Ecco, allora, la sollecitazione al Governo e ai partiti a far sì che «su scuola e lavoro si muovano con la stessa rapidità e la stessa efficacia messi per entrare in Europa. Il tutto si può mettere in moto nel giro di un anno». Gli applausi dei compagni della Festa dell'Unità di Torino lo interrompono. Luciano Violante, presidente della Camera, arriva sotto forte scorta al parco Ruffini, lo stesso dove due settimane fa gli squatter hanno fatto il gavettone al sindaco Castellani, per rispondere alle sollecitazioni del direttore de La Stampa, Carlo Rossella. Oltre un'ora di botta e risposta con un filo rosso che lega tutti i ragionamenti: il rilancio del dialogo tra le forze politiche. Anche perchè - ed è evidente la frecciata al presidente dei senatori Ds, Cesare Salvi - «gli avversari non si scelgono, ci sono. Li hanno scelti i cittadini,, che hanno anche indicato il leader». Per Violante la necessità del confronto fra le forze politiche è prioritaria e se questo non fosse possibile «allora bisognerà farlo direttamente con i cittadini. Dobbiamo trovare il modo di dare la parola agli italiani. Ci sono i referendum; ci sono le iniziative di legge popolare. Con le firme si può fare pressione sui partiti. E' quello che la Costituzione chiama sovranità popolare». E il presidente della Camera fissa date: «Se a settembre-ottobre i partiti non ritornano a parlarsi si dovranno organizzare i cittadini». E il «dialogo» occorre riallacciarlo anche sul tema giustizia. Certo Violante riconosce che «se c'è qualcuno al mondo che ha diritto a lamentarsi della magistratura, beh, questa persona è Clinton, non certo quel personaggio di casa nostra..».. Poi sorridendo: «Clinton sì che può dirsi perseguitato, da otto mesi gli stanno facendo le pulci». Detto questo, però, Violante ribadisce come gli «italiani abbiano diritto ad aver una risposta del Parlamento sul tema della corruzione, dopo aver avuto una risposta della magistratura. Del resto l'hanno avuta sulla P2, sul caso Moro, sulla mafia». Aggiunge: «Si possono stabilire dei limiti alle indagini e fissare la data d'inizio dei lavori dopo l'elezione del Presidente della Repubblica per evitare che nel corso del semestre bianco ci siano guerre di dossier». E rivolto a chi, anche nel suo partito, mostra dubbi su un simile organismo, spiega: «Nessuno è depositario dell'intera verità. Teme il dialogo chi non ha fiducia nelle proprie forze». Ma il presidente della Camera fissa un confine per evitare che il confronto sconfini in «pateracchi o inciuci»: «Discussioni alla luce del sole» e due punti. Primo: «Niente amnistia anche perchè gli italiani pagano più tasse grazie alla corruzione degli anni scorsi». Secondo: «Nessuna cancellazione del reato di falso in bilancio anche se si può pensare alla defiscalizzazione di iniziative che aiutino a produrre più e meglio». Diverso il discorso del finanziamento illecito ai partiti: «E' necessario trovare sanzioni efficaci e non sempre la più efficace è quella penale. Per questo reato i processi durano anni e si chiudono con una multa. Ma a questo punto è molto più punitivo, anche se non ha risvolto penale, obbligare i parlamentari che dovessero ricorrere al finanzia¬ mento illegale alle dimissioni immediate dalla carica». Stesso discorso per i partiti che verrebbero «penalizzati con la perdita di un certo numero di seggi». Ma si può anche agire da subito: «Al Senato sono fermi da alcuni mesi tre disegni di legge sul conflitto di interessi; sulla non riammissione nel posto di lavoro dei pubblici funzionari condannati e sulla nascita di un'autorità che controlli i patrimoni e i tenori di vita di parlamentari, mininistri, magistrati e amministratori. Una rapida approvazione contribuirebbe a fornire valide misure per combattare la corruzione». Maurizio Tropeano «Dobbiamo trovare il modo di dare la parola agli italiani. Con le firme si può fare pressione sui partiti» ento illee sanziofficace è cessi duta. Ma a anche se i parlainanzia¬ un partito quella deprende oggi a Bottevolta il 19 giugno perfu aggiornata al 24 giti a parlare (49) e, qusa dei lavori parlamriuniti per esaminarChe sembrano tanrinnovato contrasto truccioli, Veltroni) chvasto «partito democdalemiana (assieme tura di partito di sinMateriale per dar la voglia visto che tudarsene in vacanza.mente, quindi non m27 luglio - assicura Mtito dellnon è mgnerà dqualcunche quesmento. Cdopo le vQuellivrebberoro sembdOsMbgqc A destra il presidente della Camera Luciano Violante Qui sopra il leader dei referendari Mario Segni

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