Lavoro: Polo in piazza, Ulivo spiazzato di Antonella Rampino
Lavoro: Polo in piazza, Ulivo spiazzato E' polemica sulla manifestazione di settembre. Mussi: ci andremo anche noi, con le bandiere rosse Lavoro: Polo in piazza, Ulivo spiazzato Bertinotti: un paradosso. D'Antoni: uno stimolo al governo ROMA. Che succede se è il centro-destra a voler scendere in piazza, a indire una manifestazione in settembre per il lavoro, tema che è il totem e tabù della sinistra non solo italiana? Fabio Mussi dice che «sono le solite iniziative di Berlusconi, durano lo spazio di un mattino». E se durassero fino a settembre? ((Andremo anche noi a quella manifestazione, e porteremo le nostre bandiere rosse». Mussi, da buon conterraneo del Guicciardini, risponde un po' come Pier Capponi a Carlo Vili, ma evidenzia che il nervo è scoperto: alla sinistra, che ha iscritto nel proprio codice genetico il lavoro, padre di tutte le sue storiche battaglie, dà non poco fastidio che una formazione di centro-destra lanci il sasso nel suo stagno. Ma forse non si tratterà affatto di un'invasione di territorio. «Berlusconi ha in mente tutt'altro genere di manifestazione da quelle che fanno i sindacati e i progressisti» dice Lucio Colletti di Forza Italia. E prospetta una nuova marcia dei 40 mila, la scesa in campo di una miriade di piccoli e piccolissimi imprenditori, «che tengono in piedi il Paese». E Giorgio Rebuffa aggiunge: «Con la manifesta¬ zione di settembre cambiererno l'agenda politica italiana, e presenteremo un disegno di legge sulla flessibihtà». Ma ce li vede lei in piazza, professor Colletti, gli oneman-company italiani? «E' gente che ormai ha il sangue agli occhi: non aspettano altro che di premere sul governo perché venga alleggerito il peso fiscale». E poi, aggiunge minaccioso, «si ricordi che nel '94 il Polo ha vinto a Sesto San Giovanni, da sempre roccaforte operaia». Di questi tempi, se si frequentano i convegni sulle politiche per il lavoro, ci si sente dire dopo un po' che l'operaio, figura già in via d'estinzione, non vota per la sinistra. Lo sa bene Bruno Manghi, che nella Cisl ha trascorso una vita, e oggi è consulente di Prodi per le politiche del lavoro. Anzitutto perché «il Polo non è una forza thatcheriana, ma comprende al proprio intemo forti e storiche spinte populiste: ovvio che cerchino la piazza, e l'emozione politica». Ma, avverte, «il problema è che 0 centro-sinistra non può dire la verità, e cioè che quello della disoccupazione è un tema frastagliato, diffuso sul territorio europeo, e di difficilissima soluzione. Così si mandano messaggi tranquillizzanti, si dice al Paese che ce la faremo. In questa logica politica, la contromossa dell'opposizione è più che comprensibile». Un'opposizione che sa benissimo una cosa: il lavoratore non è più «patrimonio» della sinistra, non ha più un tutore fisso in politica: Lo sa bene Bertinotti, che ieri infatti scalpitava: «Siamo al paradosso, lo destre manifestano su un tema che proprio con le loro ricette rischierebbe di diventare più drammatico». Con rephea di Fini, che accusa il leader di Rifondazione di essere «corresponsabile del disagio economico» e nello stesso tempo di «apparire come l'unico che alza la bandiera dell'opposizione». Ma non è solo questione di punti di vista tra chi, come Bertinotti, notoriamente persegue l'ideale keynesiano del «quasi» pieno impiego, e chi invece crede che la crescita economica comporti inevitabilmente e quasi automaticamente aumento dell'occupazione. Si tratta, anche, di competitività nel mercato del consenso. Vittorio Foa s'indigna non tanto perché viene violato un tabù, quanto perché a farlo è Berlusconi: «Cosa vuole aspettarsi nel campo del lavoro da una destra che invece di puntare sulla legge e sull'ordine, punta sull'illegalità e sul disordine? Che significato può dare a una manifestazione per il lavoro una destra di questo tipo?». Ma il sindacato di oggi, forse, questi problemi non se li pone affatto: Sergio D'Antoni spiega che «in democrazia ognuno fa il suo mestiere, e l'opposizione ha tutto il diritto di fare le manifestazioni che vuole». Questo ieri l'aveva dichiarato anche il ministro Bassanini, subito seguito dal ministro Treu. Ma se è ovvio che il governo si mostri super partes, sia pure precisando «una manifestazione può essere utile come sthnolo purché sia onesta e pacifica» come fa Treu, meno scontato è che il sindacato non manifesti «competitività» su un tema d'elezione come il lavoro. «Il punto - chiarisce D'Antoni - è politico: se perfino il Polo farà una manifestazione per il lavoro forse la maggioranza si sveglierà, smetterà di inseguire Rifondazione e farà ima vera politica per il lavoro». Antonella Rampino Il premier Romano Prodi
Luoghi citati: Roma, Sesto San Giovanni
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