A sinistra angoscia da manganello di Raffaella Silipo
A sinistra angoscia da manganello Il fantasma di Sceiba sull'Ulivo: come conciliare ordine pubblico e diritto alla protesta? A sinistra angoscia da manganello CHE angoscia, quei manganelli sotto il segno dell'Ulivo. Che rimorso, quegli scontri tra la rabbia dei disoccupati e le forze dell'ordine dirette, per la prima volta nella storia dei lavoratori italiani, da un ministro dell'Interno ex comunista. Che sgradevoli associazioni di idee con passati esecutivi e passate crisi: gli Anni Cinquanta, le sparatorie, i celerini in assetto di carica, i lavoratori arrestati, gli spettri scomodi di Scelb?. e Tambroni. E' il brusco risveglio da un sogno, quello che un governo di sinistra avrebbe messo sopra a tutto, sempre e comunque, la sorte dei diseredati. Utopia, certo, ma quanti, in fondo al cuore, continuavano a crederci? Oggi no, non è più possibile. L'ordine pubblico, Maastricht, il pareggio di bilancio, mille altre esigenze premono. E così, a disagio, L'Unità e il manifesto s'interrogano, mentre la vignettista Elle Kappa sorride amaro: «Violenza gratuita nei confronti dei lavoratori», dice uno dei suoi omini. E l'altro, pronto: «Il massimo che di questi tempi può garantire il welfare». «Il ministro Napobtano dovrebbe raccomandare alle forze di polizia di essere meno nervose - scrive Valentino Parlato su il manifesto -: il ritorno all'uso del manganello è un altro segno dell'incrinarsi della fiducia e della tenuta dello Stato... Il governo, se non vuole la rovina del Paese, deve avere progetti credibili e la pazienza di spiegarli a quelle persone che non sono più nelle condizioni di avere pazienza. Non ci sembra che sia chiedere troppo». Mentre Mino Fuccillo suUT/nità evoca «il dibattito lacerante e lacerato se sia di destra o di sinistra, democratico o no, sgomberare una stazione ferroviaria dai dimostranti che la occupano. Quando gli allevatori bloccavano le autostrade si poteva e si doveva fare e invece è repressione quando si tratta di disoccupati? Chi misura la disperazione, o la pretesa, c'è un termometro di classe che segna la legittimità?» Se la sinistra s'interroga e s'angoscia, la destra gongola, fino al «sublime paradosso» di programmare una manifestazione di disoccupati per l'autunno. «Il governo di sinistra picchia i poveri», titola trionfalmente la Padania. Che se la prende pure con Bertinotti: «Critica il governo, ma resta abbarbicato alla sedia. "Chiagne e fotte", dicono proprio a Napoli, fa la vittima, mentre gode dei privilegi... La polizia colpisce lavoratori e disoccupati mentre si guarda bene dall'intervenire contro gli squatters che devastano Torino o contro gli extracomunitari che commettono centinaia di reati impuniti». E la penna acida di Forattini su la Repubblica ha buon gioco a disegnare il curato Prodi che redarguisce la guardia dell'Armata Rossa Napolitano: «C'era proprio bisogno di picchiarlo?», dice, indicando l'operaio steso a terra. «Tu mi bai ordinato di non toccare gli stranieri clandestini, mica i disoccupati italiani». Raffaella Silipo tr 2; »... ^ li. ■■ L'ex ministro dell'Interno de Mario Sceiba
Persone citate: Bertinotti, Elle Kappa, Forattini, Mario Sceiba, Mino Fuccillo, Napolitano, Tambroni, Valentino Parlato
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