Illy: sette grandi ostacoli sulla strada dello sviluppo

Illy: sette grandi ostacoli sulla strada dello sviluppo Illy: sette grandi ostacoli sulla strada dello sviluppo SINDACO Illy, ha visto le immagini dei disoccupati che protestano per chiedere lavoro? Che impressione si è fatto? «In alcune aree del Paese il livello di disoccupazione è intollerabile, e crea problemi non più solo economici, ma sociali. Logico che una situazione del genere possa portare, potenzialmente, alla rivolta. Ma quel che mi preoccupa di più, è che il problema è posto in termini sbagliati». Può spiegarsi meglio? «Sì: si reclama il lavoro come se fosse un diritto scordando che è anche un dovere. Qualcuno pensa che ci sia gente in grado di produrre occupazione con la bacchetta magica. E le soluzioni finora adottate - i cosiddetti lavori socialmente utili - sono di tipo dirigistico. Non hanno mai funzionato in nessun Paese, e quindi non possono funzionare neanche qui. Anzi, hanno poi creato grossissimi problemi quando sono stati revocati. E allora scoppiano le rivolte, perché i disoccupati prima illusi dall'avere più che un lavoro uno stipendio, scendono in piazza». Qual è la sua ricetta, allora? «Bisogna andare alla radice, affrontare i sette grandi svantaggi competitivi del nostro Paese che rendono difficile lo sviluppo e non attirano investimenti stranieri». Proviamo ad elencarli? «Certo. 1) La tassazione del reddito d'impresa. Anche dopo la riforma Visco - apprezzabile - siamo quattro punti sopra la media europea per la tassazione del reddito d'impresa. E le aziende che devono investire scelgono il Paese con meno imposte, quindi non noi. 2) La forbice tra costo del lavoro e reddito dei lavoratori. E' vero che il nostro costo del lavoro non è fra i più elevati in termini assoluti, ma è più ampia la forbice fra il costo per l'impresa e quel che finisce nelle tasche dei lavoratori. Questo penalizza le imprese perché scarso reddito provoca scarsi consumi. 3) Le infrastrutture: lo sa che per attraversare il passante di Mestre, che è lungo 4 chilometri, ci si mette da mezz'ora a due ore? Quanto alle ferrovie, basta dire che l'Alta Velocità non parte. 4) L'esposizione alla concorrenza. Il 70% del pil italiano non è esposto alla concorrenza. C'è scarsa cultura della concorrenza, sia per i lavoratori che per gli imprenditori, abituati a lavorare in mercati protetti in monopoli o, tutt'al più, oligopoli. 5) La giustizia. Quella civile non esiste, per una. sentenza esecutiva occorrono 20 anni, e la penale funzionicchia a mala pena. 6) La scuola. Siamo arretrati, manca una concorrenza tra privato e pubblico. Gli istituti professionali sono pressoché inesistenti, e anche il recente compromesso sull'innalzamento dell'obbligo è un pateracchio. 7) La burocrazia. Bassanini ci ha spiegato che non è vero che le leggi sono duecentomila, ma sono "solo" 38 mila. Ma Germania e Francia ne hanno 5-6 mila, non di più...». La sua analisi, più che di un sindaco dell'Ulivo, sembra quella di un esponente del Polo... «Beh, molte di queste cose non dipendono da questo governo, sono ereditate. E poi ricordiamo che la burocrazia, creando tempi lunghissimi e minor efficacia ed efficienza della Pubblica Amministrazione, comporta anche maggior carico tributario a tutti i livelli, incluso quello locale e, quel che è peggio, svuota di potere il Parlamento. Il potere, ormai è nelle mani dei tribunali, che dirimono le controversie che sono spesso addirittura implicite nella singola legge». Torniamo al lavoro: lei vede un autunno caldo per il governo? «Il governo aveva una speranza, e ce l'avevo pure io: condividevo l'ottimismo di Ciampi sulla ripresa dell'economia. Invece gli ultimi dati sono negativi, purtroppo. Quindi o a settembre ci sarà una vera svolta, peraltro con l'impresa appesantita dai sette sventaggi di cui parlavo, oppure sarà difficile avere davvero una ripresa dell'economia. E allora bisognerà mettere mano seriamente a una riforma che consenta di eliminare quegli svantaggi competitivi. Non credo che l'occupazione nascerà dall'Agenzia per il Sud: quella al massimo sarà occupazione parassitaria, il governo potrà anche regalare stipendi, ma creare lavoro è un'altra cosa». Ma così Prodi rischia di perdere l'appoggio di Rifondazione, e il governo potrebbe non avere la maggioranza... «Prodi è tra due fuochi: il Polo e il partito della ricattazione comunista che fa una drammatica opposizione interna. Bertinotti propone ricette che sono il contrario di quel che servirebbe, a partire da 35 ore e Agensud. A maggior ragione penso che la madre di tutte le riforme - forse questo è l'unico argomento che potrà essere seriamente affrontato a settembre - è la nuova legge elettorale. Bisogna eliminare il proporzionale e introdurre il maggioritario con doppio turno. Solo con queste riforme riusciremo non dico ad annullare, ma a diminuire il potere ricattatorio di Rifondazione. Attenzione, è lo stesso potere che domani potrà avere An, che non è meno statalista di Rifondazione. Sono due volti della stessa medaglia». Flavio Corazza Riccardo Illy

Persone citate: Bassanini, Bertinotti, Ciampi, Flavio Corazza, Illy, Prodi, Riccardo Illy, Visco

Luoghi citati: Francia, Germania