Ritorna «Razza padrona»
Ritorna «Razza padrona» Presto nelle librerie la riedizione del saggio di Turani-Scalfari Ritorna «Razza padrona» E, passato un quarto di secolo, eppure rischia di essere una delle grandi novità d'autunno in libreria. Poche settimane d'attesa e, sugli scaffali di tutt'Italia, tornerà «Razza padrona», un testo cult per la saggistica economica (e non solo) italiana. Da una parte la penna di Eugenio Scalfari e di un ruspante Giuseppe Turani, all'epoca reporter d'assalto dell'«Espresso». Dall'altra i baroni della chimica, primo fra tutti l'onnipotente Eugenio Cefis, presidente di Montedison e, soprattutto, punto di riferimento per una riscossa per una parte della classe dirigente dopo lo strappo dell'autunno caldo. «Un personaggio molto, molto pericoloso racconta oggi Turani - ma un grande personaggio. Una volta fallito il disegno strategico che gli era stato affidato, si è ritirato in buon ordine, da militare. Mica è andato a pietire un posto da senatore. Era uno che sognava di fare il condottiero, non il comprimario. E lo dimostra anche il suo silenzio, dignitoso, dopo il ritiro. E' andato a farsi i fatti suoi...». Perché allora la riedizione di «Razza padrona» rischia di essere un evento? Primo, perché all'epoca fu davvero una sorta di rivoluzione in libreria: 70-80 mila copie vendute (e non se ne fece un'edizione economica) in un Paese che, fino ad allora, alla cronaca economica aveva dedicato un occhio distratto o anche meno. Secondo, perché l'eco di certe vicende del passato arriva fino ad oggi: come dimenticare l'intreccio delle varie guerre chimiche che hanno tormentato l'economia italiana (e le casse dell'erario) da allora fino a Tangentopoli? E la vicenda Imi-Sir, pur successiva, non trova in quella storia la sua radice? Poi, soprattutto, c'è il riferimento alla cronaca di questi anni. Chi è il campione della «Razza padrona» oggi? «Troppo facile - replica Turani - pensare a Berlusconi, anche se le differenze non mancano. La prima, la più importante è che Cefis e i suoi concorrenti agivano con denaro dello Stato. Berlusconi agisce con quattrini suoi. Ma un legame c'è, eccome». E cioè? «E' negli Anni 70 che nasce quella confusione tra politica ed affari che ci accompagna fino ai giorni nostri. Purtroppo non abbiamo ancora sposato la regola prima di qualsiasi democrazia capitalistica, e cioè che tra affari e politica ci vuole una separazione netta», Facile prevedere che la ristampa di «Razza padrona» alimenterà nuove, aspre polemiche. Difficile capire quanta attenzione possano riscuotere le vicende di quei cavalieri della Prima Repubblica, ormai lontani, per lo più, dai fatti della cronaca politica ed economica... «Sono curioso anch'io - replica Turani -. In questi anni mi hanno cercato in tanti, studenti soprattutto, per procurarsi un libro introvabile». Ma, al di là degli specialisti, non è una lettura invecchiata? «Non lo so, chissà. Certo è che i protagonisti di quella battaglia avevano un calibro ben diverso: Agnelli, Pirelli, Visentini. Eppoi Cuccia, Fanfani, l'Eni, l'Ili...». E, su tutti, Eugenio Cefis... «No, non abbiamo subito alcuna ingerenza, né all'epoca né in seguito. Lui era mi militare, e m Montedison vigeva uno stile Mediobanca: al nemico non si risponde». Un personaggio pericoloso ma con un certo fascino... «Un personaggio molto pericoloso - ribatte Turani -. Ma uno come lui non sarebbe finito mai a fare il capo dell'opposizione...». [u. b.] Il giornalista Giuseppe Turani
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