La rustica Medea del falansterio

La rustica Medea del falansterio PANE Al PAnI La rustica Medea del falansterio I fa ridere il «pescatore di spigole». Intendo la definizione, che pure si è data ai casermoni di Ostia, dell'uomo che - sembra ormai provato - ha violentato e ucciso in pineta il piccolo Simeone. Come se la foce sporca del Tevere abbondasse di pesce pregiato più che di pantegane. E' appena un dettaglio, ma si parte da questa disinvoltura per arrivare alle ultime, stantie «pasolinate» dei fratelli Citti che da quelle parti hanno appena girato un film: lo stato di natura, l'innocenza anarchica, il fatto - capite la gran scoperta - che perfino in un ambiente come quello i ragazzini riescono a sorridere. Si arriva a prendere sul serio gli abitanti - relitti di svariati naufragi - quando affermano, per una comprensibile forma di autostima difensiva, che nel loro degradato falansterio si pratica perfino una ammirevole integrazione razziale. La realtà naturalmente è diversa, il riso è come il sole che filtra - pietosamente o crudelmente? tra le rovine. Vera è piuttosto la tetraggine, che suscita un acuto disagio e induce a esami di coscien- za0 a interrogativi in più direzioni. Turba ad esempio la propensione, in chi sa, a rimuovere testimonianze di vita che dovrebbero riuscire intollerabili, non alla vista ma alla coscienza. Capite, alle porte di Roma, non del Cairo. Per stare allo specifico del delitto, sconforta l'inadeguatezza, non personale s'intende - bisogna esserci, per giudicare - ma strutturale dei servizi di sorveglianza e assistenza sociale. Una caterva di figli brutalizzati dal padre, con tanto di denuncia sottoscritta in commissariato, con la sola conseguenza, non di internare il mostro, ma di rinchiudere le vittime, sia pure a fin di bene, in istituti di accoglienza. E' una sconfitta del costume civile, della solidarietà umana, della I legge, contro istinti che I soltanto per pigrizia ver- baie e concettuale siamo usi definire belluini e primordiali. Non mi convincono certi approcci antropologici o sociologici. Il contesto in cui è maturato il delitto lo chiameremo pre o post industriale? E' fatto di residuati o di scarti? Ci sono epoche e vettori della storia per loro natura corrotti ed altri salvifici? Non è forse vero che a breve distanza di qui si sono registrati gravi crimini di borghesissima, affluente ascendenza? Le semplificazioni oltre tutto fanno torto - in questo hanno ragione a protestare con virulenza - ai casigliani abusivi di Ostia. La durezza della vita, l'inasprimento quotidiano, possono indurre alla difesa serrata del branco familiare, a farsi gli affari propri, a chiudersi nel mutismo della rassegnazione. Non a diventare corresponsabili di casi estremi e atroci. Quella figura di moglie, la donna dell'assassino! In questa storia è il personaggio più inquietante, Fino a ieri ha difeso, giurando e spergiurando, imprecando rauca, l'onestà del suo uomo. Eppure non poteva non sapere, il prima e il dopo. Accanto alle madri dolorose di tante guerre e massacri, mettiamo, a contrasto, anche l'istantanea di questa greve, rustica Medea che ha sacrificato all'orco di casa i frutti delle sue viscere. Appena riscattata forse dalle lacrime segrete e dalle percosse subite. Il mistero dell'iniquità, alleato e intrecciato con la follia, la perdita del ben dell'intelletto. E' triste che si sia troppe volte così maldestri, così impotenti a contrastare le sue nere epifanie. Lorenzo Mondo do |

Persone citate: Citti, Lorenzo Mondo

Luoghi citati: Medea, Roma