DUE VIE PER UNA RIFORMA di Luciano Gallino

DUE VIE PER UNA RIFORMA DUE VIE PER UNA RIFORMA LA firma del contratto dei dipendenti dei ministeri costituisce un segnale positivo per ragioni che a ben vedere vanno assai al di là dei contenuti specifici dell'accordo. Non si vuol dire che questi siano trascurabili. I lavoratori vedono infatti assicurato per almeno un biennio il potere d'acquisto dei loro stipendi, a fronte d'un tasso d'inflazione che non soltanto è quello programmato (il quale potrebbe rivelarsi illusorio) ma è anche quello che si può realisticamente prevedere a livello europeo, data l'integrazione ormai avviata delle monete nazionali. Chi deve sopportare turni di lavoro disagiati gradirà comunque la riduzione di un'ora dell'orario normale, oltre il quale scattano gli straordinari. L'annunciato riordino dei 9 livelli di qualifica (che in molti casi diventano anche IO) in tre sole fasce od aree funzionali presenta il duplice vantaggio di rendere più aderente alla realtà la piramide gerarchica della pubblica amministrazione, giacché sono ormai pochissimi quelli che occupano i quattro o 5 livelli più bassi, e di definire ambiti di attività e di responsabilità assai più ampi di quelli corrispondenti ai livelli attuali, con consistenti benefici per l'efficienza organizzativa. Da parte loro i sindacati, che in tutta la vicenda delle 35 ore sono stati sovente, o si sono sentiti, spinti ai margini, hanno ritrovato in questo caso il loro ruolo centrale come attori della concertazione tra parti sociali. Tuttavia, al di là di questi risultati complessivamente positivi per le diverse parti in causa, il contratto dei ministeriali, o meglio le sue premesse e le sue implicazioni per il futuro prossimo, sembrano voler dire che governo e sindacati, in vista del bivio che ormai confronta l'intero settore Luciano Gallino CONTINUA A PAG. 6 QUARTA COLONNA