Cuba tratta i rifiuti all'italiana di Ugo Bertone
Cuba tratta i rifiuti all'italiana SERVIZI DA EXPORT La Cavaglià si aggiudica gestione e smaltimento delle immondizie dell'isola Cuba tratta i rifiuti all'italiana Appalto miliardario per un'azienda diArona MILANO. Si comincerà da Santiago de Cuba, la città natale di Fidel Castro, popolata da più di mezzo milione di abitanti. Ma il progetto è ben più ambizioso: affidare alla Cavaguà srl di Arona la gestione dei rifiuti urbani e il recupero di materie prime riciclabili di tutta l'isola, compresa l'area di L'Avana, con i suoi tre milioni di abitanti. In cifre, si parte da 5 milioni di dollari, ma le prospettive sono almeno di dieci volte superiori. E l'intesa con Cuba va al di là del semplice aspetto economico. La Cavaglià è infatti probabilmente la prima società italiana a chiudere un accordo con Cuba dopo la fine dell'embargo verso l'isola caraibica; il 17 luglio scorso, a L'Avana, Giuseppe Antonioli, uno dei soci del gruppo Cavaglià (300 dipendenti, un giro d'affari di circa 100 miliardi) ha dato il via all'operazione. L'impianto, secondo i programmi, sarà pronto per la fine del '99 e dovrà non solo garantire migliori standard civili per la popolazione ma anche assicurare il recupero di ferro, aUuminio, carta, plastica, stracci e materiale energetico per l'industria dell'isola, affamata di materie prime per riawiare l'apparato industriale in stato comatoso dopo il tramonto dell'alleato sovietico. Un'impresa ambiziosa, ma a portata di mano della piccola, aggressiva multinazionale del Lago Maggiore. «Operiamo in tutto il mondo in due settori - spiega Antonioli - l'ingegneria civile e l'ambiente». La Cavaglià è leader mondiale («Diciamo fra i primi tre» frena Antonioli) nel campo deU'impermeabihzzazione delle grandi opere civili, grazie a brevetti originali. «Il nostro sistema - spiega l'amministratore - consiste nell'applicare un foglio di polietilene a protezione delle dighe o di altre opere a contatto con l'acqua o altri agenti atmosferici». Prima, per far la manutenzione degli impianti, occorreva svuotare l'invaso delle dighe. Oggi, la tecnologia di Cavaglià permette di agire a contatto dell'ac¬ qua, stendendo la membrana grazie all'intervento di robot, una tecnica brevettata assieme ad un colosso internazionale nel campo dei recuperi navali. Sembra fantascienza, eppure, meno di trent'anni fa la ditta s'occupava di concerie e di scarpe... «Nel '70 abbiamo avviato la diversificazione, acquistando una ditta che si occupava di impermeabilizzazione dei tetti». E d; lì, passo dopo passo, si è puntai" ìu applicazioni sempre più sofisticate e complesse e su una forza lavoro sempre più qualificata, al punto che, nel settore impermeabilizzazione, la maggior parte degli occupati ha la laurea in ingegneria. «E' una scelta obbligata - commenta Antonioli - perché non si tratta di vendere un prodotto, ma soluzioni a problemi sempre più complessi». La Cavaglià, del resto, ha applicato con successo le sue tecniche negli Stati Uniti nella diga di Los Cricket, nei pressi di Sacramento, e tecnici del gruppo lavorano oggi ad un'altra diga in Hondu- ras e sono alle prese con la metropolitana di Lisbona. E in campo ambientale, infine, la sfida di Cuba non è né la sola né la più impegnativa. La ditta di Arona sta lavorando ad impianti di smaltimento rifiuti in Libano e in Italia ha avviato due opere che da sole valgono più di cento miliardi: la realizzazione di un sistema integrato per i rifiuti con la provincia di Biella e la messa in sicurezza dell'attuale discarica, ad alto rischio, di Messina. Ugo Bertone Un'immagine dell'Avana
Persone citate: Antonioli, Fidel Castro, Giuseppe Antonioli
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