Lo shopping atomico di Greenpeace di Fabio Galvano
Lo shopping atomico di Greenpeace «Pesava 800 chili ed era custodita a Berlino. Un ufficiale ci aveva chiesto 425 milioni, poi è scomparso» Lo shopping atomico di Greenpeace «Stavamo per acquistare la testata di un SS-21 russo» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sarebbe stato, per Greenpeace, il colpo più clamoroso: l'acquisto di una bomba atomica sovietica, per dimostrare a tutto il mondo quali pericoli potessero scatenare la fine della guerra fredda e la disintegrazione dell'impero sovietico. L'ordigno - la testata di un missile SS-21 - era in una base della Germania Est e aveva già un prezzo: 250 mila dollari, circa 425 milioni di lire. Ma l'ufficiale sovietico che si era detto pronto a consegnare l'atomica all'emissario di Greenpeace scomparve improvvisamente, poche settimane prima che l'«Operazione mina vagante» andasse in porto: scoperto e arrestato, forse. A colpo mancato, l'organizzazione ecologista decise di star zitta per non compromettere i suoi contatti. «Sarebbe stato il più grande avvenimento nucleare dopo Hiroshima», sostiene ora in un'intervista con l'«Independent» William Arkin, ex agente dell'intelligence militare americana, autore di alcuni noti libri sulle strategie nucleari e a capo - nel 1991 - del dipartimento di Greenpeace che si occupava di ricerche sul disarmo. Fu lui, nella primavera del 1991, poco dopo la riunificazione, a incontrare l'ufficiale sovietico a Potsdam, nei giardini del palazzo Sans Souci. Un incontro, dice ora, combinato da intermediari - fra i quali una donna - legati ai servizi segreti. L'ufficiale era di servizio alla base di Altengrabow, circa 50 chilometri a Sud-Ovest di Berlino. Spiegò ad Arkin che, con l'aiuto di due militari e in cambio del denaro e di un salvacondotto per la Svezia, avrebbe caricato la bomba - 800 chini, in un involucro blindato da 700 - agli attivisti di Greenpeace: responsabile di un plotone di guardia all'arsenale, disse di potersene facilmente appropriare. «Su una chiatta - ha raccontato Arkin all'«Independent» - avremmo portato la bomba a Berlino Ovest. Un'equipe scientifica ne avrebbe confermato l'autenticità. Poi l'avremmo messa in mostra, per dimo¬ strare che c'era un problema di bombe nucleari vaganti, che il disarmo era necessario, che occorreva rendere più rigorosi i controlli delle armi esistenti. Infine avremmo detto ai russi: "Ecco la vostra bomba, venite a prendervela"». Arkin ebbe 3 incontri con l'ufficiale. Furono addirittura identificati due momenti per l'operazione, a luglio e agosto del 1991. E di tutto questo pochissimi, a Greenpeace, erano al corrente. L'operazione fu infatti autorizzata da Steve Sawyer, a quei tempi direttore di Greenpeace International, e dal presidente David McTaggart; ma fu celata al comitato esecutivo, per proteggerne i membri da eventuali conseguenze qualora qualcosa fosse andato storto. ((Avevamo due priorità - conferma ora Sawyer -. La prima era assicurarci che l'atomica fosse disinnescata, la seconda garantire che nessuno finisse ucciso. Era l'occasione per mettere tutti di fronte ai pericoli dell'arsenale nucleare nelle mani di un'Urss in disintegrazione. Ma non sapevamo quali sarebbero state le reazioni dei Servizi. Non volevamo che quelli prima sparassero e poi facessero domande». A tanto non si arrivò. L'ufficiale sovietico si dileguò: «Non ne seppi più nulla, è scomparso», dice Arkin. Fonti dei servizi di sicurezza confermano che ad Altengrabow c'erano missili SS-21, mobilissimi con le loro rampe semoventi. Ma affermano che nel marzo 1991 erano stati tutti portati via, alla presenza di osservatori della Nato. Verissimo, replica Arkin: ma alcune testate erano rimaste per qualche tempo. E' possibile che gli stessi servizi segreti occidentali avessero informato i sovietici: la comparsa di quella bomba nelle mani di Greenpeace sarebbe stata imbarazzante anche per loro. «In ogni caso - confermano all'«Independent» alcuni ex funzionari di Greenpeace i messaggi su quell'operazione volavano per fax e telefono: non certo un ambiente sicuro per progettare un furto termonucleare». Fabio Galvano Missili sovietici
Persone citate: Arkin, David Mctaggart, Sawyer, Steve Sawyer, William Arkin
Luoghi citati: Altengrabow, Berlino, Berlino Ovest, Germania Est, Hiroshima, Londra, Potsdam, Svezia, Urss
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